VERSO IL 2019

Centrosinistra "a tutto campo"

Il Pd smetta di occuparsi solo dei propri assetti interni. La sfida è sui temi, allargando i confini della coalizione. “Non si recupera consenso trattando gli elettori come stupidi”. Lo schema di gioco del leader dei Moderati Portas

“Se mi faccio prendere le misure dal sarto è per fare un abito per me, non per mio fratello”. Quindi se Sergio Chiamparino incontra quei potenziali soggetti con cui provare a creare e condividere un fronte largo, oltre i tradizionali confini del centrosinistra, per le regionali dell’anno venturo “lo fa come io andrei dal sarto per farmi fare un vestito. Almeno questa è l’impressione che ho, ma soprattutto la speranza”. Giacomo “Mimmo” Portas resta fermo sul punto indicato fin dall’inizio: “Sergio è l’unico candidato in grado di poter conservare il governo del Piemonte al centrosinistra, ovviamente allargato perché i numeri parlano”.

Lui, il fondatore dei Moderati, oltre che con i numeri come fa da sempre, parla e discute – “meglio confrontarsi che scontrarsi” – anche con quel centrodestra, quella Lega che “adesso in tanti pensano di combattere dando del fascista a Salvini, invece di sfidarlo sui temi”. È sua l’idea, raccolta dalla “controparte”, di un faccia a faccia con la deputata leghista Elena Maccanti (domani, venerdì, al Golden Palace, ore 18), traduzione concreta di quanto va dicendo, ma anche motivo per chiedersi come mai non sia il Pd, ma il suo sodale storico a rappresentare il centrosinistra contro il centrodestra, nella sua parte di maggior peso.

Alleato leale del Pd, metà di quella che con Chiamparino definisce “una coppia di fatto da quindici anni” e pronto a rimanere tale “nella buona e nella cattiva sorte”, sperando che sia la prima ad accompagnare l’avventurosa missione del presidente: dentro e oltre i confini del centrosinistra, non solo più guardando ma incontrando e dialogando con quell’elettorato senza il quale l’allargamento risulterà impossibile. Avamposto centrista, spesso ridotto da alcuni democrat piemontesi a improprio e riduttivo ruolo di stampella, il partito di Portas non a caso in questo momento di profonda crisi del Pd ha destato non disinteressato interesse ai vertici del Nazareno. Non è stato un mero incontro di cortesia quello che ieri l’altro Portas ha avuto con il capogruppo Graziano Delrio e il deputato Emanuele Fiano: capire come quello che spesso è stato definito un indovinato brand riesca a raccogliere consensi di tutto rispetto è, oggi più di ieri, assai importante per i dem nel cui futuro temono ulteriori sconfitte. E lo spettro non può essere scacciato certo guardando alle regionali del prossimo anno in Piemonte.

“Non è certo classificando come stupidi gli elettori che hanno girato le spalle che si recuperano, tantomeno non considerando che le sconfitte in Piemonte non sono di ieri, ma incominciano con Novara, proseguendo poi con Alessandria e Asti” ragiona il leader dei Moderati che tiene a parte dal novero Torino, “dove i pentimenti per aver votato i Cinquestelle si sono mostrati ben presto”. Di ieri quello “illustre” dell’ex sottosegretario ai tempi di Berlusconi, Roberto Rosso. Di lui Portas dice: “Fa piacere sentire le sue parole su Tav e Olimpiadi. Certo avrebbe fatto meglio, allora, a non far votare Chiara Appendino. Anche lui ha capito l’errore”.

Evitare errori: un consiglio, da amico, che Portas regala anche al Pd e alla sua difesa delle primarie. “Si è visto che cosa portano: a Ivrea l’ex segretaria del partito sconfitta alle primarie adesso è vice di un sindaco del centrodestra. E poi se proprio le vogliono fare, non le facciano a ridosso delle elezioni, ma almeno un anno prima in modo di poter cercare di aggiustare quel che si rischia di rompere”. Problema che per le regionali “Mimmo” non si pone: “L’ho detto fin dal’inizio, Sergio è il solo in grado di condurre questa fase di preparazione, così come di essere il candidato in grado di unire e, se del caso, anche sdoganare. Lo ha fatto con me nel 2006 quando c’erano ancora i Ds. Gli riconosco il merito e la lungimiranza, così come la capacità di convincere anche quelli a cui quel nome, Moderati, non è che gli andasse proprio bene”. Resta da capire se dal sarto il Chiampa ci va per sé o per qualcun altro. Portas mescola sensazioni ad auspici e vede il futuro abito nuovo, di fattura e tinta, cadere a pennello su Sergio. 

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