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Cirio rimarca la "continuità" ma al Piemonte serve uno scatto

Il cambio dell'azionista di maggioranza non sembra essere affatto un problema per il presidente. A prima vista la squadra pare più solida della precedente anche se più marchiata politicamente. Ora la vera sfida è governare. Non a colpi di annunci

Cambia il socio di maggioranza ma la Cirio & partner non prevede grandi scossoni. Dalla compagine a trazione leghista degli scorsi cinque anni a quella attuale, in cui il peso determinante è di Fratelli d’Italia, il governatore Alberto Cirio segna una linea di continuità. “È una giunta di valore, di qualità, di persone perbene ed esperte – ha spiegato oggi presentando la sua nuova squadra di governo alla Regione Piemonte –. Ed è in continuità con la giunta precedente, anche se la democrazia rappresentativa impone dei cambiamenti di equilibrio legati all’esito delle elezioni, e questo vuole dire anche cambiamenti di persone”. E se l’esordio in piazza Castello, all’epoca sede del governo regionale, era stato accompagnato dalla “giunta barotta” – infarcita di debuttanti e amministratori di piccoli comuni, provenienti in gran parte dalla provincia “profonda” piemontese – al 41° piano del grattacielo, nel frattempo diventato il quartier generale del Piemonte, sfilano politici più navigati, molti col pedigree di partito, maggiormente avvezzi dei predecessori a coniugare istanze territoriali e visione generale, in un’istituzione che non può ridursi, come spesso è avvenuto ultimamente, a un grande consiglio provinciale.

“Tutti gli assessori – ha osservato il presidente – sono persone di valore, spesso sindaci. L’assessore alla Sanità, che ha la delega più delicata, è stato sindaco di Casale Monferrato, che è anche sede di un ospedale; quindi, ha vissuto da sindaco le problematiche del Covid e della sanità pubblica. È una persona di equilibrio e di capacità amministrative. E poiché credo nella necessità che l’assessore alla Sanità, per la delicatezza delle sue deleghe, debba essere espressione del partito di maggioranza relativa della coalizione, sono felice che Federico Riboldi faccia parte di Fratelli d’Italia”. Un bagno di realpolitik o, più prosaicamente l’esigenza di fare necessità virtù, dopo aver accarezzato per qualche tempo l’idea di un super tecnico, per quanto “di area”, un po’ sul modello lombardo, Cirio ha trovato nell’emergente fratello alessandrino la figura idonea a succedere sulla scomoda poltrona su cui è stato seduto per 5 anni Luigi Icardi. Sperando che con Riboldi possa scattare quell’intesa mai raggiunta con il leghista cuneese.

“Ringrazio tutti i partiti della coalizione – ha detto ancora – perché in tempi record abbiamo definito la nuova squadra, a dimostrazione del fatto che noi siamo una coalizione politica: troviamo l’equilibrio, la sintesi, e governiamo”. Della rapidità con cui è stato trovato l’accordo sulla composizione della giunta nulla da eccepire: ai piemontesi sono stati risparmiati quello stucchevole suk che spesso contraddistinguono le trattative politiche. Sul resto, che è poi la ciccia, ovvero il “governiamo”, la prova offerta finora è stata invero piuttosto modesta. Certo, c’è stato il Covid, grande emergenza e grande alibi del primo mandato ciriesco. Ma nulla delle grandi questioni è stato affrontato: dalla politica industriale alla programmazione socio-sanitaria. Si è navigato a vista con un timoniere, Cirio, che ha saputo tenere la barra dritta pur veleggiando sotto costa. Quanti problemi sono stati ignorati se non deliberatamente accantonati? Equilibrio, moderazione, buonsenso non sono sinonimi di ignavia o peggio di accidia. L’opossum non affronta il pericolo, tenta di scansarlo. Per dirla con una battuta: al presidente degli Stati Uniti il primo mandato serve per essere rieletto, il secondo per passare alla storia. Cirio dovrebbe porsi l’obiettivo di passare almeno alla cronaca politica come il governatore che ha segnato il rilancio del Piemonte. Ne bis in idem, speriamo.

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