TERZA ETÀ

Rsa "chiuse" a nuovi ospiti anche se i posti ci sono 

Enormi difficoltà per gli anziani non autosufficienti. Duro attacco di Api Sanità alla Regione: non si sono visti i 280 milioni annunciati. Colaci: "Inutili e penalizzanti le norme che vietano l'accesso ai parenti anche per un solo caso di positività al Covid"

Enormi difficoltà in Piemonte per l’ingresso di nuovi ospiti; regole troppo restrittive a causa della pandemia e 280 milioni annunciati dalla Regione per il settore, che nessuno ha ancora visto. Il mondo delle Rsa piemontesi è in subbuglio e il clima di intesa con la Regione che aveva contraddistinto numerose dichiarazioni nei mesi scorsi sembra ormai sparito lasciando il campo a forti lamentele e pesanti denunce.

“Gli anziani non autosufficienti del Piemonte non riescono ad accedere alle strutture che tuttavia dispongono di molti posti letto vuoti”, sostiene Michele Colaci, vicepresidente di Api Sanità. “Si vuole risparmiare sulla pelle di queste persone e su quella delle famiglie che si trovano in difficoltà nell’assistere questi loro cari. E con questo si sta dando il colpo di grazia alle Rsa già messe a durissima prova dal Covid-19 che ha causato – ricorda il rappresentante di categoria – costi esorbitanti coperti da aiuti pubblici che non hanno superato il 10-12% delle maggiori spese sostenute e documentate”. Colaci chiede alla Regione di “far accedere gli anziani non autosufficienti nelle strutture compartecipando alla spesa e adempiendo con urgenza alle promesse fatte da molto tempo, prima fra tutti il riconoscimento per il 2022 dell’indice Istat pari al +3,9% sulle tariffe applicate nelle Rsa che peraltro non sono aggiornate da 9 anni. Un’operazione di questo genere, almeno in parte, allevierebbe le grandi e gravi difficoltà del comparto sociosanitario letteralmente sull’orlo del precipizio”.

Un altro punto su cui interviene con durezza Api Sanità riguarda il budget annuale dalla Regione per gli anziani non autosufficienti: “I 280 milioni sempre promessi non sono mai stati spesi. La Regione Piemonte sia trasparente e soprattutto mantenga la parola spendendo quanto previsto senza fare risparmi sulla pelle degli anziani”. Dall’associazione che, insieme ad altre, rappresenta uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia e che ha vissuti mesi tragici con un pesantissimo tributo di vittime tra gli anziani ospiti nelle prime due ondate, arriva anche la sollecitazione a rivedere i criteri per il divieto di visite dei parenti. “Oggi sono in vigore norme inutilmente restrittive che stabiliscono per le sole Rsa che anche con un solo caso di positività asintomatica tra gli ospiti, venga disposta la chiusura della struttura ai familiari per settimane, costringendo gli anziani alla segregazione senza porre alcuna attenzione ai rapporti affettivo-relazionali. Misure giustificabili certamente nella fase precedente alla vaccinazione, ma che non trovano alcuna giustificazione  in questa fase, dove la positività al Covid è vissuta in larghissima parte senza alcun sintomo”.

Ulteriore attacco alla regione sul fronte del personale: “Cosa dire della carenza o assenza di medici di medicina generale nelle Rsa – osserva Colaci – nonostante sia stata la Regione a prevederne l’obbligo di presenza, mentre è la stessa Regione a non applicare le proprie norme lasciando senza assistenza medica gli anziani non autosufficienti nelle Rsa”.

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