SANITÀ

Cliniche, i privati sforano il budget. Chiesti 10 milioni in più alla Regione

In Piemonte due gruppi hanno superato nel 2022 e 2023 i limiti. Nessuno li ha fermati per tempo, nonostante i dati costantemente aggiornati. La società Abilita paventa riduzione dei costi a Novara e Acqui Terme. Allarme tra i dipendenti

Chi avrebbe dovuto controllare, evidentemente, non lo ha fatto. Altrimenti dalla Regione Piemonte, così come dall’Asl, sarebbero partite in tempo quelle disposizioni che avrebbero evitato di vedere oggi un importante gruppo della sanità privata chiedere alle casse pubbliche circa una decina di milioni di euro e, di fronte al diniego, paventare riduzione di personale nelle sue cliniche con conseguente allarme dei sindacati. 

Non sono pochi gli aspetti da chiarire in una vicenda che, dopo essere rimasta per mesi sottotraccia, è esplosa con l’allarme lanciato dalle organizzazioni sindacali in seguito alle prospettate misure di riduzione dei costi nelle cliniche Villa Igea di Acqui Terme e I Cedri di Fara Novarese, entrambi del Gruppo Habilita, presieduto da Roberto Rusconi.

I dieci milioni, che in alcune versioni sarebbero anche di più, corrispondono al pagamento che il gruppo privato chiede alla Regione per le prestazioni effettuate nel 2022 e nel 2023, oltre al budget fissato dalla Regione stessa. Budget che non si sarebbe dovuto superare, rimanendo entro la soglia predefinita come del resto hanno fatto tutti gli altri privati, eccetto Habilita, ma anche il colosso Humanitas che tuttavia non risulta abbia imboccato la stessa linea rigida, “limitandosi” a incassare il no della Regione i fronte alla richiesta di circa 5 miloni e predisponendo un cambio al vertice piemontese del gruppo stesso.

Ma come è stato possibile che, a fronte di parametri definiti, questi due gruppi abbiano “sforato” e non certo di poco il plafond stabilito, a quanto risulta soprattutto per Habilita, con prestazioni effettuate in gran parte a favore di pazienti provenienti da altre regioni? La domanda non solo è lecita, ma soprattutto apre a uno scenario che coinvolge quelle strutture e quegli uffici che avrebbero dovuto accorgersi in tempo del superamento dei limiti e avvisare i gruppi privati. Questo appare ancor più difficilmente spiegabile se si considera che tutte le prestazioni del privato accreditato vengono caricate mensilmente su una piattaforma informatica, continuamente aggiornata e a disposizione sia delle Asl, nel caso delle cliniche di Abilita, di Novara e Alessandria, così come ovviamente dagli uffici della direzione regionale della Sanità, retta fino a maggio dello scorso anno da Mario Minola. Tocca ora al suo successore, Antonino Sottile prendere in mano quella patata bollente che si sarebbe potuta evitare controllando il numero di visite, ricoveri ed interventi che, a quanto risulta, già nel 2022 mostravano evidenti superamenti della soglia. 

La linea della Regione è, fino ad ora, piuttosto netta: nessun pagamento delle prestazioni che eccedono il budget. Anche perché di fronte a riconoscimento di quelle richieste avanzate dal gruppo privato, tutti gli altri avrebbero ragione di eccepire visto che loro i limiti li hanno rispettati. E poi non va trascurato l’aspetto prettamente finanziario e contabile, insomma come giustificare dinanzi alla Corte dei Conti un pagamento di ciò che non era autorizzato?

Mentre corre voce che ai massimi vertici di Humanitas si ragioni su un “ridimensionamento” delle deleghe in capo al presidente di Humanitas Torino Fabio Marchi, senza porre in atto un braccio di ferro con il grattacielo del Lingotto dove tra pochi giorni si insedierà il nuovo assessore alla Sanità Federico Riboldi, il gruppo presieduto da Rusconi si è rivolto a Tar per far valere le sue ragioni. Nel frattempo a Novara come ad Acqui Terme lo spettro, non si sa quanto reale e quanto strumentale, della riduzione dei costi indotta dal mancato pagamento di quanto richiesto alla Regione, allarma i dipendenti e mobilita i sindacati. Una vicenda dall’esito ancora tutto da scoprire, in cui a preoccupare non di meno c’è quello strabismo di chi avrebbe dovuto vedere ciò che accadeva, o se ha visto non ha fatto quel che avrebbe dovuto. 

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