PROFONDO ROSSO

Sanità, l'assessore dà i numeri (ma non porta in aula le carte)

Icardi vota il rendiconto in Consiglio solo per disciplina di partito, ma torna ad attaccare sui conti. Il buco di Asl e Aso ora è di 200 milioni. Botta e risposta con le opposizioni. E in corso Regina approda "il tedesco", mentre subisce il niet sulle nomine

“Un rendiconto dove si dice che tutto è a posto, mentre i conti della sanità non lo sono io non lo avrei approvato. L’ho votato solo perché il capogruppo del mio partito e la maggioranza hanno deciso in tal senso e, dunque, mi sono allineato”. È un sasso, quasi un masso, nello stagno quello che l’assessore alla Sanità Luigi Icardi lancia ribadendo quel che aveva detto poco prima in aula suscitando non poche perplessità: sia nelle opposizioni leste, con il Lev Marco Grimaldi a chiedere conto anche di un’assenza dello stesso Icardi pochi istanti prima della votazione (in realtà dovuta solo per raggiungere la toilette), sia nei banchi della maggioranza dove nessuno pare fosse a conoscenza di quel che avrebbe detto l’inquilino di corso Regina Margherita.

Quel distinguo, tra ciò che avrebbe voluto fare e quel che poi ha fatto, è arrivato dall’assessore dopo una schermaglia con alcuni consiglieri del gruppo Pd che di fronte al balletto di cifre sul buco dei bilanci delle aziende sanitarie hanno ribadito la richiesta di avere i dati del consuntivo relativi al primo trimestre di quest’anno. “È una settimana che glieli chiediamo e anche oggi non ce li ha forniti” spiega il consigliere dem Domenico Rossi. “Non potete sostenere che l’attuale situazione fortemente critica delle Asl non sia il risultato dei cinque anni in cui avete governato”, questa in sostanza l’accusa di Icardi al centrosinistra, da dove si ribatte chiedendo “numeri certi e non previsioni”.

Tra circa un mese dovrebbero arrivare in Regione anche i consuntivi del secondo trimestre, ma già “con primi calcoli statistici elaborati dagli uffici – sostiene l’assessore – siamo di fronte a un disavanzo che non è di 450 milioni, come emerge dai preventivi sempre fatti con mano larga dalle aziende, ma non è neanche tranquillizzante”. Icardi ribadisce che “se votiamo una perdita di 161 milioni di euro per il 2018, le proiezioni di consuntivo per il 2019 ci dicono che il passivo supererà i 200 milioni. Anche usando tutto il fieno in cascina che abbiamo, non riusciremo a coprire quella cifra e mancheranno alcuni milioni”.

Da qui a spostare sul piano politico la questione è un attimo: “Affermare, come ha fatto il Pd, che i conti sono in ordine è a dir poco una sciocchezza. I risparmi non basteranno a ripianare le perdite e per il prossimo anno, come sappiamo, i costi saliranno, in primo luogo per effetto delle maggiori spese contrattuali e di acquisto dei nuovi farmaci oncologici. Sulla Sanità – avverte – non si scherza. Chiedo la collaborazione di tutti per evitare lo spettro di un nuovo piano di rientro. In gioco c’è molto di più della brutta figura che farebbe il Piemonte. C’è il bene pubblico del libero accesso gratuito alla sanità per tutti”.

Ma come invertire la rotta? Come evitare di dover cercare ancora milioni dopo aver svuotato la cascina di tutto il fieno? “Bisogna subito cambiare registro, eliminare le sacche di spreco che sono ancora molte, sempre troppe, senza toccare i servizi ai cittadini – dice allo Spiffero il successore di Antonio Saitta, in quella che resta una delle poltrone più importanti, ma anche più scottanti del governo regionale – Nel contempo bisogna attuare una politica con il Governo perché vengano destinate più risorse”.

Se la seconda richiede forse più tempo e non concede alla Regione molti spazi di manovra, diversa è la partita da giocare con i vertici delle aziende sanitarie e la gestione che alla prova dei numeri appare spesso tutt’altro che apprezzabile. L’uomo della sanità nella giunta di Alberto Cirio ha già fatto capire che a fine anno, conti alla mano, più di una testa potrebbe rotolare, anche complice quello spoil system cui certo i centrodestra non rinuncerà in uno dei comparti più importanti e ricchi di poltrone.

Qualche segnale in tal senso può essere intravisto nelle manovre che, tra arrivi e partenze, alimentano rumors come il ritorno di Thomas Schael, per esempio. Il manager altoatesino, mastino dei conti, “il tedesco” come lo soprannominarono quando arrivò, mandato dall’Agenas, a tenere sotto controllo i numeri della sanità commissariata dal piano di rientro, arriverà presto in assessorato. Lo conferma lo stesso assessore che ne tesse le lodi. Sarà un superconsulente, almeno all’inizio, ma c’è chi lo indica come assai probabile direttore al posto di Danilo Bono che a fine anno andrà in pensione.

Il nome del “tedesco” Icardi lo ha fatto l’altro giorno trattando un’altra questione che ancora resta irrisolta e che nasconde più di una frizione all’interno della stessa maggioranza: la nomina del commissario dell’Asl Alessandria. “Metto Schaell” avrebbe detto Icardi, ma quella era solo una battuta, forse un segnale per chi, in un modo o nell’altro, in seno alla stessa maggioranza e forse alla stessa giunta ha messo più di un ostacolo alla nomina che pareva cosa fatta di Angelo Michele Pescarmona al vertice dell’azienda mandrogna.

Dato per certo da Icardi, comunicato con tanto di saluti di rito dall’interessato alla Regione Valle d’Aosta dov’è a capo dell’Asl unica (e dove resterà), l’arrivo di Pescarmona in riva al Tanaro è saltato. Ufficialmente per una questione di date e di tempi, in realtà perché nella stessa Lega c’è chi ha puntato i piedi. Qualcuno rimanda allo stesso segretario regionale Riccardo Molinari. Vero, non vero, resta il fatto che il manager ritenuto da alcuni troppo di sinistra ad Alessandria non arriverà e non si sa ancora chi individueranno al suo posto nei pochi giorni che restano per la nomina.

Ma non è quella di Schaell l’unica presenza di peso che segnerà il cambiamento (o il ritorno) in corso Regina: lì approderà nei prossimi giorni, una volta definito il contratto di consulenza, anche l’ex direttore dell’Aso di Alessandria e attuale dirigente del San Giovanni Bosco, Nicola Giorgione.

Amico di famiglia di Molinari, il manager torinese di origini irpine era tra i papabili alla direzione regionale, dopo essere stato escluso dal giro di nomine della giunta di Sergio Chiamparino si occuperà, da medico, di questioni più sanitarie rispetto a quelle economiche finanziarie che sono il terreno su cui si muove da anni “il tedesco”.

Arrivi di peso quelli in assessorato che seguono quello Fabio Aimar, il quarantenne cuneese a capo del settore Bilancio e Contabilità dell’Asl Cuneo1 che Icardi ha voluto con se già pochi giorni dopo il suo insediamento. E sulla cui scrivania probabilmente ci sono quei numeri che, in attesa di essere passati sotto la lente dal “tedesco”, hanno fatto dire all’assessore che lui quel rendiconto oggi non lo avrebbe votato.

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