VERSO IL 2024

Una sorella (d'Italia) alla Sanità, ma Cirio è tentato da un tecnico

Nella futuribile giunta piemontese all'attuale titolare del Lavoro non dispiacerebbe rilevare le deleghe ora in capo al collega leghista Icardi. Deve però fare i conti con l'agguerrita concorrenza interna al partito e con i piani del governatore

Una poltrona per tanti Fratelli. Senza tacer del fatto che ad accomodarvisi, poi, potrebbe essere una Sorella. Prenotata in anticipo (forse troppo) dal partito di Giorgia Meloni, la guida della Sanità piemontese vede quasi ogni giorno un aspirante titolare spuntare da quella forza politica che prefigurando la leadership all’interno della coalizione rivendica, appunto, la poltrona più importante senza, però, aver pronta la figura cui affidarla. Anzi avendone addirittura troppe, trasformando un’opportunità in potenziale problema.

Punta, senza farne mistero, all’assessorato che vale più dell’80% del bilancio regionale Maurizio Marrone, generazione Atreju, profilo iperidentitario e un posto già occupato in giunta con una non casuale preventiva manovra di avvicinamento con l’accaparramento del Welfare, che della Sanità è parente assai stretto. Con un approccio strategicamente affidato al profilo del neofita che non sgomita, in realtà il futuro consigliere regionale oggi sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, in tanti tu per tu che fanno una platea non nasconde lo stesso obiettivo di Marrone. A meno che alla fine non imbocchi la strada verso Bruxelles, con uno scranno al prossimo parlamento europeo. Occhi socchiusi e mascella pronta ad azzannare, “il caimano” Paolo Bongioanni, pure lui determinato a lasciare l’attuale incarico di capogruppo a Palazzo Lascaris per una poltrona assessorile difficilmente si farà trovare distratto nel momento di aprire e velocemente serrare le fauci sull’ambìta preda.

Se tre pretendenti paiono pochi, non è detto che altri Fratelli prima del voto mostrino o lascino intendere le loro ambizioni in materia. Intanto, però, a spuntare nella famiglia meloniana piemontese è una Sorella. Sarà solo qualche caffè, un aperitivo e magari pure un’apericena (come quello di una settimana fa), ma quegli incontri con più di un vertice del sistema sanitario regionale, camici bianchi e manager di Asl, rafforzano le voci di una possibile sorpresa che avrebbe il nome di Elena Chiorino. Laurea in Economia, già sindaco di Ponderano, poi consigliere provinciale a Biella, l’attuale assessore regionale all’Istruzione e al Lavoro è certamente data in promozione nella futura giunta se, ovviamente, il voto riconfermerà il centrodestra al governo della Regione. Per lei si vocifera da tempo la vicepresidenza, posto oggi occupato dal leghista Fabio Carosso. Un ruolo, quello di numero due di Alberto Cirio, fortemente connotato sotto il profilo politico e anch’esso frutto di quel Cencelli allargato alla coalizione passibile di mille varianti e non meno soprese, sempre legate a filo doppio all’esito elettorale e al conseguente peso di ciascuna forza politica.

Tant’è che tra le ipotesi oggi sul tavolo c’è pure e a quanto risulta con autorevoli ragionamenti a livello nazionale, quella di assegnare la vicepresidenza della Regione (e poco o nulla in più, quanto a deleghe) all’attuale europarlamentare Gianna Gancia, per la quale si profila un posto blindato nel listino al fine di con risultare conflittuale nello stesso collegio cuneese proprio con l’attuale assessore alla Sanità Luigi Icardi, legato a lei da solida e antica amicizia.

Nel caso in cui la parlamentare europea finisse al fianco destro di Cirio, quella di Chiorino alla Sanità sarebbe più di un’ipotesi, o comunque ne verrebbe assai rafforzata. Nel caso, dopo la forzista Caterina Ferrero nella giunta di Roberto Cota e prima di lei Eleonora Artesio nell’esecutivo guidato da Mercedes Bresso, sarebbe la terza donna a guidare la sanità piemontese. Molto legata politicamente e per conterraneità al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, Chiorino potrebbe dover fare i conti proprio su questo con alcune componenti del suo partito, dove nessuno degli aspiranti all’assessorato pesante difficilmente sarà disposto a rinunciarvi senza provarle tutte. Gli stessi recenti incontri con qualche direttore generale di Asl, in un periodo in cui sono alle viste alcune nomine importati, hanno fatto drizzare le antenne a più di un Fratello circa i movimenti della Sorella. 

I radar meloniani dovranno, però, non tralasciare altri segnali. Come quelli che potrebbero arrivare proprio dal ricandidato governatore. Ancora ben chiare nella memoria le difficoltà incontrate dopo la vittoria e al momento di formare la giunta, per trovare il profilo cui affidare la delega core-business della politica regionale. Difficoltà risolte con l’affidamento della Sanità a Icardi che è sì un funzionario di un’Asl, ma aveva fatto tutta la campagna elettorale per aggiudicarsi l’Agricoltura (competenza cui torna a puntare al prossimo giro), Cirio vuole evitare il bis di quell’esperienza. Non solo. Nello schema del 2024 va inserita anche la non trascurabile variabile che potrà prodursi con la presenza proprio della lista civica del ricandidato governatore e il peso che avrà dal voto sugli equilibri della coalizione.

Tutti elementi cui va aggiunta la missione cui la prossima legislatura non potrà non adempiere, recuperando notevoli ritardi, sulle liste di attesa e sull’edilizia sanitaria con la realizzazione dei nuovi ospedali. Una prospettiva che farebbe inserire nei ragionamenti del presidente l’eventualità di un profilo tecnico, in particolare organizzativo e manageriale. Una figura di area ma non necessartiamente espressione di uno dei partiti della coalizione. L’esempio di Guido Bertolaso chiamato a guidare la sanità lombarda è da prendere, appunto, come esempio in senso lato. Ma in qualche modo rende l’idea di ciò a cui, mentre Fratelli e Sorelle scalpitano, starebbe pensando Cirio. Sempre tutto in famiglia, eventualmente allargata però.

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