POLITICA & GIUSTIZIA

Rimborsopoli, la Cassazione rinvia

È attesa per il 18 novembre la sentenza definitiva per 24 consiglieri regionali nel processo per la Rimborsopoli piemontese. Alcuni per effetto della legge "Spazzacorrotti" rischiano di finire in carcere

È da confermare l’impianto della sentenza della Corte d’appello di Torino nel processo sulla cosiddetta “Rimborsopoli” degli ex consiglieri regionali del Piemonte. È quanto ha chiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione Pina Casella nell’udienza davanti alla sesta sezione penale, chiamata a decidere se confermare o meno 24 condanne emesse il 24 luglio 2018 per vari episodi di peculato per i rimborsi spese. Tutto rinviato al 18 novembre. Al termine della lunga requisitoria del sostituto procuratore hanno preso la parola gli avvocati delle parti civili, la Regione Piemonte e il Codacons, a seguire i difensori di alcuni degli imputati. Ma l’udienza sarà riaggiornata per la conclusione del dibattimento e, al termine della camera di consiglio, la sentenza.

Il processo vede tra gli imputati il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari (in appello 11 mesi, assolto in primo grado), la parlamentare di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli e l’ex governatore Roberto Cota (1 anno e 7 mesi in appello per entrambi). Il pg ha sollecitato la conferma delle condanne, chiedendo per alcune posizioni lievi ritocchi di pena, per alcuni casi in cui è stato contestato il peculato ma che a suo avviso sono invece spese lecite. Per Cota ha chiesto di valutare la concessione delle attenuanti. Ha poi chiesto di accogliere la richiesta di trasmissione degli atti alla Consulta sulla Spazzacorrotti, nel punto in cui vieta l’accesso alle misure alternative, richiesta avanzata dal legale di Angiolino Mastrullo.

“Non farò un ragionamento morale ma giuridico – ha premesso il pg – che non può prescindere da un’etica sociale, specie in un contesto di spending review”. “Al funzionamento di un gruppo consiliare, finanziato da risorse pubbliche, è imposto un vincolo legale-funzionale la cui valutazione è delegata al presidente del gruppo che – ha sottolineato Casella – è tenuto a far applicare i vincoli di destinazione: non c’è discrezionalità incontrollata”. Ad esempio, nelle spese di rappresentanza non possono essere, secondo il pg, fatte rientrare “cene coi colleghi o i collaboratori” e le spese di ospitalità sono legate a occasioni istituzionali: no quindi “esigenze elettorali”, “politiche” o “relazionali”. In primo grado i giudici avevano ritenuto diversamente, tanto che gran parte degli imputati erano stati assolti.

La sentenza è particolarmente attesa anche perché con l’introduzione della cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, fortemente voluta dal M5s e approvata a dicembre scorso con effetto retroattivo, alcuni dei condannati rischiano la galera: oltre i due anni di pena scatta la detenzione. Se la Cassazione confermerà le severe condanne pronunciate a luglio dalla Corte d'Appello per chi non gode della sospensione condizionale della pena potrebbero aprirsi le porte del carcere, in attesa che i legali chiedano e ottengano tribunale di sorveglianza una misura alternativa.

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