LOTTA AL COVID

Medici di famiglia: "Vacciniamo, ma dateci i soldi promessi"

Tremila mutualisti pronti a scendere in campo. Venesia (Fimmg): "Servono subito i dieci milioni per la medicina di gruppo e il personale di studio". La Regione annuncia il Vaccine Day per gli over 80 a fine mese, ma non se ne conoscono ancora le modalità

La Regione Piemonte annuncia un altro Vaccine day, stavolta per segnare l’avvio dell’immunizzazione degli ultraottantenni, per il 30 gennaio ma ancora non si sa come verranno scelti gli anziani a cui somministrare il prodotto di Moderna, quanti saranno, dove e con quali modalità verranno convocati o se dovranno farsi avanti autonomamente.

Intanto, oggi è previsto l’incontro tra l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, probabilmente insieme ad alcuni esperti del Dirmei e forse con la presenza dello stesso governatore Alberto Cirio con i sindacati dei medici di medicina generale per concludere l’accordo sul loro impiego per la campagna vaccinale a partire dalla seconda fase. Ma i camici bianchi pur dicendosi pronti a schierare il loro esercito di oltre tremila professionisti, mettono sul tavolo la ferma richiesta di vedere, prima, tradotto dalle promesse ai fatti (o meglio agli atti) il fondo di 10 milioni promesso per potenziare la medicina di gruppo e la rete di quelli che un tempo si chiamavano mutualisti.

Una strana accelerazione quella che ha portato a individuare nell’ultimo giorno del mese la celebrazione, si suppone sulla falsariga di quella avvenuta lo scorso 27 dicembre, dell’inizio della seconda fase, riservata alla popolazione anziana partendo dagli over 80 per poi scendere fino ai sessantenni coincidendo con la platea del vaccino antinfluenzale e che somma a quasi un milione e mezzo di persone. Buona parte della riunione di ieri pomeriggio al Dirmei, presente Cirio, è stata all’insegna dell’attesa dei criteri, da parte del ministero e della struttura commissariale, cui improntare la vaccinazione della terza età. Poi ad un certo punto, la svolta e la decisione di partire a fine mese. Con relativo e tempestivo annuncio. Senza, tuttavia, aver ancora stabilito tempi, modalità e regole.

Arriveranno nei prossimi giorni, spiegano anticipando fin d’ora che le vaccinazioni saranno effettuate nelle strutture sanitarie regionali (si presume i distretti per evitare l’accesso negli ospedali) visto che il farmaco di Moderna deve essere conservato a meno 20 gradi che non sono i meno 80 di Pfizer, ma richiedono pur sempre frigoriferi adeguati. Si ipotizza l’impiego dei medici di famiglia, che tuttavia come spiegano i loro rappresentanti di categoria, non possono certo conservare i prodotti nei loro ambulatori a quelle temperature. Escluse le vaccinazioni a domicilio per gli anziani che non possono muoversi, questo sempre a causa della temperatura richiesta per la conservazione del prodotto.

Nell’attesa di conoscere come sarà organizzata l’annunciata campagna vaccinale per gli oltre 300mila over 80 e, a seguire, per le fasce di età meno anziane di cui si sta occupando il Dirmei e consulente del governatore per il Covid Pietro Presti che già segue l’attuazione della prima fase, resta ancora da definire la discesa in campo dei medici di famiglia.

“Senza un contributo delle medicina generale che ha dimostrato di essere il soggetto che più di altri è in grado di fare prevenzione, attraverso la vaccinazione, credo non si vada da nessuna parte”, premette Roberto Venesia, segretario regionale della Fimmg, una delle maggiori tra le sigle sindacali dei medici di famiglia che oggi alle 14 saranno al tavolo con la Regione. “È ovvio che c’è una serie di condizioni per consentire il nostro apporto. Innanzitutto un vaccino che permetta di essere somministrato a domicilio e nei nostri studi o nei luoghi che si riterranno opportuni. L’unico per ora è quello di AstraZeneca”, del quale mi pare siano state promesse per l’Italia consegne dall’8 febbraio, ovviamente subito dopo la sua definitiva approvazione”. Ma non si fermano qui le condizioni che pongono i medici di famiglia, pur “avendo già dato la nostra disponibilità”.

Venesia, osservando come “si debbano tenere aperte diverse opzioni circa i luoghi dove effettuare le vaccinazioni”, suggerisce di utilizzare l’anagrafica dei vaccinati con l’antinfluenzale e lo stesso sistema di contatto tra medico e paziente per concordare gli appuntamenti “e anche per chiarire tutti gli aspetti del vaccino a chi si mostra dubbioso o addirittura contrario”. Il segretario della Fimmg alla viglia dell’incontro pone con forza una questione, per molti versi pregiudiziale: “Dei famosi dieci milioni del fondo promessi per lo sviluppo della medicina territoriale, in particolare per la medicina di gruppo e il rafforzamento dei nostri ambulatori, abbiamo quanto mai bisogno. Quindi auspico che se non prima almeno contemporaneamente all’accordo sui vaccini, la Regione deve soddisfare questa condizione. Non vorrei che qualcuno pensasse di spostare quei soldi altrove, magari proprio sulla campagna di vaccinazione”.

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