DIRITTI & ROVESCI

Il leghista Molinari è a processo, salta il premio alla legalità

La Fondazione Caponnetto annulla la manifestazione in programma a Casale Monferrato. Un caso il nome del capogruppo del Carroccio a Montecitorio ritenuto "non idoneo" a ritirare il riconoscimento essendo rinviato a giudizio per una vicenda elettorale a Moncalieri

“Un profilo non proprio adamantino”. Questa la ragione per cui la Fondazione Caponnetto di fronte al nome del capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari, tra i premiati indicati dal Comune di Casale Monferrato sede della manifestazione in programma domani e domenica, ha annullato tutto. 

Una vicenda dai contorni ancora tutt’altro che chiari quella che, tra incredulità e stupore, sta agitando il mondo della politica piemontese, ma anche provocando sconcerto nelle istituzioni avvisate solo pochissime ore fa del cambio di programma. Non è chiaro, innanzitutto il motivo per cui la fondazione ha ritenuto di assumere una decisione così drastica di fronte al nome del politico piemontese, peraltro assolto nel processo Rimborsopoli e rinviato a giudizio per la questione delle liste per le elezioni di Moncalieri. Non una condanna, neppure in primo grado. È questa la ragione addotta dalla Fondazione. L’ufficio stampa, rimandando a un prossimo comunicato, non parla. Conferma solo l’esistenza “di un nome inadeguato”, senza neppure confermare l’identità. 

Nega che i quattro nomi richiesti dalla Fondazione siano stati indicati dal Comune il sindaco Federico Riboldi, di Fratelli d’Italia, e respinge le accuse della fondazione di una “scarsa collaborazione del Comune”. Lungo l’elenco dei premiati, non di meno quelle delle autorità invitate, anche se c’è chi avanza l’ipotesi che proprio di fronte a una serie di mancate presenza sia stata cercato un pretesto per annullare tutto. È solo un’ipotesi, una delle tante che circolano in queste ore, mentre la vicenda resta avvolta in una gran confusione, con un’accusa pesantissima nei confronti di Molinari, senza ancora avere fornito chiare motivazioni per cui la fondazione non lo ha voluto tra i premiati.

Intanto arrivano le prime reazioni. “Due settimane di comunicati stampa, una conferenza in pompa magna, tre ministri, un sottosegretario, i presidenti di Regione e Provincia coinvolti in presenza, oltre ad altri ospiti altisonanti e politici (rigorosamente di centrodestra), cinquemila euro di contributo dal Comune di Casale Monferrato, il teatro e relativi servizi, il coinvolgimento di personale in giornate festive, lo spostamento di un mercatino, finanche il cambio del conferimento dei rifiuti per il vertice antimafia”, scrive l’ex parlamentare del Pd Fabio Lavagno, oggi consigliere comunale. “E poi? Un giorno prima dell’iniziativa un caloroso scusate, abbiamo scherzato, tutto annullato”.

La motivazione di una simile decisione nota al momento raggiunge vette di surrealità inimmaginabili: alcuni nomi che avrebbero dovuto ricevere un premio alla legalità non sono stati ritenuti idonei. Chi ha proposto quei nomi? Chi sono quei nomi (o quel nome)? Per quale ragione non vengono ritenuti adeguati?”. Lavagno avanza, come altri l’ipotesi del pretesto: “C’è poi la vicenda della tempistica, non è che la vera o presunta inidoneità non sia la foglia di fico per coprire un possibile fallimento dell’iniziativa, magari perché dei tanti previsti ospiti non si sarebbe vista nemmeno l’ombra?”.

 “Profondo sconcerto” viene espresso dal sindaco Riboldi che in una nota, tra l’altro, scrive: “Nelle scorse ore abbiamo appreso che uno dei premiati non sarebbe stato gradito alla segreteria nazionale della fondazione e il conseguente annullamento del vertice. Perché annullare l’intero vertice? Che senso ha annullare un’iniziativa frutto di settimane di lavoro quando sarebbe bastato escludere dalla premiazione uno dei premiati?”. Per non dire della presunzione di innocenza o di garantismo. Ma questa è un’altra storia. Brutta.

print_icon