GRANA PADANA

Strappo dei "novaresi" nella Lega, Lanzo si dimette da vicecapogruppo

Tensioni dopo le nomine nella Commissione Legalità. Ultimo episodio di una lunga serie di incomprensioni e scontri. La questione sul tavolo del segretario Molinari. E ora, senza la "balia", Preioni darà il meglio di sé. Preparate i popcorn

Poco più di una riga per alzare i tacchi e mollare Alberto Preioni al suo destino. Il vice capogruppo della Lega, Riccardo Lanzo, ha rassegnato questa sera le dimissioni subito dopo l’elezione dei nuovi vertici della commissione Legalità in Consiglio regionale senza fornire troppe spiegazioni. Il casus belli è stata la designazione di Federico Perugini, esponente del partito novarese, alla vicepresidenza dell’Antimafia: una scelta fortemente osteggiata da Lanzo e invece sostenuta da Preioni che l’ha imposto al resto del gruppo. Un’onta da bagnare con l’inchiostro di una missiva scritta di getto, senza troppi fronzoli: “Il sottoscritto Riccardo Lanzo, a decorrere dalla data odierna, rassegna le dimissioni dall’incarico di vice-capogruppo”.

A Perugini, infatti, non viene perdonato di aver mantenuto legami con l'ex governatore Roberto Cota; l'antico padre padrone del Carroccio piemontese nella nuova Lega salviniana, infatti, è visto come un reietto da cui tenersi alla larga. E Perugini che, nonostante l'ostracismo dei vertici del partito novarese, è riuscito a conquistare lo scranno a Palazzo Lascaris, un soffio dietro al favorito Lanzo, non appartiene al cerchio magico di San Gaudenzio che ruota attorno alla fugura carismatica dell'ex sindaco Massimo Giordano e che vede nel suo successore a Palazzo Cabrino, Alessandro Canelli, la nuova stella polare. Ma non sono solo beghe di paese, in verità lo scontro odierno non è che goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di acrimonia e recriminazioni. In questo primo scorcio di legislatura, la Lega novarese si è spesso trovata a dover battere i pugni sui tavoli di maggioranza e giunta: prima per la composizione della squadra di Cirio, poi per le nomine in Atc e Agenzie turistiche, infine per la Città della Salute. Insomma, uno degli storici granai di voti si è stancato del ruolo di Cenerentola. E oggi con la mossa di Lanzo manda un segnale forte e chiaro non tanto a Preioni (sul quale le aspettative sono poche e disarmanti) ma soprattutto a Riccardo Molinari, la cui scalata interna al partito è stata possibile soprattutto grazie all'accordo con il feudo novarese, un tempo cotiano espugnato dai pretoriani di Giordano. Nel frattempo Molinari è cresciuto e il suo potere si è rafforzato e l'asse pare non più solido come un tempo.

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