LEADER

A Torino sold out per Renzi

La Sala Gialla del Lingotto presa d’assedio per lo show da mattatore dell’ex premier, alla prima uscita dopo l’arresto dei genitori. Martina marca stretto Giachetti ma non arriva l’endorsement per nessuno dei due. Si parla di Tav e Olimpiadi: “In bocca al lupo a Chiampa”

Dopo l’arresto dei genitori aveva rilanciato: “Ritorno a Torino” dove il suo tour si era interrotto lunedì “e voglio una sala grande il doppio”. Come un giocatore di poker che non passa mai la mano. Poco dopo le 17, quando mancava ancora un’ora alla sua apparizione sul palco, l’azzardo era già vinto. Seicento le persone che affollavano la Sala Gialla del Lingotto, altre 150 quelle fuori che chiedevano di entrare. Nelle prime file c’è tutto il suo stato maggiore, che si divide in vista delle primarie ma si ritrova appena c’è da stringersi intorno al leader. Maurizio Martina, con accanto Lorenzo Guerini, continua a marcare stretto Roberto Giachetti dopo il blitz al cantiere della Tav di Chiomonte. Per entrambi, presenti in sala, sarebbe troppa grazia ricevere l’endorsement dell’ex premier e infatti lui, pur annunciando che voterà alle primarie, si è ben guardato dall’indicare a chi andrà la sua preferenza. In prima fila c’è anche Sergio Chiamparino e con lui i parlamentari piemontesi Davide Gariglio, Mauro Laus, Silvia Fregolent e Mauro Marino, l'ipercinetico Stefano Esposito. Il fedelissimo Davide Ricca lo annuncia dal palco, mentre Maria Elena Boschi ha il compito di ammansire chi resta fuori con qualche selfie e tante scuse.

Renzi esordisce citando un proverbio messicano: “Pensavano di averci seppellito e non sapevano che eravamo semi”. La platea del Lingotto gli tributa la prima standing ovation, ce ne saranno altre. La Sala Gialla è stata negli anni la cornice in cui si è consumato l’abbraccio di Torino a Renzi: nel 2013, durante le primarie per la premiership, in cui l’allora sindaco di Firenze raccontava un’Italia che cambiava verso. Nel 2016 qui per la campagna pro referendum costituzionale con il claim “Basta un Sì”. Va detto che in entrambi i casi alla fine gli disse male, ma se nel 2013 la sconfitta contro Bersani si trasformò presto in un trampolino di lancio, la Caporetto referendario ha rappresentato l’inizio di un lungo capitombolo. Sono passati cinque anni, un’era politica.

Il governatore del Piemonte viene evocato quando si parla di Tav. A Renzi hanno rinfacciato spesso le sue perplessità sulla grande opera tra Torino e Lione messe nero su bianco in uno dei libri precedenti a Un’altra strada, quello che sta presentando in questi mesi su e giù per l’Italia. “Io con Sergio ci ho pure discusso sulla Tav – ammette – anche prima che diventassi presidente del Consiglio io e lui presidente del Piemonte. Poi abbiamo trovato un punto d’accordo riducendo il costo del progetto. Per questo dico a Toninelli che noi l’analisi costi benefici l’abbiamo già fatta e grazie a Delrio abbiamo risparmiato 2,5 miliardi”. Attacca sul “vergognoso voto di scambio” dopo il salvataggio di Matteo Salvini messo in atto da Rousseau e l’approvazione alla Camera della mozione che congela l’opera.

La platea si alza e applaude a più riprese. Si parla di Olimpiadi e l’affondo colpisce anche Chiara Appendino che “non è stata in grado di portare avanti questa battaglia per Torino. Meno male che lei è quela brava”. Appena si parla di Giochi olimpici Chiamparino, in prima fila, si batte le mani sulla testa quasi a evocare la sofferenza per quell’occasione sfumata dopo aver tentato in ogni modo di tenere insieme montagne, città e governo.

Dopo 40 minuti di show Renzi fa salire il suo avvocato sul palco per firmare in diretta la prima delle querele che nei giorni scorsi aveva annunciato. È per il torinese Marco Travaglio  al quale “vorrei dire che ieri i giudici hanno respinto la sua sospensiva. Aspettiamo da lui per la settima prossima il primo versamento. Non vorrei che mio padre dovesse pignorare i beni del Fatto Quotidiano” ha aggiunto riferendosi ad un’altra  querela intentata tempo fa da Tiziano Renzi nei confronti del direttore del Fatto. A questo punto “Chiampa” se ne va: una stretta di mano sincera sembra sancire la fine di oltre un anno di gelo calato tra i due. “I proventi delle mie querele li usiamo per finanziare la tua campagna” promette. Il governatore sorride, mentre abbandona tra gli applausi la sala. Poco dopo si chiude il sipario, Renzi benedice le decine di fedelissimi rimaste per tutto il tempo fuori. Qualche selfie e poi via verso Genova dove prosegue il tour.

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