FIANCO DESTR

Ai congressi da buoni Fratelli nel segno della pax elettorale

Nessuno si farà male, assicurano i big dei meloniani. Riconferme quasi ovunque. A Torino città comanda Montaruli, in provincia molti dubbi su Bertot ma ancora non ci sono alternative. Casoni resta in sella a Cuneo. Nel Vco il ritorno di Cattaneo

Un congresso “senza il coltello tra i denti”. Se a Roma la moltiplicazione delle tessere è il prodromo di una resa dei conti, in Piemonte – dove pure ci si è dati da fare con le iscrizioni – si respira tutt’altra aria. “Il mio obiettivo è chiudere questa fase con tutti congressi unitari” dice il segretario regionale Fabrizio Comba che farà di tutto per evitare la conta anche in quelle province – una in particolare, il piccolo Vco – in cui si prospetta un testa a testa. Una quiete prima della tempesta, cioè delle elezioni regionali ed europee verso cui tutti i big volgono lo sguardo, una sorta di pax elettorale. I conti, al limite, si faranno dopo le urne.

È la prima volta che Fratelli d’Italia si rivolge alla propria base per eleggere i vertici provinciali. Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2013, erano stati celebrati solo due congressi, entrambi di portata nazionale. Uno fondativo, nel marzo 2014 a Fiuggi, a sottolineare il legame storico con Alleanza Nazionale di cui ha ripreso il simbolo, ed uno nel dicembre del 2017, senza però l’elezione delle cariche territoriali. Questo venne celebrato a Trieste. In pratica una kermesse nella quale Giorgia Meloni venne acclamata presidente. Con la stagione congressuale che si è avviata, dopo la decisione dell’Assemblea nazionale tenuta a Roma il 12 settembre scorso, è invece la prima volta che viene coinvolta la base del partito. 

Il clima di concordia che regna tra i fratelli piemontesi è dato anche dai numeri dei tesseramenti. Se in Italia se ne contano circa 280mila di cui 43mila nella sola Roma, in Piemonte difficilmente si arriverà a 10mila. Nessuna lotta fratricida neanche tra le tre principali componenti del partito torinese: quella della generazione Atreju, capitanata da Augusta Montaruli e Maurizio Marrone, quella degli ex Msi di Roberto Ravello e Paola Ambrogio (gli ultimi discepoli di Agostino Ghiglia) e quella moderata rappresentata dal segretario Comba (che col Mascellone ha in comune le origini socialiste) e il nipote d’Italia Giovanni Crosetto. Nel capoluogo è proprio Montaruli ad avere il mazzo (di tessere) in mano. Un migliaio su un totale di circa millecinquecento quelle riconducibili a lei, cui spetterà il compito di indicare il segretario cittadino, “sentite le altre correnti”. In provincia la situazione è più complessa: in molti contestano all’attuale numero uno Fabrizio Bertot una fallimentare gestione delle amministrative, le disfatte di Pianezza e Ivrea, ma al momento nessuno ha avanzato proposte alternative.

A Cuneo si va verso la conferma dell’ex vicepresidente della Regione William Casoni, uno che va bene a tutti, soprattutto al capogruppo di Palazzo Lascaris Paolo Bongioanni che in Granda non c’è mica andato già per il sottile nella sua opera di proselitismo, rendendo vani  gli sforzi della famiglia Invernizzi che pure erano riusciti a mettere insieme un pacchetto di quasi trecento tessere e avevano in animo di lanciare il sindaco di Valdieri Guido Giordana. Il partito di Cuneo poteva essere l’avamposto ideale da cui lanciare la corsa per Bruxelles alla quale si sta preparando Federica Barbero, moglie di Pier Antonio Invernizzi, uno dei tre fratelli proprietari del colosso lattiero-caseario Inalpi, ma per ora dovranno accontentarsi di qualche posto di rincalzo. Ad Alessandria si va verso un plebiscito per l'ex aennino Federico Riboldi, numero due del partito e sindaco di Casale Monferrato, che sfrutterà il suo feudo per approdare in Regione, così come ad Asti è attesa la conferma di Luigi Giacomini, vicino a Comba. A Vercelli dovrebbe restare al vertice il parlamentare Emanuele Pozzolo, a Biella Andrea Delmastro è intenzionato a confermare Cristiano Franceschini così come Gaetano Nastri ha blindato Angelo Tredenari.

Più avvincente la sfida a Verbania dove a mescolare le carte ci ha pensato l’ex presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo. Potendo contare sull’amicizia di Nastri e Comba, Cattaneo ha messo insieme circa quattrocento tessere insidiando il commissario uscente Davide Titoli che però non molla. Un ruolo di ago della bilancia potrebbe ritagliarselo il consigliere comunale di Domodossola Angelo Tandurella (vicino a Riboldi) con il suo pacchetto di centocinquanta nuovi iscritti. L’unica provincia dove resta un po’ di suspense.

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