LOTTA DI CLASSE

L'attimo (s)fuggente

"Chiediamo un ritorno a scuola in presenza e in sicurezza, non si può continuare con la Dad, stare a casa non è giusto". Sit-in degli studenti delle scuole superiori torinesi in piazza Castello, come nel celebre film in piedi sui banchi

Flash mob degli studenti delle scuole superiori in piazza Castello, a Torino, contro lo slittamento del ritorno in classe al 18 gennaio. I ragazzi del Laboratorio Studentesco hanno messo davanti al Palazzo della Regione Piemonte dei banchi vuoti, “come sono vuoti – dicono – quelli delle aule nelle scuole”. Come nel film L’attimo fuggente, tutti in piedi, solo che qui non si vede un capitano in grado di dare risposte alle loro richieste. Insieme ai ragazzi in piazza c’erano anche gli insegnanti e i genitori del movimento Priorità alla scuola.

“La dad non risolve nessun problema – spiega Bianca portavoce di Last – vogliamo la riforma della scuola e bisogna investire sui trasporti e sulla sanità”. Molto i cartelli in cui viene rivendicato il diritto allo studio, a tornare in classe in presenza, con le istituzioni che vengono accusate “di non aver fatto nulla per risolvere il problema”. Perché “casa non è scuola”. “Chiediamo un ritorno a scuola in presenza e in sicurezza, non si può continuare con la Dad, stare a casa non è giusto”. “Da mesi il problema sono i trasporti – spiega Alice, 16 anni, studentessa del liceo scientifico Galileo Ferraris – ma la soluzione non può essere toglierci la scuola, che per noi è essenziale perché la cultura ci rende liberi e non vulnerabili. L’Italia ha ricevuto dei fondi dall’Europa, investiamoli in trasporti e garantiamo le lezioni in presenza”.

Sul possibile ritorno in classe il 18 gennaio, gli studenti sono scettici: “Dubito che torneremo per quella data – spiega ancora Alice – mi sembra solo un contentino e poi ci diranno di tornare a maggio. Io ho le possibilità economiche per potere studiare da casa, ma conosco ragazzi che vivono situazioni diverse e per loro la didattica a distanza è un problema vero. Non tutti hanno connessione e computer, così si discrimina”.

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