Federare il Centro, se non ora quando?

Adesso le formazioni, i partiti, le sigle e i movimenti riconducibili al “centro” nel nostro paese devono solo unirsi in un comune progetto politico e di governo. Un processo che si rende inevitabile e che, del resto, è in cima all’agenda politica di questi partiti e movimenti. E questo al di là del futuro sistema elettorale in vista delle ormai prossime elezioni politiche generali. Al riguardo, almeno due elementi spingono sempre di più nella direzione di una costruzione di una forza unitaria del “centro” che sia in grado di dar vita anche e soprattutto ad una vera e propria “politica di centro”.

Innanzitutto, la necessità di rompere lo schema degli “opposti estremismi”. Una esigenza che da tempo viene invocata ed auspicata da molti osservatori e commentatori e che non può più tardare in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. “Opposti estremismi” che si sono rilevati del tutto inefficaci e nocivi oltre che all’azione di governo alla stessa salute della nostra democrazia. La violenta delegittimazione reciproca tra la destra e la sinistra che in questi ultimi anni si è imposta, complice anche e soprattutto il comportamento dei 5 stelle fatto di insulti e attacchi personali e politici continui, non può continuare ad essere la bussola che orienta la dialettica della politica italiana. È una spirale che va spezzata al più presto perché altrimenti fra pochi mesi dovremo nuovamente assistere al solito copione della sinistra che chiama alla mobilitazione pubblica contro “l’imminente pericolo fascista, sovversivo ed illiberale” – un classico che ormai si ripete puntualmente da svariati decenni – e della destra che indica nella “sinistra comunista un pericolo per la nostra democrazia”. Un copione persin troppo noto per essere ulteriormente descritto.

Ecco, contro questo modello vecchio e stantio, l’unico rimedio è il ritorno di una “politica di centro” che sappia recuperare quei “fondamentali” democratici che erano e restano i caposaldi essenziali per la qualità della nostra democrazia e per l’efficacia della nostra azione di governo. Al di là dei “tecnocrati”, dei “migliori” e dei periodici “salvatori della patria”.

In secondo luogo, è utile un “centro” che non sia un elemento statico nella politica italiana ma che sappia essere un motore di dinamismo e, al tempo stesso, di garanzia e di equilibrio del nostro sistema democratico. Non a caso, pur non essendo riproponibile perché, come tutti sanno, è una esperienza storicizzata e ormai archiviata, il ruolo politico e la funzione storica che svolse concretamente la Dc nel sistema politico italiano è sempre più invocato e gettonato. Anche e soprattutto da parte di coloro che hanno sempre dipinto quel partito come una sorta di “incidente” della storia e che l’hanno insultato, denigrato e ridicolizzato per svariati lustri. Ora, è di tutta evidenza l’insufficienza e la poca affidabilità dei due poli tradizionali nel perseguire questo disegno politico e la presenza di una “politica di centro” è considerata quasi una necessità per ridare lustro e smalto all’azione di governo e alla salute della nostra democrazia.

Un “centro” non autonomo – anche se non conosciamo ancora il sistema elettorale che sarà in vigore alle prossime elezioni – ma che sia in grado di costruire alleanze, e quindi una coalizione di governo, affidabile sotto il profilo democratico e costituzionale. Un “centro”, cioè, fortemente innovativo e che non ha nulla a che vedere con la staticità, il solo posizionamento di potere o una versione aggiornata e moderna del trasformismo italiano. Anche perché, sotto questo profilo, il malcostume politico e il decadimento etico a cui abbiamo assistito in questi ultimi quattro anni di governo non può essere di modello e di insegnamento per nessuno. Perché, nello specifico, il trasformismo politico e l’opportunismo parlamentare praticato da alcuni partiti, in primis dai 5 stelle, è una parentesi che non può e che non deve essere più riproposta nella cittadella politica italiana.

Per questi motivi, quindi, si rende necessario il decollo di una “politica di centro” e, soprattutto, l’unità delle forze di centro presenti nella geografia politica del nostro paese. Più che una esigenza di governo diventa, oggi, una necessità per la nostra democrazia. Verrebbe quasi da dire, “se non ora quando”?

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