CALCIO & GIUSTIZIA

Juve alla resa dei conti. In procura

Dopo l'interrogatorio fiume di Dybala di giovedì scorso, altri due giocatori convocati come persone informate sui fatti nell'inchiesta relativa alla contabilità della società. Il mistero degli stipendi non pagati e della documentazione distrutta

Continua il lavoro della Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta “Prisma”, che a fine novembre aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici della Juventus (Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, l’ex direttore generale Fabio Paratici più tre tra dirigenti ed ex dell’area finanza e l’avvocato della società bianconera Cesare Gabasio) per emissione di fatture per operazioni inesistenti e false comunicazioni delle società quotate in borsa. L’accusa adesso sta indagando sull’accordo legato alla riduzione degli stipendi che i giocatori della Juve avevano raggiunto con il club in piena pandemia, nel marzo 2020. Il procedimento è aperto per false comunicazioni delle società quotate in borsa e per emissione di fatture e documenti per operazioni inesistenti. Il posticipo dei pagamenti, a giudizio dei pubblici ministeri, è stato portato avanti in maniera non conforme alla normativa, e ha permesso alla società di registrare una riduzione di costi nei bilanci al 30 giugno 2020 e 30 giugno 2021 omettendo la contestuale rilevazione, a livello patrimoniale, di una posizione debitoria. 

Gli atleti convocati questo venerdì come persone informate dei fatti sono due: Federico Bernardeschi e Alex Sandro. La prossima settimana sarà la volta dei giocatori attualmente in nazionale. Negli atti della procura citati, tra gli altri, Danilo, Ramsey, Bonucci, Cuadrado e Kulusevski. Ieri era stato convocato a Palagiustizia il campione argentino Paolo Dybala in uscita dalla Juventus dopo la decisione della dirigenza di non rinnovargli il contratto in scadenza a giugno. Ma sarebbero 25 i calciatori o ex calciatori della Juventus, da Cristiano Ronaldo a Gonzalo Higuain – nessuno dei quali è indagato – al centro dell’attività investigativa. Nell’elenco figura anche l’allenatore Maurizio Sarri e la stessa Juventus, chiamata in causa come persona giuridica.

I pm Marco Gianoglio, Vito Santoriello e Mario Bendoni si stanno ora soffermando sulla cosiddetta “manovra stipendi”, il taglio deciso con un accordo fra le parti nella primavera del 2020 per far fronte ai minori introiti causati dalla pandemia. Si tratta in tutto di quattro mensilità: un’operazione che avrebbe portato un risparmio alla società sul bilancio di esercizio chiuso il 20 giugno 2020 di circa 90 milioni di euro. Secondo la Procura, oltre 60 di quei 90 milioni di euro (tre mensilità), furono invece restituiti ai giocatori attraverso scritture private, senza però inserirli correttamente a bilancio, ma registrando solo le riduzioni dei costi. Da qui l’ipotesi di falso.

Un altro filone, dunque, dell’inchiesta sulle plusvalenze ritenute dagli inquirenti fittizie, 282 milioni di euro in tre anni, da cui nei mesi scorsi erano partiti gli inquirenti. L’intero impianto accusatorio ruoterebbe proprio sulle scritture private, che per i magistrati proverrebbe l’esistenza di un vero e proprio sistema. Dalle carte delle indagini, risulta che i pubblici ministeri che indagano sulla Juventus si sarebbero imbattuti nella “prassi” di custodire alcuni documenti riservati fuori dalla sede per poi procedere alla loro “distruzione” una volta esaurito il loro scopo di “garanzia”. Di qui le perquisizioni che hanno interessato gli studi e gli uffici di avvocati e agenti che hanno curato gli interessi dei giocatori (tra cui quella dell’agente Alessandro Lucci, che segue Cuadrado, Bonucci e l’ex Kulusevski ed già stato convocato) . La manovra di per sé costituirebbe – secondo l’accusa – un ulteriore condotta di falso in bilancio rispetto a quelle già ipotizzate e legate a ipotetiche plusvalenze fittizie per 282 milioni di euro maturate negli ultimi tre anni (il primo troncone dell’inchiesta) ma è sulle scritture private stipulate tra società e calciatori e custodite – a quanto si apprende – in uffici di legali e commercialisti a Roma, Torino e Milano perquisite nei giorni scorsi dai finanzieri, che si concentra l’attività dei magistrati e degli investigatori.

A questo punto la chiusura dell’inchiesta, prevista tra qualche settimana, potrebbe slittare. I pm sono in attesa della relazione del consulente economico (Enrico Stasi) che ha il compito di analizzare tutti i documenti sequestrati nelle due perquisizioni di novembre e dicembre. L’obiettivo è chiudere entro la primavera.

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