I due centrosinistra

Verrebbe quasi da dire che ci sono svariate ipotesi di centrosinistra. Ma, per evitare di ripartire dalla prima repubblica, mi limito a citare ciò che è capitato dopo il tramonto della Dc e i governi centristi che per quasi 50 anni hanno caratterizzato la vita politica del nostro Paese. Ora, e per fermarsi a questi ultimi lustri – aggirando i vari esecutivi tecnici o tecnocratici che sono stati messi in piedi – non possiamo non evidenziare che ci troviamo di fronte a due coalizioni/alleanze di centrosinistra. Per semplificare, c’era il centrosinistra di D’Alema e di Marini o di Veltroni di Rutelli e poi c’è il cosiddetto centrosinistra di oggi. E, per evitare di fare confronti impropri e paragoni che forse non reggono all’urto con la storia, non possiamo non fare almeno due considerazioni.

Innanzitutto, esiste una vera coalizione/alleanza di centrosinistra solo quando c’è una sinistra autenticamente riformista e di governo alleata con un centro plurale, ovviamente di governo e visibile e, soprattutto, rappresentativo di pezzi di società. Cioè fatto non da partiti personali che hanno come stella polare solo la coltivazione del trasformismo e dell’opportunismo politico. Questa è una alleanza che si può definire veramente di centrosinistra e che aspira, giustamente e legittimamente, a governare il Paese. Com’era, del resto, il centrosinistra dell’Ulivo dove i soggetti politici erano chiari, netti e soprattutto percepiti come tali dalla pubblica opinione di riferimento.

E poi c’è un secondo centrosinistra. Centro sinistra si fa per dire, ovviamente, ed è quello di oggi. Ovvero, una alleanza incardinata su tre sinistre: quella radicale e massimalista della Schlein, quella populista e demagogica dei 5 stelle e quella fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Con l’aggiunta momentanea – e abbiamo già visto con quali risultati – del  partito personale di Renzi che, di norma, cambia prospettiva politica con la rapidità dell’arrivo delle stagioni meteorologiche.

Ora, senza commentare ulteriormente ciò che sta realmente capitando da quelle parti, è sufficientemente chiaro che non possiamo chiamare oggi centrosinistra la coalizione che, seppur legittimamente, decolla con la presenza determinante di quelle tre sinistre. Con la radicale assenza di qualsiasi partito, movimento e soggetto politico che rappresenti realmente e autenticamente una cultura politica e di governo riconducibile all’universo culturale di matrice centrista, riformista e moderata.

Ecco perché, al di là di molte analisi politiche e politologiche, è appena sufficiente rileggere il passato – recente e non quello già storicizzato – per arrivare alla facile conclusione che esiste un vero centrosinistra solo quando c’è un centro alleato con la sinistra. Pare persin elementare ripetere questa banalità. Eppure, a volte, le cose sono molto più semplici di quel che appaiono. Nella vita come, del resto, anche nella politica. E la descrizione di oggi del centrosinistra è semplicemente questa. E, in ultimo, un centro credibile non rinasce pianificandolo a tavolino, come pensa e dice Goffredo Bettini. Cioè individuando un leader – che proviene, di norma, dall’area del Pd – e che dovrebbe mettere in piedi un partito centrista. Quelli sono i “partiti contadini” di comunista memoria. Il Centro, invece, per fare un solo riferimento concreto, era quello di Marini e di Rutelli. Ma oggi di quelle esperienze, piaccia o non piaccia, non si intravedono neanche l’ombra.

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