Opposizione credibile se seria

Forse ha ragione il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, quando sostiene che la futura opposizione al centrodestra è dominata da un solo sentimento: sfasciare al più presto la maggioranza di governo ricorrendo sistematicamente alla protesta di piazza e a tutto ciò che può produrre quella scorciatoia. Una tesi ardita ma del tutto coerente con quello che sta realmente già capitando. Il Presidente della Repubblica deve ancora avviare le consultazioni per la formazione del futuro Governo e già la piazza si sta organizzando su più temi. Ovviamente eterodiretta da tutto quello stuolo politico, giornalistico, editoriale, televisivo, sindacale, culturale ed accademico che non accetta il responso delle urne e che, pertanto, si mobilita attraverso il vecchio metodo dell’estremo “ricorso alla piazza”. E poi capiti quel che capiti.

Ora, per non essere fraintesi, è del tutto legittimo, nonché scontato, che chi perde le elezioni si mobiliti immediatamente per ribaltare quel risultato sgradito e quasi offensivo, secondo i tradizionali canoni di giudizio e di valutazione politica della sinistra. Ma quel che incuriosisce maggiormente è che, nel caso specifico, la mobilitazione di piazza preceda addirittura la composizione del nuovo governo. È di tutta evidenza, tra l’altro, che il compito di Giorgia Meloni e della sua coalizione è difficilissimo, soprattutto in una fase storica caratterizzata da una nuova ed inedita “questione sociale” che rischia di mettere in discussione non solo gli equilibri politici, sempre fragili e precari nel nostro paese, ma addirittura la tenuta democratica dell’intero paese.

Anche per chi non ha memoria storica, è appena sufficiente volgere lo sguardo all’indietro per rendersi conto che le stagioni peggiori che il nostro paese ha vissuto sono sempre coincise con quelle che evidenziavano una pesante crisi sociale. E quindi dove la speranza e il futuro apparivano compromessi se non addirittura messi in discussione per molte generazioni.

Ecco perché quando si parla di come condurre l’opposizione politica, sociale e culturale nel nostro Paese – cosa ovviamente legittima ed indispensabile perché altrimenti saremmo in un regime – occorre sempre guidarla all’insegna del raggiungimento del miglior risultato possibile per tutti i cittadini. Ovvero, per dirla con un termine che un tempo era normale citare, qualunque azione politica va sempre finalizzata al raggiungimento del “bene comune”. Che sia, cioè, capace di costruire soluzioni accettabili e utili per la stragrande maggioranza della popolazione. Se, al contrario, il tutto è finalizzato solo ed esclusivamente a “fare casino” e a travolgere quanto prima un governo politico frutto di una precisa scelta del corpo elettorale, si corre il serio di radicalizzare il confronto politico da un lato e di gettare le basi, dall’altro, per alimentare una “cultura dell’odio” che può sempre innescare risultati imprevedibili.

Per queste semplici ragioni forse è giunto il momento, ben conoscendo il contesto sociale e culturale in cui decollerà il futuro governo, che anche l’opposizione di turno svolga il suo importante e necessario ruolo senza perseguire il solo obiettivo della demolizione. Anche perché in una democrazia matura e in una vera democrazia dell’alternanza, di norma l’opposizione lavora alacremente per sostituire prima o poi la maggioranza di governo – e questo è del tutto naturale – ma anche, e soprattutto, con comportamenti responsabili e costruttivi. Questa, almeno in teoria, dovrebbe essere la regola aurea. Se dovesse prevalere, invece, la logica del “tanto peggio tanto meglio” o la riedizione della cultura degli “opposti estremismi” potremmo realmente aspettarci di tutto.

Comunque sia, saranno solo i comportamenti delle varie forze politiche e le scelte politiche concrete a dirci se prevarranno i criteri di una vera democrazia dell’alternanza o se, al contrario, ancora una volta ci saranno solo delegittimazione morale del nemico politico, voglia di annientare l’avversario e atteggiamenti dettati dal pregiudizio e dal rancore.

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