PARTECIPATE

Finpiemonte, nomine in stand by

Malumori in Lega sul nome dell'ex vicepresidente del Csm Vietti che comunque passerà. Si blocca l'iter di designazione e si riapre la partita sugli altri due componenti del cda. Maggioranza in ambasce

La nomina doveva essere firmata ieri, poi qualcosa è andato storto. Michele Vietti non è ancora presidente di Finpiemonte, il governatore Alberto Cirio non ha sottoscritto l’atto che lo insedia formalmente negli uffici di Galleria San Federico. Lo stallo non riguarderebbe direttamente lui che, seppure con qualche mal di pancia nella Lega, ha ottenuto il lasciapassare del centrodestra. L’attesa, stando a fonti di piazza Castello, sarebbe dovuta a una incompatibilità di uno dei due candidati per un posto nel consiglio di amministrazione, Marco Allegretti, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Asti, indicato in quota minoranze dal Movimento 5 stelle. Ma perché è incompatibile? “È quello che stiamo cercando di capire anche noi” allarga le braccia il capogruppo pentastellato Sean Sacco. C’è chi sussurra faccia parte di un direttivo di qualche associazione del suo territorio, non esattamente Morgan Stanley, e quindi facilmente superabile dimettendosi da quell’incarico. Anche perché sono stati gli stessi uffici della giunta regionale a dare il via libera al suo nome quando è stato proposto, dunque “non esiste alcun problema legato ad Allegretti – prosegue Sacco – forse è in casa loro che non si mettono d’accordo”. Ipotesi tutt’altro che peregrina.

Fonti parlamentari riferiscono di un Riccardo Molinari accerchiato a Montecitorio da colleghi piemontesi (e persino da qualche lombardo) che lo hanno sollecitato a bloccare la nomina di Vietti, che è pure a capo di Finlombarda. Figura troppo indigesta soprattutto a quella parte del partito di Matteo Salvini cui viene l’orticaria al solo odore di “democristianume” (precisamente in questi termini si sarebbe espresso un deputato del Carroccio). Malumori (fuori tempo, peraltro) che difficilmente potranno cambiare i piani di Cirio sulla presidenza ma che avrebbe riaperto la partita sul secondo componente del consiglio di amministrazione, quello in capo alla maggioranza. L’avvocato biellese Elena Maria Balestrini, fortemente sponsorizzato dall’assessore di Fratelli d’Italia Elena Chiorino, è ora in discussione. La Lega per dare il via libera all’operazione, a titolo di risarcimento poiché nella spartingaia di sottogoverno la finanziaria era di suo appannaggio, pretende di indicare il secondo nome del cda. Un braccio di ferro, l’ennesimo, con il partito di Giorgia Meloni che non perde occasione di rinfacciare agli alleati leghisti gli inciampi del loro presidente, Roberto Molina, il quale ha abbandonato la guida della società a nemmeno due anni dall’insediamento.