Salviamo la Cisl

Di Domenico Ceravolo, segretario della Filca-Cisl di Torino e Canavese, fermato con altre persone nell’ambito di un’articolazione dedita “al controllo di attività economiche nel settore edilizio, immobiliare, dei trasporti e della ristorazione” non ci interessa trattare la parte delle indagini. Così come non sono interessato a riflettere su quanto scrive sul Corriere di Calabria  Giorgio Curcio, il 25 settembre, «La sua partecipazione al sodalizio criminale di Carmagnola legato alla ‘ndrangheta non era stata presa in considerazione da subito. Un uomo nell’ombra emerso però man mano che gli inquirenti, partendo dall’inchiesta “Carminius”, sono riusciti a ricostruirne i movimenti e i legami, sebbene non risultasse tra gli iscritti nel registro degli indagati. Poi, seguendo il filo e mettendo a posto i pezzi del puzzle, gli inquirenti della Dda di Torino, guidata dal nuovo procuratore Giovanni Bombardieri, lo ritengono senza alcun dubbio un «membro del sodalizio carmagnolese». Non sono interessato a questo non perché ciò non sia grave ma perché è compito della magistratura accertare i fatti e trarne le conseguenze.

Vorrei soffermarmi su quanto scrive il portale online LaC News24 sempre il 25 settembre: «Per i boss della 'Ndrangheta piemontese la Filca-Cisl era diventato “il sindacato di riferimento”». È quanto si legge nelle carte dell'inchiesta Factotum. In una conversazione intercettata nel 2022 un uomo contatta Ceravolo per lamentare che in un cantiere a Milano «c’ho la Uil che sta facendo degli iscritti, non vorrei poi che mi rompesse il c... qua il tuo collega della Cisl». «E tu non glieli far fare», è la risposta. L'uomo quindi contatta il cantiere invitando i «ragazzi» a non proseguire con le iscrizioni «perché la Uil non è il nostro sindacato». «Questa affermazione - annotano i pubblici ministeri - dimostra che il gruppo investigato consideri la Filca-Cisl il sindacato di riferimento». I vertici nazionali e torinesi della Filca-Cisl, si legge ancora nel fermo, «appaiono consapevoli» della «contiguità all'ambiente ‘ndranghetistico» di Domenico Ceravolo. I pubblici ministeri affermano che gli accertamenti (svolti anche presso la Cassa edile) portano a concludere che la presenza di Ceravolo comportasse «vantaggi bilaterali e reciproci» sia per il gruppo 'ndranghetista che per il sindacato. I pm annotano «l’elargizione di utilità-favori del tutto anomali e non giustificati dall'ordinaria attività di operatore sindacale, utilità decise e gestite dai vertici» del sindacato «in costanti e intimi rapporti con Ceravolo». I «vantaggi» per il sindacato, sempre secondo gli inquirenti, consistevano nella capacità di Ceravolo di «tesserare lavoratori, in particolare tra le imprese riconducibili a soggetti di origine calabrese, garantita dalla contiguità dello stesso Ceravolo all'ambiente 'ndranghetistico»

Lasciando ai magistrati il loro lavoro che oggi prevedrebbe anche la convocazione come persone informate dei fatti e quindi non indagate di De Lellis appena eletto segretario regionale Piemonte della Filca, di De Luca segretario Nazionale Filca e dello stesso Luigi Sbarra. Da sindacalista cislino devo riflettere su due aspetti per capire come si arriva a queste situazioni: 1) come si forma il gruppo dirigente 2) come sta reagendo la Cisl.

Sul primo punto, ridotta ai minimi termini l’iniziativa sindacale, considerata la perdita di autonomia politica, la riduzione drastica dell’azione sindacale a partire dalle assemblee e demandata l’iscrizione al sindacato ai caf e al patronato è ovvio che i gruppi dirigenti non hanno più una spinta ideale. Inoltre la Confederazione e le categorie territoriali non sono più in grado di fare proposte al regionale o nazionale, delegando il consenso alla formazione del gruppo dirigente ai livelli superiori. In questo modo i fondamentali per diventare dirigente sindacale nella Cisl diventano la fedeltà e non la competenza e la professionalità insieme all’idealità della scelta militante; le qualità apprezzate dalla mediocrità sindacale sono l’asservimento acritico anziché l'elaborazione critica e propositiva; non è più il confronto ma il consenso supino. Dallo Statuto Cisl si possono tranquillamente cancellare i concetti di pluralismo e rispetto delle posizioni altrui. In questo contesto i nuovi dirigenti vengono scelti a immagine e somiglianza attraverso la fedeltà amicale ed è altrettanto ovvio che questo può originare storture interpretative dell’azione sindacale ma anche inerzia sindacale perché l’unico requisito per fare carriera è ripetere pappagallescamente i pensieri del “capo”. La Cisl, ultimamente, non vede le storture nel gruppo dirigente ma è impegnata a estromettere segretari “pensanti”, propositivi, costruttivi ma scomodi, che danno fastidio perché chiedono conto dei comportamenti etici e delle scelte sindacali. Eliminando la ricchezza del confronto interno, della democrazia sindacale restano solo l’inerzia e l’ininfluenza sindacale. La Cisl non cerchi i nemici fuori guardi in casa ma guardi i propri limiti e debolezze. In un gruppo dirigente uniforme e appiattito “che non pone problemi”, acquiescente, si  possono anche inserire personaggi che hanno interessi diversi e sfruttare sedi, soldi, persone, situazioni per scopi diversi dall’azione sindacale. È un pericolo molto forte se il gruppo dirigente ha “ucciso” il dibattito e il confronto interno perché non si ha più capacità di osservare ciò che succede.

