VERSO IL VOTO

Coalizione e deroghe agitano il Pd

I consiglieri dem chiedono un giro di vite sulla proliferazione di liste più o meno civiche e non vogliono eccezioni per Pentenero e Boeti. Il segretario Furia promette una campagna elettorale spumeggiante. In attesa che parta pure Chiamparino

Altolà al modello Abruzzo e giro di vite su deroghe e candidature. Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, tra i consiglieri del Pd a Palazzo Lascaris cresce la paura di essere trombati alle elezioni di maggio, visto anche il sonnecchiare placido di Sergio Chiamparino che ben si guarda dal lanciare una qualunque iniziativa di propaganda. Una paura emersa plasticamente nella riunione di ieri in cui il gruppo democratico è stato faccia a faccia per più di un’ora con il segretario regionale Paolo Furia: all’ordine del giorno una campagna che il Pd dovrà caricarsi quasi interamente sulle proprie spalle (a proposito il tesoriere Daniele Borioli aveva già avuto modo di far sapere ai morosi che sarebbe il caso di pagare gli arretrati) e le proposte programmatiche da lanciare come partito.

Durante la discussione è emerso chiaramente il timore che uno schema con tante liste e listarelle più o meno civiche indebolisca troppo il Pd a fronte di un contributo marginale che queste formazioni possono fornire nel raggranellare voti al di fuori dal perimetro della coalizione. Tremano i consiglieri dem a leggere gli esiti delle elezioni abruzzesi: con la coalizione che supera il 31 per cento e il Pd fermo all’11. Uno scenario che traslato su Torino vorrebbe dire passare dagli otto eletti di cinque anni fa a due, massimo tre: “Meglio poche liste e rappresentative di un progetto politico e di un pezzo di società” è l’opinione comune.

L’apprensione tra i candidati ai nastri di partenza è palpabile. Furia – in predicato di ottenere un posto (non poi così tanto ambito) nel listino del presidente – ha provato a tranquillizzare gli interlocutori assicurando una campagna elettorale spumeggiante. La trattativa con un’agenzia di comunicazione del capoluogo è a buon punto ed è già previsto anche un tam tam sui social. Insomma, il Pd non sarà una delle tante liste e anzi intende farsi carico anche della mancata (fino a questo momento) attività elettorale di Chiamparino. “Non ha ancora affisso un manifesto” si è lamentato uno dei presenti secondo il quale si sta “dilapidando il vantaggio che avevamo acquisito”.

Tra i temi affrontati c’è anche quello spinoso delle deroghe. Quale sarà la posizione del partito nei confronti di chi ha superato il limite dei tre mandati previsto dallo Statuto? In ballo ci sono le candidature del vicepresidente della Giunta Aldo Reschigna, dell’assessore al Lavoro Gianna Pentenero, del presidente del Consiglio Nino Boeti e dell’astigiana Angela Motta. Reschigna e Motta non sembrano intenzionati a ricandidarsi, discorso opposto per Pentenero e Boeti che da una parte potrebbero intercettare preferenze altrimenti in libera uscita dal centrosinistra, dall’altra penalizzare i diretti concorrenti. C’è chi lo dice apertamente chi ci gira intorno, ma tra i consiglieri uscenti la contrarietà a concedere loro un’altra corsa è diffusa in modo omogeneo. Un sentiment di cui si è fatto portavoce Andrea Appiano, esponente della sinistra del partito (la stessa di Boeti e Pentenero) cui Furia ha replicato che sul tema dovranno pronunciarsi le federazioni provinciali interessate. Il concetto è stato espresso da Appiano attraverso un discorso felpato volto a non indispettire troppo i compagni della mozione Zingaretti: “Così come una deroga non può essere esclusa e va valutata dagli organismi di partito rispetto alla sua utilità nella situazione politica del momento, allo stesso modo, in punto di principio, non è scontato che venga ricandidato in automatico chi ha fatto anche solo un mandato”. Nadia Conticelli è andata oltre aprendo il fronte anche con coloro che ricoprono già altri incarichi “perché non tutti possono essere sempre candidati a tutto”. Un messaggio da recapitare direttamente agli eletti a Torino, come Enzo Lavolta, Monica Canalis e Mimmo Carretta (che è pure segretario del Pd subalpino) e probabilmente anche ad Alberto Avetta, presidente di Anci Piemonte e candidato su cui punta senza remore Davide Gariglio (con gran scorno di Valentina Caputo ed Elvio Rostagno). 

Per quanto riguarda il programma, infine, su proposta di Cassiani è stato calendarizzato a marzo un seminario che coinvolgerà il gruppo dem e la segreteria regionale per individuare le proposte su cui caratterizzare la campagna del Pd.

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