EMERGENZA SANITARIA

Peste suina, una lunga rete da 15 milioni (e tanti buchi)

Una barriera di 270 chilometri per cercare di contenere i cinghiali infetti. Dubbi sul sistema proposto dagli esperti dell'Ue: troppi varchi. Protopapa: "Fondamentale proteggere gli allevamenti di maiali". Confagricoltura: meglio puntare sugli abbattimenti

All’inizio qualcuno pensò, restando in tema, a una bufala. Invece, lunga la metà del muro che divide il Messico dagli Stati Uniti, ma da costruire su un territorio molto più accidentato, sarà (se non interverranno ripensamenti) la recinzione che, si fa per dire, chiuderà la parte di Piemonte e di Liguria in cui sono stati trovati cinghiali infettati dalla peste suina.

Un “recinto” di oltre 275 chilometri dei quali oltre la metà sul territorio piemontese che, con le prime stime contenute, costerà non meno di 50 euro al metro. I conti con presto fatti: 14 milioni che nulla esclude potrebbero aumentare proprio viste le difficoltà di realizzare un’opera simile nei boschi, lungo e attraverso torrenti, in zone impervie. 

A suggerire questa soluzione adottata dal ministero della Salute, sulla quale i dubbi non sono meno degli ungulati, è stata la task force di esperti inviata dall’Unione Europea per supportare un’emergenza che pur localizzata in un’area limitata come quella dell’Alessandrino con sconfinamento nella vicina Liguria, ha messo e lascia tuttora in allarme i numerosi allevamenti intensivi della Pianura Padana dove un contagio avrebbe conseguenze disastrose per un comparto economico di primaria importanza. Ma ci sono da preservare, ancor prima, gli stessi allevamenti piemontesi per i quali la Regione è già intervenuta con alcune misure immediate di sostegno. Ma chi pagherà la cifra enorme per l’enorme recinzione, alta un metro e ottanta, interrata per 40 centimetri e con un palo in ferro ogni metro che divederà il territorio di più di un comune in provincia di Alessandria, epicentro della zona rossa scattata ormai da qualche mese dopo il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto?

“Essendo una situazione di emergenza i costi dovrebbero essere a carico del ministero della Salute, visto che quello dell’Agricoltura ha già avviato la procedura per la rete di biosicurezza degli allevanti e i ristori – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa –. Tutto l’iter dovrebbe essere gestito dal commissario che finalmente è stato nominato nella persona di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta”. Ferrari entrerà nelle sue funzioni proprio oggi, ma quella di recintare una vastissima zona con una rete lunga poco meno di trecento chilometri è davvero la soluzione ottimale per un territorio dove strade, corsi d’acqua che vanno in secca, sentieri e altri varchi rischiano di rendere assai poco contenitiva un’opera da 15 milioni? “Siamo tutti scettici sull’ermeticità della recinzione – ammette l’assessore – ma se può aiutare a togliere dei vincoli che abbiamo dovuto porre per la frequentazione di quei luoghi, ben venga”. 

Non meno scetticismo lo si registra anche nelle organizzazioni agricole. “Sarebbe più opportuno ed efficace attuare un serio piano di spopolamento”, osserva Ercole Zuccaro direttore regionale di Confagricoltura, facendo chiaramente riferimento agli abbattimenti programmati dei cinghiali, fatti con l’attenzione richiesta per non spostare branchi oltre i confini della zona rossa. Sul fronte politico, Luca Pedrale di Noi di Centro sostiene che "sarebbe più proficuo aumentare gli abbattimenti selettivi coinvolgendo di più le associazioni venatorie, guardie dei parchi e carabinieri forestali". 

Gli esperti dell’Unione Europea hanno indicato il sistema della recinzione che ricalca quello attuato tre anni fa in Belgio. “Ma la nostra orografia è completamente diversa, qui è impossibile fare un’opera del genere” aveva obiettato nei giorni scorsi il vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana, esplicitando le non poche riserve che ci sono anche in Piemonte. E poi, in Belgio, di rete ne avevano messo solo 30 chilometri, dovendone peraltro aggiungere altri 15 dopo aver scoperto un caso al di fuori del perimetro. Capiterà anche qui? La risposta sta in quei mille varchi con cui i cinghiali della rete (e dei 15 milioni) si faranno un baffo.

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