INTERVISTA

"Il Piemonte è con Salvini, ma ora in Regione dobbiamo correre"

Treni speciali e pullman porteranno oltre duemila piemontesi in piazza San Giovanni. Mani tese a Forza Italia, mentre CasaPound "non fa parte del progetto di centrodestra della Lega". Parla Molinari che sollecita la giunta Cirio al cambio di passo promesso

“Adesso bisogna correre”. Non ha certo bisogno di dirlo ai militanti che han messo la sveglia un’ora avanti per non perdere il treno o rischiare di veder partire uno dei tanti pullman. Tutti a Roma che ormai da mo’ non è più ladrona per loro, reduci, figli e nipoti dei lumbard che furono, fedelissimi del Capitano che sono. Due convogli speciali e non meno di un paio di corriere per ogni provincia, duemila e più leghisti arriveranno in Piazza San Giovanni, territorio conquistato allo stinto album di famiglia della sinistra, da quel Piemonte recente e ultima riconquista del centrodestra a trazione leghista nel Nord. Non c’è bisogno di dirlo al popolo della Lega, come piace definirsi, di correre.

Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera e segretario regionale della Lega, quella consapevolezza della necessità di dover ingranare la marcia alta, dopo il necessario ma non eterno, periodo di rodaggio l’ammette parlando della “responsabilità che abbiamo del governo regionale”. Il voto del maggio scorso è arrivato con la forza di un vento che gonfia le vele. Adesso è il momento di seguire la rotta, prendere il largo e navigare sul serio. Da Love Boat a corazzata, il passo necessario per la giunta di Alberto Cirio, pure lui a Roma oggi a protestare contro il Governo.

Dica la verità Molinari, lei sei, sette mesi fa se la vedeva questa scena di voi in piazza a protestare dall’opposizione?    
“Assolutamente sì. Si vedeva da tempo ormai che quell’esperienza non poteva durare e che avevamo davanti due strade: sperare nelle elezioni o, quella più probabile, essere pronti a fare l’opposizione. Sapevamo che per restare lì i Cinquestelle avrebbero fatto qualsiasi cosa. Tant’è che non mi sono certo sorpreso a vederli rimangiarsi quello che hanno sempre detto sul Pd e farci un governo insieme. Il loro terrore è sempre stato quello di tornare al voto”.

Lei non ha mai fatto i salti di gioia per l’alleanza grillini, si sa. Starà meglio adesso in minoranza, ma resta quel dubbio sulla mossa di Salvini che molti non hanno capito. Far cadere il governo senza essere certo di poter andare al voto o forse fidandosi troppo di qualcuno.  
“È vero, molti non hanno capito la scelta di far cadere il Governo nel momento in cui c’erano tutte le avvisaglie per dire che i Cinquestelle avrebbero fatto un esecutivo col Pd e la legislatura non sarebbe finita. Ma vede, in qualsiasi altro Paese quel che ha fatto Salvini sarebbe stato considerato un atto di coerenza: nel momento in cui mi rendo conto che non c’è più modo di portare avanti il programma e sul tavolo restano solo le divisioni, stare al Governo tanto per starci più dannoso che fare una buona opposizione”.

Ne è davvero convinto?
“Assolutamente sì. Facciamo esempi concreti, prendiamo la questione dell’Ilva. Come farei a tornare dai miei elettori a Novi Ligure e dirgli che magari resteranno senza lavoro perché i Cinquestelle vanno a braccetto con i comitati contro l’Ilva di Taranto e vogliono chiuderla? All’opposizione almeno abbiamo la coscienza a posto e possiamo portare avanti una coerenza di posizioni”.

Però con i Cinquestelle avete governato oltre un anno.
“Siamo riusciti a fare alcune cose che avevamo promesso ai nostri elettori. Però ad un certo punto abbiamo dovuto mandare giù un rospo grosso così con la cosiddetta legge Spazzacorrotti, provvedimento che per me ha anche molti aspetti incostituzionali. Si è fatto per dovere di maggioranza, ma pensare di dover fare anche una riforma che aggrava e rallenta ulteriormente il corso della giustizia tenendo la gente sotto processo tutta la vita, no eh. Ma come avremmo potuto sostenere una roba del genere? Oppure stare in un governo che non dà l’autonomia alle Regioni. No, facciamo molto più volentieri opposizione”.

A proposito di giustizia, Silvio Berlusconi dice di aver cambiato idea e di aver deciso di essere in piazza contro un Governo tasse e manette.
“E mi fa piacere che abbia deciso di partecipare alla manifestazione, del resto sabato scorso sono stato alla convention di Milano su mandato di Salvini per cercare di tendere la mano a Forza Italia”.

