Comau e piste da sci, slalom sulle mani straniere

Perché se un’azienda viene venduta a una proprietà estera rischia di non avere prospettive? L’ennesimo caso è la vendita di Comau al fondo Usa One equity partners e così, massimamente, viene presentata. Poi si aggiungono le dichiarazioni di una parte di sindacalisti. Ma dopo Sestriere il fondo inglese Icon compra anche le piste di Bardonecchia e nessuno trova nulla da ridire sul “non passi lo straniero”. Ricordo anche che nel 2003 il fondo americano Carlyle acquisì il 70% di Fiat Avio e nel 2006 passò al fondo inglese Cinven con il 15% di azioni di una società di Leonardo, infine l’azionista di maggioranza, nel 2016, divenne General Elettric. Nessuna parola sindacale o politica sulle piste da sci, pochissime quando Fiat Avio trasvolò l’Oceano o la Manica e infatti l’azienda progredisce in termini di risultati e anche di premio di risultato per i lavoratori.

Dal fronte Governo alcuni richiamano la golden power, dimenticandosi che proprio su Avio fu dato il via libera e altri richiamano la vendita attuale della Microtecnica, che non esiste più da anni. Oggi si chiama Collins Aerospace, inglese, venduta alla francese Safran. Nel novembre 2023 il governo impugnò la golden power poi a fine giugno ’24 la decisione viene rivista. D’altra parte, esercitare la golden power su un’azienda che è già a maggioranza azionaria estera è un non senso industriale e politico.

Cosa ci dice tutto questo? Che in Italia le aziende di provenienza “pubblica” come Leonardo non hanno la forza di essere azionisti di maggioranza di notevoli e pregiati pezzi di tecnologia industriale e che l’imprenditore privato italiano, di una certa dimensione, non esiste più. A parte gli Agnelli e la sua famiglia allargata.

Il secondo aspetto è che se l’azienda progetta e realizza componenti ricchi di know-how nei settori di avanguardia non viene mai comprata per essere smembrata o “deportata” perché la tecnologia è intrinsecamente connessa con il sapere professionale, con le competenze professionali. Insomma, non è trasferibile, non si può copiare.

Di Comau si sapeva che la vendita era ampiamente prevista dagli accordi Fca-Psa e oggi a maggior ragione dopo che Tavares manda messaggi chiari all’indirizzo di tutto ciò che non è strategico o strettamente riferito all’asset auto che produca risultati accettabili. D’altra parte, la vendita di Magneti Marelli ceduta nel 2018 alla giapponese Ck Holding ha portato a qualche impatto fuori dall’ordinario? Anzi dopo le prime proteste sindacali la Fiom si acquietò quando l’azienda dichiarò di volere tornare al Contratto Nazionale uscendo da quello specifico. Ecco c’è chi “si accontenta dell’osso”, altroché politiche industriali!

Questi esempi ci dicono che forse la catena a cui era tenuta Comau, da Stellantis, era troppo corta e ora Comau potrà essere più libera e competitiva sul mercato e l’esperienza Marelli ci dice che, alla fine, i rapporti con la ex casa madre rimangono immutati diventando cliente-fornitore. Come adesso.

La forza per rimanere sul territorio non sta nella proprietà ma nelle capacità, dal management al sapere operaio e intellettuale, sta nelle professionalità, nel prodotto ad alto valore aggiunto, nelle competenze. Ecco nessuno faccia, per favore, paragoni con la ex Embraco o con la Lear.

Spesso, ai sindacalisti toccherebbe avere il coraggio di dire che le situazioni sono diverse e anche le soluzioni. Il “resto del mondo” può sbizzarrirsi perché non ha questa responsabilità verso i lavoratori. Farà effetto a qualche sciatore sapere che la neve che calpesta è inglese? Credo di no! Anzi, forse, non gliene importa nulla e a ben ragione perché le piste da sci non si possono spostare. Invece servirebbe maggiore chiarezza e coerenza sulle politiche industriali dove invece regna “sovranista” la confusione. Buone ferie e arrivederci a settembre!

print_icon