RETROSCENA

Politica & Sanità grane in quantità. Riboldi va a "ricaricarsi" da Orban 

Ancora aperta la questione della Provincia di Alessandria. Rifiuti e defezioni per la lista del centrodestra. La maldestra regia dell'operazione del "federale" meloniano riparato alcuni giorni in Ungheria. L'agenda fitta di questioni spinose per l'assessore

Acque ancora agitate nel centrodestra piemontese dove la mina vagante rappresentata dal sindaco di Acqui Danilo Rapetti autocandidatosi da civico indipendente alla presidenza della Provincia di Alessandria sta provocando reazioni e defezioni nella coalizione. Tanto da non vedere ancora completata la lista da contrapporre a quella che il Pd e le altre forze del centrosinistra hanno già ultimato.

Una bella gatta da pelare per il “federale” alessandrino Federico Riboldi il quale, dopo non essere riuscito in un lungo colloquio fino a notte fonda a convincere Rapetti a rivedere la sua decisione presa proprio in seguito al cambio di rotta del segretario provinciale di FdI sulla sua candidatura per il centrodestra, ora si trova pure a dover fare i conti con più di un rifiuto ad entrare in lista. Rifiuti anche di peso, se sarà confermato quello del vicepresidente uscente della Provincia, il forzista Matteo Gualco, così come quello si un’altra esponente di Forza ItaliaMaria Rosa Porta, in passato candidata a sindaco a Novi Ligure. Le ritrosie, almeno quelle più manifeste, arrivano proprio dal partito di Antonio Tajani e non possono che stridere con le dichiarazioni del coordinatore regionale Paolo Zangrillo e di quello provinciale Ugo Cavallera affidate al comunicato congiunto, voluto e sollecitato proprio da Riboldi nel convincimento o, comunque, nell’auspicio potesse risolvere e chiudere la questione aperta dalla discesa in campo del sindaco di Acqui Terme.

Che la faccenda vada oltre i confini dei territori alessandrini e, nel bene e nel male, coinvolga le forze politiche a livello regionale non solo lo attestano gli interventi, anche nel comunicato appena citato, dei vertici dei tre partiti, dunque oltre a Zangrillo, Riccardo Molinari per la Lega e Fabrizio Comba per Fratelli d’Italia, ma soprattutto il fatto che regista dell’operazione sia l’uomo chiamato a guidare la Sanità piemontese, ovvero l’assessorato più importante, complicato e inevitabilmente snodo di problemi complessi e decisioni cruciali. 

Se, in un modo o nell’altro, il centrodestra sicuramente riuscirà a completare la lista dei dodici candidati, quattro per ciascun partito, al consiglio provinciale di Alessandria, la questione politica e la sua conduzione resta aperta. Che la grana non fosse roba a risolvere facilmente Riboldi lo ha compreso fin da subito, tanto da dover rinviare il programmato viaggio negli Stati Uniti e ripiegare per qualche giorno in Ungheria. Chissà che i benefici dell’aria che tira nel Paese di Viktor Orban, notoriamente, ispirata a pieni polmoni tra i Fratelli, non corroborino il “federale” alessandrino, ma ancor più il nuovo assessore alla Sanità che, seppur appunto novizio è logicamente già chiamato a una serie di impegni e decisioni da far impallidire la faccenda della Provincia.

Fiero l’occhio svelto il passo, Riboldi appena insediatosi è partito con piglio deciso (o apparentemente tale) convocando i direttori generali delle Asl, spronandoli a fare di più e meglio e garantendo il suo sostegno, come ci si attende da chi deve governare la Sanità di una grande regione. Ha annunciato di voler mettere mano e testa all’ormai conclamato problema del Cup, snodo importante dell’ancora più grave problema delle liste d’attesa. Poi c’è la questione dei futuri ospedali da costruire, segnati da intoppi e ritardi che hanno certamente responsabilità diffuse e pregresse, ma che adesso è questione nelle sue mani, la cui complessità non può essere affrontata con torcicolli, semmai con il polso necessario. Altrettanto necessario, probabilmente, di fronte a situazioni come quelle poste in evidenza da interventi e ispezioni di enti superiore in alcune aziende sanitarie evidenziando presunte mancanze di fronte alle quali occorre, da parte della Regione rispetto innanzitutto ai pazienti, chiarezza e rapidità. 

Purtroppo, o per fortuna, la Sanità non prevede per chi è chiamato a governarla un periodo di rodaggio, men che meno lune di miele, e questo certamente non sfugge all’assessore che deve mettere ordine tra le priorità. Tra queste, a dispetto di rumors sostenuti da solide basi, non pare esservi (più) l’impellenza della nomina di alcuni advisor o superconsulenti. Nomine che parrebbero suggerire, contrariamente ad affrettati annunci e previsioni, un supplemento di riflessione. E chissà, forse anche aggiustamenti in corsa di una linea d’azione, quella del nuovo assessore, che presto sarà messa ulteriormente in evidenza da passaggi importanti. Tra cui il futuro piano sociosanitario, strumento per programmare la sanità dei prossimi anni, ma anche cartina di tornasole per i rapporti tra i partiti della coalizione e lo stesso titolare della poltrona più importante e più scomoda.

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