LOTTA AL COVID

Monoclonali col contagocce, il Piemonte ancora non parte

Poche centinaia di dosi del farmaco in grado di ridurre fortemente i ricoveri. Molte altre regioni hanno già avviato la terapia. Sarà rivisto il piano del Dirmei con le linee guida e i centri di somministrazione. Il commissario Figliuolo ne acquista 150mila - DOCUMENTO

Il protocollo è pronto, ma rischia di dover essere rivisto prima ancora della sua diffusione. Le linee indicate dalla Regione per l’utilizzo dei farmaci monoclonali contro il Covid potrebbero, molto probabilmente, vedere una restrizione del novero dei pazienti e delle loro caratteristiche. E questo per una ragione tanto semplice, quanto preoccupante: le dosi sono pochissime a fronte della platea di malati che potrebbero essere curati con questa terapia. Ad oggi risulta che il Piemonte ne abbia ricevuto una quantità inferiore a 500 dosi, secondo alcune fonti sarebbero addirittura soltanto 270. Forse è anche per questa ragione che l’approvvigionamento disposto a livello nazionale sulla base dei dati forniti dalle Regioni non è stato ancora comunicato. Così mentre il Friuli Venezia Giulia annuncia con il suo governatore Massimiliano Fedriga la partenza delle cure nell’ospedale di Udine e il Veneto si prepara a un arrivo di 30mila fiale che si aggiungeranno alle poche fino ad ora avute, ma già utilizzate sotto il coordinamento dell’ospedale di Verona, in Piemonte si sta ragionando sull’eventualità di dover limitare ulteriormente la platea dei destinatari. Che, secondo le linee di indirizzo indicate dall’Aifa per l’utilizzo “in via sperimentale” di questo tipo di farmaci entro i primi dieci giorni dall’esordio dei primi sintomi, è molto vasta. Forse troppo rispetto alle forniture stabilite dalla struttura commissariale nazionale sulla base dei dati forniti dalle singole regioni.

Il “documento di indirizzo per il trattamento con anticorpi monoclonali in pazienti Covid 19” predisposto l’altro ieri dal Dirmei e firmato dal commissario dell’area sanitaria dell’Unità di Crisi  Emilpaolo Manno, dal responsabile del settore Emergenza Covid della Regione Gianfranco Zulian e dal direttore del settore farmaceutico Laura Poggi, individua anche le aziende sanitarie deputate alla somministrazione dei farmaci: Asl di Novara, Vco, Vercelli, Biella, Asti, Asl Città di Torino e Città della Salute. Quattro gli hub previsti per lo stoccaggio dei farmaci: l’Amedeo di Savoia, il Santa Croce e Carle di Cuneo, il Santi Antonio e Biagio di Alessandria e il Maggiore della Carità di Novara.

Piano per il trattamento con anticorpi monoclonali

Un piano dettagliato in cui si evidenzia la necessità di somministrare i monoclonali “entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi e comunque entro un massimo di 10 giorni” in ambiente ospedaliero, ma senza la necessitò di ricovero. Un aspetto questo, che insieme alla comprovata validità dei farmaci, potrebbero ridurre in maniera drastica l’aggravamento e quei ricoveri che ieri in Piemonte sono arrivati a 3mila. L’individuazione dei casi da poter curare con i monoclonali spetta ai medici di famiglia, a quelli delle Usca, ma è previsto che lo si possa fare anche in Pronto Soccorso. In tutti questi casi il passaggio fondamentale è la segnalazione all’infettivologo attraverso una comunicazione rapida e codificata. Come si evince dal documento sono numerose le patologie e i fattori di rischio che portano a comprendere i possibili fruitori di questa terapia. A fronte del crescente numero di casi che ancora ieri si sono registrati in Piemonte sfiorando i 3mila di cui oltre due terzi sintomatici (condizione essenziale per la cura con i monoclonali) risulta evidente come le dosi ad oggi attribuite al Piemonte risultino a dir poco scarse. Ma, soprattutto, risulta ch non siano ancora state somministrate.

Ieri al San Martino di Genova si è iniziata questo tipo di terapia e il primario delle Malattie Infettive Matteo Bassetti prevede di “arrivare a regime a 10, 15 trattamenti al giorno”. Ne è stato avviato l’uso anche in Puglia dove l’assessore alla Sanità, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha sottolineato la necessità di un uso nella fase precoce della malattia. Lo stesso è avvenuto allo Spallanzani di Roma. Pochi giorni fa il generale Francesco Paolo Figliuolo, capo della struttura commissariale, ha disposto l’acquisto di 150mila dosi. Nell’attesa di numeri più elevati rispetto agli attuali e dopo aver rivisto il documento con le linee guida anche per il Piemonte potrebbe, finalmente, arrivare il momento di partire con questa terapia.

print_icon