FIANCO DESTR

In Piemonte destra modello Tafazzi. La Lega cicca tutti i candidati

Le divisioni interne alla coalizione di governo (nazionale e regionale) danno fiato a Pd e M5s. Giglio Vigna sul banco degli imputati per il disastro a Ivrea. A Pianezza e Novi Ligure il Carroccio resta pure fuori dal ballottaggio

Una Caporetto prevedibile e da molti prevista, dopo mesi di liti e veti incrociati. Così il centrodestra si riscopre diviso e debole in una regione, il Piemonte, che tra un anno andrà al voto per scegliere il successore di Alberto Cirio. Cinque anni fa la Lega aveva eletto due sindaci nelle città con più di 15mila abitanti, a Ivrea e a Novi Ligure, questa volta rimarrà a bocca asciutta. A tenere alto l’onore della coalizione è toccato a una vecchia lenza socialista come Eugenio Gambetta, oggi in una Forza Italia praticamente sparita dai radar nel resto della regione, che dopo i suoi dieci anni da sindaco di Orbassano si è fatto sostituire da sua moglie Cinzia Bosso, una sorta di avatar rieletta a furor di popolo per un secondo mandato. 

Mentre a sinistra Pd e Movimento 5 stelle iniziano a raccogliere i primi frutti dopo aver seminato il campo largo, sull’altro fronte le divisioni provocano un capitombolo dietro l’altro. A Ivrea non solo l’alleanza giallorossa (stra)vince al primo turno con Matteo Chiantore: la dimostrazione di una strategia suicida del centrodestra è testimoniata dal terzo posto del suo candidato Andrea Cantoni, dietro anche al sindaco uscente Stefano Sertoli, scaricato senza troppi complimenti da tutti i partiti che l’avevano appoggiato cinque anni fa. Qui la Lega chiude con il 4,2% e non sarà presente in consiglio neppure con un esponente e sul banco degli imputati ci finisce il deputato Alessandro Giglio Vigna, luogotenente di Riccardo Molinari nel Canavese, che in passato ebbe il giovane Cantoni tra i suoi collaboratori parlamentari. Un risultato conseguito con l'apporto di Roberto Rosso, coordinatore provinciale di Forza Italia dalle origini leghiste, un vero mago dei disastri elettorali, e di Fabrizio Bertot, storica figura della destra piemontese ora ai margini del nuovo corso meloniano. In questi cinque anni di reggenza di Red patacca in provincia di Torino il partito di Berlusconi è sparito dalle assemblee, da Pinerolo a Collegno, da San Mauro a Leini: ieri la botta finale.

Discorso simile vale per Pianezza, dove pure il centrodestra governava e ora si ritrova fuori dal ballottaggio  dopo aver puntato sulla consigliera regionale leghista Sara Zambaia, nuora dell’ex capogruppo a Palazzo Lascaris Mario Carossa, voltando le spalle all'ex primo cittadino Antonio Castello che ora si giocherà il ritorno alla guida del Comune con il candidato civico sostenuto da Pd e M5s, Giovanni Minò in un secondo turno che pare per lui una formalità.

Anche nelle province storicamente più moderate il gruppo dirigente di FdI, Lega e Forza Italia non è riuscito a portare a casa risultati confortanti. A Omegna la coalizione decide di tenere fuori il nostalgico Luigi Songa, ex presidente per caso dell’Atc Piemonte Nord e balzato agli onori delle cronache per i cimeli fascisti nel suo ufficio, e lui – che può vantare un link romano del calibro di Gianni Alemanno – si presenta contro il candidato sindaco ufficiale: risultato, in quello che era un feudo storico della Lega vince il Pd per dieci voti.

Infine il pasticcio di Novi Ligure, dove l’anno scorso è andata in crisi la giunta di Gian Paolo Cabella e il centrodestra in dieci mesi non è riuscito a ricompattarsi: Maria Rosa Porta (FdI e FI) va al ballottaggio contro l’ex sindaco del Pd Rocchino Muliere, mentre il leghista Giacomo Perocchio, nipote di Cabella e pupillo di Molinari, resta fuori dai giochi.

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