LE REGOLE DEL GIOCO

Nelle urne il Piemonte si fa in tre

Entra nel vivo la discussione sulla legge elettorale. Con il sistema "simil spagnolo" la regione ha una circoscrizione in più. Torino farebbe man bassa di parlamentari, una quindicina. Pregi e limiti delle varie ipotesi nell'analisi di Fornaro (LeU)

Olè. I renziani di Italia Viva si mettono di traverso sul modello spagnolo e per la nuova legge elettorale il percorso si fa tortuoso già all’interno della coalizione di governo. Anche perché, sempre nella maggioranza, c’è Liberi e Uguali ad avere un atteggiamento pressoché analogo, ma sull’altra ipotesi: quella con sogli nazionale al 5%. Senza contare approcci differenti e opposti pure all’interno del centrodestra.

Questo il quadro di fronte alle due ipotesi di legge elettorale dalle quali nei primi mesi di gennaio si dovrà arrivare al disegno di legge da depositare per la ripresa dei lavori parlamentari. Si lavora, naturalmente, nella prospettiva di andare al voto per eleggere un Parlamento ridotto nei numeri dopo il taglio di deputati e senatori: 400 seggi della Camera e 200 del Senato. Dopo il taglio con 8 posti a Montecitorio e 4 a Palazzo Madama riservati agli eletti all'Estero, e un deputato e un senatore per la Valle d’Aosta, il resto dipenderà da come i due sistemi in discussione distribuiscono i 391 seggi per la Camera e i 195 per il Senato.

Nel proporzionale con soglia nazionale al 5% si contano i voti complessivi dei partiti a livello nazionale e i 391 seggi sono distribuiti tra quelle forze che hanno superato il 5%. Poi con un algoritmo vengono suddivisi nelle attuali 28 circoscrizioni delle quali 2 spettano al Piemonte come al Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, con una per tutte le altre e 4 alla Lombardia. Del Rosatellum, oltre alle circoscrizioni verrebbero usati i 63 collegi plurinominali che in quella legge servivano per eleggere 386 deputati. Più complesso il modello spagnolo, anche se con differenze rispetto all’originale. In questo caso il calcolo proporzionale avviene all’interno di senza resti. La bozza prevede 36 circoscrizioni di medie dimensioni e in questo caso il Piemonte passerebbe dalle attuali due a tre con l’attuale Piemonte 2 diviso in una circoscrizione che presumibilmente unirà Alessandria, Asti e Cuneo e con l’altra comprendente il resto del territorio escluso Torino e Provincia, ovvero l’attuale Piemonte1.

Al tavolo delle trattive, per LeU partecipa Federico Fornaro, il quale oltre che essere capogruppo alla Camera è anche uno dei maggiori esperti di sistemi elettorali che siedono in Parlamento. Autore di saggi sulla materia, il deputato piemontese è tra i pochi capaci di districarsi tra i meccanismi che precedono e seguono il voto in cabina elettorale.

Onorevole Fornaro, è davvero indispensabile una nuova legge elettorale in vista della riduzione dei parlamentari?
“Sì. Innanzitutto perché quella attuale, il Rosatellum, ha dimostrato di portare a maggioranze che al primo scoglio si sfarinano. E poi, soprattutto, perché in conseguenza della riduzione dei parlamentari per una ragione meramente matematica, si determina una compressione della rappresentanza, con conseguenze che non possono non essere tenute in considerazione”.

Però siete ancora con due ipotesi su cui non si trova la quadra.
“Non sarei così pessimista. È stato fatto un lavoro molto serio nella maggioranza che ha lavorato innanzitutto escludendo gli estremi: un maggioritario spinto così come un proporzionale puro. I problemi non sono pochi e le questioni da tenere presenti molteplici: servono correzioni per evitare eccessive frammentazioni, così come non può bastare un sistema che si limiti a fotografare il corpo elettorale senza pensare a garantire la governabilità”.

Veniamo alla prima ipotesi quella con soglia al 5%, troppo alta? Per voi, ma non solo voi anche Forza Italia e Italia Viva sarebbero a forte rischio, quell’asticella significherebbe restare fuori.  
“Intanto diciamo che non c’è un numero magico per la soglia e anche il 3% può essere alto senza arrivare a quella tedesca del 5%. Ricordo che le 2001 la Lega di Bossi non arrivò al 4 e resto fuori”.

Però i renziani si dicono disposti a sostenere questo sistema al 5%.
“Ufficialmente dicono così. Io in tempi non sospetti ho sostenuto che il 5% è molto alto. In base ai sondaggi di oggi, con quella soglia entrerebbero in parlamento solo quattro partiti escludendo dalla rappresentanza milioni di elettori”.

Meglio il sistema spagnolo?
“Inizialmente ero scettico, poi mi sono ricreduto perché si adatta meglio alla realtà italiana e consentirebbe una sorta di diritto di tribuna sia pure con pochi seggi a partiti che prendono percentuali basse anche attorno l’1,5 o il 2.  In questo caso, si sta ragionando a un’ipotesi che si fonda su 36 circoscrizioni. Questo modello si differenzia da quello di soglia nazionale perché non prevede il recupero dei resti e la distribuzione dei seggi avviene tutta all’interno della circoscrizione. Maggiore è il numero dei seggi che si devono distribuire dentro alla circoscrizione, minore è la soglia per ottenere un seggio e viceversa potendo arrivare in circoscrizioni molto piccole decisamente superiore al 5%”.

Il Piemonte passerebbe da due a tre circoscrizioni, cosa potrebbe cambiare sempre considerando gli ultimi risultati e i sondaggi, nella geografia politica della regione?
“Non ci sarebbe una grande distorsione, piuttosto la tendenza a ricercare alleanze e liste con più soggetti. Ovvio che un sistema come questo senza premio di maggioranza, rispetto al Rosatellum non comporterebbe una sovrarappresentazione della Lega. Per la sinistra, questo vale non solo per il Piemonte, potrebbe essere un ulteriore stimolo alla ricomposizione di un soggetto unitario forte. Non scordiamoci che fino al ’92 quando non ci era il recupero dei resti a livello nazionale, nelle regioni più piccoli i partiti cosiddetti laici si univano per eleggere un loro parlamentare”.

Con il sistema spagnolo gran parte saranno eletti nelle grandi città, come Torino dove ne sono previsti 15. Non cambia molto rispetto al sistema attuale.
“Cambia la soglia, che si abbassa rispetto alle altre circoscrizioni della regione. Un partito, poniamo, che vale il 5% elegge un deputato a Torino, ma non riesce a farlo nel resto del Piemonte”.

Passerà questo sistema?
“Si sta lavorando, entro la prima decade di gennaio contiamo di definire un testo. Per una legge elettorale è auspicabile una larga condivisone, le regole del gioco è preferibile scrivere tutti insieme anche se ci sono atteggiamenti differenti: la Lega è disponibile, ma vuole subito il voto, Fratelli d’Italia non vuol sentir parlare di proporzionale, Forza Italia ha posto il veto sul sistema simil spagnolo”.

Pure i renziani si mettono di traverso.
“Italia Viva era nata con ambizioni a due cifre, adesso mi pare molto attenta al tema delle soglie si sbarramento, come pure Forza Italia”.

E il Pd che ha nel suo certificato di nascita il maggioritario?
“Credo che si tratti di un passaggio epocale, non del tutto facile, accettare il proporzionale”.

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