Da quelle parti c’è qualcuno che pensa che voi più delle mani tendiate delle trappole, ma dica com’è andata.
“Una tappa del lavoro di disgelo che è passato anche attraverso la presentazione di documenti comuni sul Def e che proseguirà anche nella legge di bilancio. Chiaro che permangono differenze, ma il tema del garantismo è uno di quelli che più tengono insieme il centrodestra. Recuperare l’evasione minacciando le manette o fare del terrorismo fiscale è avere una visione punitiva dello Stato. Noi avevamo fatto la pace fiscale, contrastando l’evasione con metodi assai diversi. Il M5s vuole diffondere il terrore”.

E vuole pure non dare l’autonomia rafforzata, con il ministro Francesco Boccia che frena. Questo sì che è un trappolone per voi.
“Lo è per tutti i cittadini. Boccia non solo frena, vuole impedirla del tutto l’autonomia. Ci ha fatto capire che non se ne farà nulla. Mette una serie di ostacoli, dai livelli essenziali delle prestazioni alla legge quadro e poi dice che le bozze di intese già avviate con il Gentiloni non vanno bene”.

Come finirà?
“Si andrà a uno scontro istituzionale. Questo atteggiamento dilatorio e questo blocco da parte di Boccia viola il dettato costituzionale. Un danno per tutte le regioni, Piemonte compreso, che hanno richiesto più autonomia”.

Senta Molinari, lei ogni anno partecipa alle celebrazioni del 25 Aprile, ha sempre dichiarato con nettezza e fuor di minimo dubbio il suo antifascismo. Come si sente a vedere CasaPound in piazza con voi? Mara Carfagna ha detto: mai in piazza con loro.
“Casapound non è un partito, soprattutto non è un interlocutore dei partiti del centrodestra, questo è chiaro. Hanno annunciato che verranno in piazza e la piazza è aperta a tutti coloro che vogliono protestare contro il Governo, quindi non ne farei un caso. Il dato importante è che quell’associazione non è un soggetto politico che avrà voce e farà parte del progetto della Lega”.

Voi in Piazza San Giovanni e Matteo Renzi alla Leopolda.
“Renzi vuole porsi come contraltare di Salvini per darsi un ruolo centrale nella nuova maggioranza e ci sta riuscendo alla grande, tutti i giorni siamo commentare cosa fa lui e cosa fa Italia Viva. Ha fatto una mossa assolutamente spregiudicata, ha rinnegato se stesso tre o quattro volte, costretto Zingaretti a fare il Governo con i Cinquestelle. Operazione disinvolta politicamente, ma dal punto di vista dei risultati ha fatto una grande impresa. Anche con il faccia a faccia con Matteo, si è messo al pari di un leader di un partito che ha sette, otto volte i suoi voti”.

Lo considera un problema?
“Renzi è un problema per Conte e il Pd, non per noi”.

E voi come state in Piemonte?
“Numeri alla mano la Lega sta molto bene. Oltre duemila persone a Roma. Lo stato di salute è ottimo. Abbiamo avuto un grande successo elettorale e adesso abbiamo anche la responsabilità del governo regionale, una squadra giovane, nuova, un partito che ha saputo rinnovarsi con una nuova classe dirigente”.

Dopo la fase di rodaggio non crede sia il momento di un’azione concreta di governo? Fino ad oggi molti annunci, ordini del giorno, ma di provvedimenti concreti non se ne sono ancora visti.
“Questo è vero. Altrettanto vero che serve un periodo di conoscenza della macchina regionale. Poi abbiamo subito spinto sull’autonomia, un punto molto importante. Adesso abbiamo in preparazione un paio di progetti di legge: quello sull’allontanamento zero per i minori dell’assessore Chiara Caucino e quello sulle case popolari. Sulla sicurezza Fabrizio Ricca lavora a una proposta normativa sui campi rom e in materia di turismo Vittoria Poggio sta avviando la complessa riforma delle Atl. Poi c’è la sanità: Luigi Icardi sta cercando di risolvere i tanti problemi e oltre a gestire le emergenze quotidiane sta lavorando a un progetto di riforma. Certo, adesso si deve correre”.

Le piace l’idea di un piano per la competitività voluto da Cirio?
“Un’ottima idea. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché non lo abbia fatto Chiamparino in cinque anni”.

Tra meno di due anni si voterà per il Comune di Torino. Il centrodestra come deve attrezzarsi per provare a vincere?  
“La sfida di Torino è la più difficile di tutte a livello nazionale. Certo la vittoria in Regione può aiutare, così come il fallimento dei grillini e la scelta del Pd di governare con loro, per non dire del giudizio assolutamente negativo sull’amministrazione di Chiara Appendino. C’è ancora tempo, ma una cosa è chiara: bisogna lavorare per presentarci uniti, non ripetere errori del passato, mettere da parte singole aspettative e concentrarsi sul candidato migliore”.

Lo cercherete nella cosiddetta società civile, fuori dai partiti?
“Potrebbe assolutamente essere un civico. Non c’è nessuna preclusione. L’importante è trovare la candidatura migliore”.

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