POLITICA & GIUSTIZIA

Appendino ricattata dal portavoce

Chiusa l'indagine su Pasquaretta, accusato di estorsione dalla Procura di Torino. Dopo la risoluzione del rapporto con Palazzo civico avrebbe minacciato di rivelare dei particolari su vicende giudiziarie che riguardavano la prima cittadina per ottenere un posto di lavoro

Una estorsione consumata ai danni della sindaca di Torino, Chiara Appendino. A questa conclusione è giunta la Procura di Torino in un filone di indagine a carico di Luca Pasquaretta, 43 anni, ex portavoce della prima cittadina grillina. Secondo la ricostruzione dei magistrati, Pasquaretta avrebbe minacciato di rivelare dei particolari su vicende giudiziarie che riguardavano la sindaca per ottenere un posto di lavoro dopo la revoca del suo incarico a Palazzo civico. Pasquaretta diventò collaboratore di Laura Castelli, all’epoca sottosegretario all'Economia. Sia Appendino che Castelli sono considerate “persone offese”. Sono otto le persone indagate nell’ambito di vari filoni d'indagine che, tra le varie vicende prese in esame dai pubblici ministeri, contempla anche il presunto ricatto ai danni della sindaca e della parlamentare. 

I fatti risalgono all’estate 2018, quando Pasquaretta perse l’incarico di capo ufficio stampa della prima cittadina in seguito a un’inchiesta per peculato che lo vedeva (e lo vede tutt’ora) tra gli indagati con l'accusa di peculato. Secondo i magistrati, infatti, avrebbe percepito 5mila euro dalla Fondazione del Libro per una consulenza che non sarebbe mai stata fornita. Oltre a Pasquaretta risultano indagati per concorso in peculato l’ex presidente operativo della Fondazione per il libro, Mario Montalcini, e il vicecoordinatore generale della dirigenza del Comune di Torino, Giuseppe Ferrari.

Pasquaretta è inoltre accusato di corruzione e traffico di influenze per aver fatto favori a imprenditori. In tale contesto è chiamato in causa per la proiezione sul maxischermo della finale di Champions League del 3 giugno 2017 al Parco Dora: secondo quanto si apprende, è indagato per corruzione per avere ricevuto denaro, 5mila euro, e l’utilizzo di quattro automobili in cambio di favori all’organizzatore Roberto Capra. Mentre avrebbe assicurato un suo intervento presso gli uffici comunali in favore di Didier Togni per la ristrutturazione del Palastampa. Un’altra vicenda riguarda un incarico ricevuto in Basilicata - qui l'accusa è di turbativa d'asta - dove è indagato Giuseppe Musacchio, commissario straordinario del Consorzio di bonifica della Basilicata, per una consulenza affidata a Pasquaretta nel dicembre del 2018.

Perso il lavoro a Palazzo Civico, Pasquaretta avrebbe chiesto con insistenza alla sindaca di mantenere la promessa fatta al momento in cui lo ha congedato e cioè di trovargli un’altra sistemazione lavorativa. Ci sono delle intercettazioni in cui emergono toni bruschi, addirittura ricattatori secondo i pm, che aprono un nuovo filone d’indagine in cui Pasquaretta è accusato di estorsione. “Se parlo io qui viene giù tutto, mi sono preso un avviso di garanzia al posto suo” avrebbe detto Pasquaretta al telefono sfogandosi con l’assessore comunale Alberto Sacco. Intanto Appendino aveva mantenuto la parola e Pasquaretta era finito al Mef accanto alla Castelli. Incarico revocato all'indomani della pubblicazione degli atti di questa nuova indagine. La posizione di Appendino, in un primo momento iscritta tra gli indagati poiché ritenuta consapevole della richiesta estorsiva, è stata stralciata dopo che la stessa sindaca avrebbe prodotto prove dalla quale si evincerebbe la sua inconsapevolezza.

La sindaca era stata indagata per concorso in peculato in relazione alla consulenza percepita nel 2017 da Pasquaretta dalla Fondazione per il Salone del libro. Lo stralcio, di norma, è il preludio a una richiesta di archiviazione. Prima di decidere, comunque, i magistrati attendono di sapere se Pasquaretta deciderà di rendere dichiarazioni in proposito. Appendino è stata interrogata a Palazzo di Giustizia lo scorso 19 giugno e, in quell’occasione, produsse una chat da cui si ricava che seppe dell’incarico a Pasquaretta solo da un articolo di giornale inviatole dallo stesso portavoce; si disse stupita, manifestò la propria contrarietà e domandò perché non era stata informata prima. Pasquaretta le chiese scusa. Gli inquirenti hanno concluso che la chat è veritiera. 

“Finalmente potrò leggere le carte e difendermi con forza e determinazione da accuse che ritengo del tutto infondate – replica in una nota Pasquaretta –. Chiederò di essere sentito dalla Procura. Produrrò chat, email e documenti in cui si evince inequivocabilmente la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono ingiustamente addebitati”. “Prima parlerò con i magistrati, poi non mi sottrarrò alle domande e alle curiosità dei colleghi giornalisti – prosegue Pasquaretta –. In questi mesi ho volutamente intrapreso la strada del silenzio, ho rispettato il lavoro della magistratura e continuerò a farlo sempre e comunque. Fino a prova contraria. Oltre ogni ragionevole dubbio. Sono dogmi che appartengono alla mia educazione. È questa la giustizia in cui credo. Sono e sarò sempre garantista. Ho osservato, letto e ascoltato tutto in rispettoso silenzio, il silenzio dei giusti. Mi difenderò con la stessa determinazione che mi ha permesso nella mia vita di raggiungere grandi traguardi: lo devo a me, alla mia famiglia, agli amici e a chi continua a credere in me come uomo e come professionista. Gli addebiti che mi vengono mossi non intaccano l’orgoglio per il lavoro svolto in questi anni con dedizione e sacrificio. Proverò la mia totale estraneità”.

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