CAPITALISMO MUNICIPALE

Iren, i soci stanno ai patti: Torino tiene la presidenza

Unità d'intenti tra i sindaci Lo Russo, Bucci e Vacchi: gli accordi parasociali reggono fino alla scadenza naturale. Sventato il blitz ai danni del capoluogo piemontese. L'assessore di Palazzo civico Nardelli nel gruppo di lavoro per la modifica, salta Irrera

Pacta sunt servanda. Il clima cordiale, l’unità d’intenti – “se l’azienda è forte tutti noi siamo più forti” – e così il Comitato di sindacato che raggruppa i principali soci pubblici di Iren scivola via senza scossoni. Ne è la prova a conferma del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi nel ruolo di coordinatore del patto parasociale che governa la multiutility, mentre è probabile che si vada verso un futuro avvicendamento del segretario Cesare Beggi.

Attorno al tavolo si sono seduti i sindaci di Genova, Reggio Emilia  e Torino. I tre hanno convenuto sul fatto che Iren sta ottenendo ottimi risultati, il piano industriale è ambizioso e certamente gli investimenti pubblici sulla transizione ecologica non potranno che vederla protagonista. Motivo per cui si sono trovati d’accordo ad accantonare ipotesi di modificare il patto parasociale, lasciando che questo vada a scadenza naturale nel 2024, cioè tra due anni. Ciò non significa affatto, almeno per Torino, il contestestuale congelamento degli attuali assetti della governance, con il mantenimento del presidente Renato Boero che, anzi, è destinato ad alzare i tacchi.

Per analizzare la situazione attuale e impostare gli assetti futuri è stato costituito un gruppo di lavoro composto dal vicepresidente di Iren Moris Ferretti, dall’assessore genovese Pietro Piciocchi e dalla collega alle Partecipate di via Milano Gabriella Nardelli, che questa mattina ha accompagnato il sindaco Stefano Lo Russo nella missione in terra emiliana. Non figura più l’avvocato Maurizio Irrera, che di questo gruppo di lavoro ha fatto parte durante l’amministrazione di Chiara Appendino, quando Torino sembrava destinata a perdere la presidenza del gruppo, accontentandosi di designare il direttore generale, una figura che al momento non esiste e non è nemmeno detto che venga istituita. Del resto lo stesso amministratore delegato Gianni Armani quale interesse avrebbe a trovarsi tra i piedi qualcuno con cui spartire la gestione operativa dell'azienda?

“L’incontro – si legge in una nota – è stato l’occasione per sottolineare la continuità dell’azione di Iren nel fronteggiare l’emergenza Covid e il suo impatto sulle città e sui territori, soprattutto attraverso azioni in favore della sostenibilità e della decarbonizzazione. I sindaci, inoltre, hanno condiviso fortemente la necessità di garantire il massimo supporto a clienti e cittadini dei territori serviti dalla multiutility”.

In seguito alla cessione del 2,5% di Iren, decisa nel 2018 da Appendino per far fronte a esigenze di bilancio, si era iniziato a parlare di una retrocessione di Torino nei rapporti di forza all'interno del patto di sindacato. Concreto era il rischio di perdere la presidenza, mentre Genova aveva rastrellato azioni sul mercato e si era rafforzata anche attraverso l'ingresso di La Spezia. Una situazione di oggettiva debolezza che il capoluogo piemontese ha cercato di tamponare con l'acquisizione da parte della Città Metropolitana delle azioni vendute da Palazzo Civico. Operazione, che oltre al segnale negativo nei confronti di azienda e mercati, non è stata propriamente a saldo zero: tra delta negativo dei prezzi delle azioni vendute e riacquistate, mancati dividendi e commissioni bancarie alla fine Torino ci ha rimesso circa 29 milioni. Insomma, un affare. Lo Russo ha dalla sua cinque anni di mandato davanti, mentre proprio colui che negli ultimi mesi sembrava aver lanciato un’opa sull’azienda – ovvero il primo cittadino di Genova Bucci – sarà il primo ad andare a elezioni con tutte le incognite del caso.

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