SANITÀ

Sanità, chi ricerca trova (fondi). "Il Piemonte si dia una mossa"

Toccherà al futuro Governo scrivere le norme sugli Irccs. In corsa Alessandria e Verduno (forse insieme), però le maggiori chance le ha il Regina Margherita. Siliquini: "Nella regione si fa molta ricerca e di altissimo livello, ma non si è bussato alle porte del ministero"

Punta al rafforzamento della ricerca e in particolare a quella traslazionale, ovvero mirata alla prevenzione e alla terapia, la riforma degli Irccs, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, per cui è stata appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge delega su cui dovrà lavorare il futuro Governo. Spetterà, infatti, a chi reggerà il ministero della Salute di concerto con altri dicasteri e con la Conferenza Stato-Regioni predisporre i decreti attuativi, ma già dalle linee indicate nel testo della delega emergono non poche novità e, soprattutto, l’accentuazione della ricerca come elemento centrale degli istituti e, ovviamente, requisito per ottenere l’ambìto riconoscimento che porta con se una serie di vantaggi, da quello di maggiori finanziamenti a un’autonomia gestionale rispetto alle normali strutture. 

Di fronte alla riforma, pur ancora solo delineata in attesa di ciò che dovrà fare entro sei mesi il futuro esecutivo, quale prospettiva concreta hanno i due ospedali che da tempo puntano a diventare Irccs, ovvero quello di Alessandria e, più recentemente, quello di Verduno? Tra le due strutture si è palesato un duello non dichiarato poi sfociato, forse solo provvisoriamente, in una ipotesi di unione caldeggiata dallo stesso assessore alla Sanità Luigi Icardi, consapevole delle difficoltà di un percorso che, oggi alla luce della riforma, può risultare ancora più difficoltoso.

Forche caudine probabilmente assai meno strette potrebbero presentarsi, al contrario, per un centro da molti anni di riconosciuta eccellenza nella ricerca, così come ovviamente nella cura, qual è l’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. Non è un caso che da un lato l’ospedale che vanta una figura del livello scientifico (ma anche di capacità relazionali) come quella dell’oncologa Franca Fagioli sia riuscito a restare fuori dal progetto del futuro Parco della Salute e, dall’altro, abbia avviato nei mesi scorsi le procedure per l’individuazione di un advisor nella prospettiva della richiesta di riconoscimento quale Irccs.

Un riconoscimento che, forse, il Regina Margherita avrebbe meritato già da tempo. Di questo ne è convinta Roberta Siliquini, docente di Scienze della Sanità all’Università di Torino e già presidente del Consiglio Superiore di Sanità. In un colloquio con lo Spiffero non fa mistero del fatto che “il Piemonte si distingue rispetto ad altre regioni per non aver bussato spesso alla porta del ministero per chiedere il riconoscimento di alcuni ospedali quali Ircss, diciamo che siamo una regione parca e che si è presa i suoi tempi”. 

Un modo elegante, per rappresentare un quadro non certo edificante se si tiene conto che sul territorio regionale c’è un unico Irccs, quello di Candiolo, mentre la Lombardia ne conta ben 18 e in Emilia-Romagna sono 4, solo per citare un paio di esempi. “La ricerca la si fa anche senza Irccs e il Piemonte lo dimostra. Qui si fa tanta ricerca e di altissimo livello, certamente con il riconoscimento si hanno più finanziamenti e questo non è certo un aspetto marginale”, osserva l’ex presidente del Consiglio Superiore di Sanità che, però, aggiunge un aspetto importante anche in vista delle richieste sul tavolo e di quelle che potranno venire: “Si diventa Ircss perché si hanno già le caratteristiche e i requisiti per esserlo, non è che si ottiene la definizione e poi si inizia a fare ricerca”.

E che ci siano ospedali dove si fa ricerca da tempo e ad alti livelli in Piemonte, a dispetto dell’assenza totale di Irccs in strutture pubbliche, come spiega Siliquini ce ne sono: “Certamente il Regina Margherita, ma anche alcune parti della Città della Salute e penso a tutto il settore dei trapianti, ma altre ancora”. Eppure mentre altre regioni vedevano crescere il numero degli istituti il Piemonte ha evitato di bussare alla porta del ministero, per molti anni. Adesso quando più d’uno sembra pronto a farlo, bisognerà vedere quanto cambieranno i criteri e i requisiti alla luce della riforma per la quale occorrerà attendere il prossimo Governo.

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