La debolezza del gruppo dirigente attuale si conferma passando  al secondo punto con una reazione debole e blanda espressa dal comunicato a firma Filca e Cisl Torino e Piemonte con cui si comunica una generica sospensione del “dirigente in questione da ogni incarico e ruolo all’interno del sindacato”. Si presume sia la sospensione cautelativa, che dura al massimo 12 mesi nel caso Statuto Cisl o a tempo indeterminato per lo Statuto Filca, decadendo dalle cariche. Ma la stessa Segreteria che ti ha sospeso ti può riammettere in qualsiasi momento se ritiene decadute le cause della sospensione. Questa scelta è  opportunistica perché gli inquirenti scrivono, prima della sospensione del Ceravolo, che essi “non potevano non sapere” e per questo saranno ascoltati (come persone informate dei fatti) dai pm. Capite che, allora, alla gravità delle accuse serviva una risposta forte come l’espulsione. Tra l’altro anche questa, nell’ambito del garantismo a la carte, può essere rivista.

Come credo sia un segnale di estrema debolezza del sindacato e di forza del Ceravolo al suo interno l’elezione il giorno successivo al suo fermo, di De Lellis a Segretario Generale della Filca Piemonte. Chi avrebbe fatto il segretario della Filca di Torino in sostituzione di De Lellis?  Segnale flebile perché se si vuole difendere la Cisl oltre allo sconcerto e all’amarezza bisognava riaffermare i valori cislini contenuti nel Codice Etico della Cisl (qualcuno se lo ricorda?) ci vogliono segnali e iniziative forti e tempestive di trasparenza, di etica e di pulizia. È sempre ora di buttare fuori i mercanti dal tempio. Il primo segnale trasparente era restare al proprio posto; farsi eleggere, il giorno dopo il fermo, segretario generale regionale, con quel passaggio dei pm, sembra un fuggire ma senza andare troppo lontano, per uscire dai riflettori. Riflettori che staranno accesi a lungo. Anche la Cisl regionale con la sua presenza a quella elezione non dà un bel segnale, se non di arroccamento organizzativo senza nessuna riflessione critica e di attenzione ai tanti iscritti Cisl che in questi giorni sono davvero sconcertati e indignati. Già, ma oggi il ragionamento che va per la maggiore è spiegare che la Cisl è sotto attacco e bisogna difendersi. Fa sorridere che in Cisl qualcuno pensi che la Dia e la Procura di Torino si prestino ai giochetti tra sindacati per favorire una o l’altra organizzazione. E credo che anziché considerare questa inchiesta un attacco dall’esterno il gruppo dirigente della Cisl dovrebbe riflettere su come tutto ciò sia potuto accadere e cosa ne pensano i nostri iscritti. Sennò siamo nel campo del miope e autoreferenziale narcisismo sindacale.

il documento della Filca e Cisl Torino e Piemonte finisce affermando che la vicenda “rappresenta per noi una ferita ma anche un motivo di profonda riflessione al nostro interno”. Questa frase l’ho sentita ripetere molte volte ma non ho mai visto fatti susseguenti, sono rimaste frasi vuote e retoriche. Il gruppo dirigente della Cisl di Torino e Piemonte ha emesso un comunicato così debole, evasivo e rutinario e mi chiedo quale dibattito ci sia stato per arrivare a questa formulazione basata solo sulla difesa dell’organizzazione e la tutela garantista del fermato. Dove sono le categorie della Cisl torinese e piemontese? Dove sono i segretari generali? Dove sono gli organismi statutari? Ci sono convocazioni straordinarie per riflettere su ciò che è accaduto? Non mi risulta. Un’Organizzazione Sindacale non può limitarsi al garantismo costituzionale deve agire molto prima; la Cisl ha valori, etica, una morale che necessità di porre i confini tra giusto e sbagliato, tra poter essere un dirigente e attivista sindacale e non esserlo, molto in anticipo rispetto ai valori costituzionali. Lo dice la Storia della Cisl, ce lo dicono dei sindacalisti formidabili come Carniti, Pastore, Romani, Macario e molti ancora viventi, tanti torinesi tra l’altro. A cosa guarda l’attuale gruppo dirigente? Che messaggio da ai suoi iscritti? Salviamo la Cisl.

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