LOTTA AL COVID

Covid e restrizioni, "pagheremo caro il lockdown dei giovani"

Chiudere le scuole oltreché inutile è un messaggio sbagliato nei confronti degli studenti. Il sindaco di Settimo Torinese Piastra: "Continuiamo a sottovalutare il disagio psicologico di molti ragazzi che hanno perso la loro quotidianità"

Non solo un “errore strategico”, chiudere le scuole oggi rischia di essere un “messaggio sbagliato” che le istituzioni danno ai cittadini. Parla da sindaco, da mamma e da insegnante Elena Piastra, 36 anni, primo cittadino di Settimo Torinese, tra i più popolosi comuni nell’hinterland del capoluogo. Dopo essersi sentita dare della “lucchettara” per le sue posizioni pro lockdown durante la prima ondata di un anno fa, ora contesta apertamente la scelta di imporre nuovamente la didattica a distanza agli studenti di medie (con eccezione della prima) e superiori che il Piemonte dovrebbe assumere a partire da lunedì; fermo restando che nelle zone più critiche saranno chiuse anche le elementari.

Sindaca Piastra, posto che a nessuno fa piacere adottare misure così severe, perché si oppone alle scuole chiuse?
“Innanzitutto perché penso non sia utile. Finché non saremo in zona rossa i ragazzi potranno uscire dopo l’orario scolastico, andare al parco e avere interazioni sociali paradossalmente molto meno controllate che nelle aule scolastiche. Allora che senso ha?”.

Quindi tanto vale chiudere tutto?
“Dico che se c’è da fare un sacrificio lo si faccia tutti insieme, due settimane di chiusura totale, e poi riprendere. Ma così non serve e diamo un messaggio sbagliato a dei ragazzi che stanno subendo da un anno, molto più di altri, le restrizioni dovute all’epidemia”.

Tutti stiamo facendo dei sacrifici, no?
“Certo, ma la maggior parte delle persone continua a lavorare, a svolgere le proprie attività mentre gli studenti non possono andare a scuola o fare sport (se non agonisti). Ormai sono diventati il nuovo capro espiatorio. Nella prima ondata erano i runner, ora i giovani. Pensi che io devo passare le mie giornate a spiegare perché non multiamo due ragazzi che chiacchierano su una panchina”.

Quali sono le alternative?
“A Settimo, dal 22 marzo, ripartiamo con lo screening nei nostri istituti così come avevamo già fatto a dicembre e a gennaio. Grazie a un accordo con i medici di base testeremo con tamponi rapidi ogni due settimane personale docente e studenti, naturalmente su base volontaria. A livello nazionale ho sottoscritto assieme ad altri sindaci un ordine del giorno per poter fare test periodici in tutti gli istituti”.

Può bastare per evitare le chiusure?
“È un inizio. Dico che se un anno fa non conoscevamo il virus e l’unica scelta possibile era stata il lockdown ora abbiamo più strumenti per tracciare e isolare i positivi e consentire agli altri di proseguire le proprie attività. Non penso sia semplice, ma è nostro dovere tentarle tutte, perché il rischio è che non si riapra fino a fine aprile e sarebbe devastante”.

Da un punto di vista didattico o psicologico?
“Io sono un’insegnante e posso dire che lavorare in presenza o da remoto non è la stessa cosa. Ma ciò che mi allarma di più è il crescente livello di disagio tra i più giovani. Sono aumentati gli atti di vandalismo, gli psicologi ci dicono che crescono i casi di autolesionismo, mentre i tentativi di suicidio si sarebbero addirittura decuplicati secondo le informazioni che mi hanno riferito nei giorni scorsi. Io non do tutta la colpa alla dad, ma è difficile pensare che non c’entri nulla”.

Però oggi a far tremare istituzioni e cittadini sono i reparti covid che tornano a riempirsi, i malati intubati, il numero dei morti in aumento…
“Certo, quello è un problema e l’impatto sull’opinione pubblica di quelle immagini è forte. Ma c’è un disagio crescente che fatichiamo a vedere, è quasi invisibile. Però esiste e sta intaccando i nostri giovani che passano sempre più ore davanti a un dispositivo, che faticano ad avere interazioni sociali in presenza, che hanno completamente perso la loro quotidianità. La risposta non può continuare a essere chiudiamo le scuole”.

print_icon