FINANZA & POTERI

Palenzona sogna la Super Fondazione,
Cirio e Lo Russo si mettono di traverso

Entrano nel vivo i giochi sulla presidenza di Crt. Il "camionista" di Tortona ipotizza la fusione con la Compagnia di San Paolo scatenando l'opposizione di sindaco e governatore. Il ruolo del "dominus" Messina e le speranze di Quaglia

L’idea di vedere Fabrizio Palenzona alla guida della Fondazione Crt, per usare un eufemismo, non fa luccicare gli occhi al sindaco di Torino Stefano Lo Russo, tantomeno al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Ad accomunare primo cittadino e governatore (anche) su quello che, sfrondato dal tradizionale understatement sabaudo, potrebbe definirsi un convinto ostracismo, non ci sono questioni personali, nessun pregiudizio, tantomeno vecchie e recenti ruggini. A motivare il niet al “camionista” quando si tratterà di insediare il successore di Giovanni Quaglia ci sarebbero ragioni ben più sostanziali e di prospettiva legate al futuro della potente cassaforte subalpina.

Certo, pure la geografia ha il suo peso. Perché la battuta che circola Palazzo civico – “Dopo un presidente di Genola, dobbiamo prenderne uno da Tortona?” – tocca il nervo sempre scoperto sotto la Mole quando si tratta di designare i vertici di enti e istituzioni. Al netto di spinte campanilistiche, sono però i piani di Furbizio che, come si vedrà, tirano pure in ballo uno dei big della finanza come il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, far suonare il campanello d’allarme.

Infatti, nelle intenzioni del politico diventato banchiere (e un sacco di altre cose) ci sarebbe il proposito di rispolverare un vecchio progetto, caduto nel dimenticatoio ma mai del tutto abbandonato, che punta a realizzare una super Fondazione attraverso la fusione di Crt e Compagnia di San Paolo. Operazione che porterebbe alla nascita di un colosso in termini patrimoniali – gli oltre 6,2 miliardi di patrimonio di corso Vittorio uniti ai 2,3 miliardi di via XX Settembre surclasserebbero Cariplo – con in pancia, tanto per fare solo un esempio, partecipazioni strategiche nelle due principali banche italiane (Intesa Sanpaolo e Unicredit).

Un disegno che non può non ingolosire uno affamato di potere come big Fabrizio che, com’è noto, punta alla poltrona della Crt per scalare la presidenza di Acri, la potente associazione tra le fondazioni di origine bancaria e la casse di risparmio, quando Francesco Profumo lascerà la Compagnia e di conserva quello che fu a lungo il regno di Giuseppe Guzzetti.

E qui entra in ballo il convitato di pietra, presente nei colloqui “riservati” tra i vari protagonisti della vicenda: Carlo Messina. Ai suoi interlocutori Palenzona lascia intendere di aver ricevuto dal padrone di Ca’ de Sass se non un esplicito placet almeno una sostanziale condivisione ai suoi piani. È così? Ambienti milanesi lo escludono, riferendo anzi di una certa freddezza nei rapporti tra i due: “Palenzona parla con Lucchini non con Messina”, ovvero con l’uomo della comunicazione e degli affari istituzionali, Stefano Lucchini, certamente influente “ma non è la stessa cosa, diciamo”. È probabile che sia Lo Russo e sia Cirio vogliano sentire dalla viva voce di Messina, incontrastato “dominus” della partita, come stanno le cose. Il sindaco avrebbe già avuto un primo abboccamento, in teleconferenza, nei giorni scorsi, il governatore lo incontrerà prossimamente.

Insomma, corroborato dalla concordia istituzionale l’asse Cirio-Lo Russo si muove compatto, allargando il fronte al sistema camerale: Dario Gallina, numero uno della Cciaa di Torino e il suo omologo cuneese Mauro Gola. La ragione della presenza di quest’ultimo va ricercata in un altro snodo dell’intricato puzzle, quello che concerne la Fondazione Crc, per certi versi parallela a quella torinese. L’attuale presidente, Ezio Raviola, ha preso le redini del comando dopo le dimissioni per ragioni di salute di Giandomenico Genta, un po’ come è capitato nel 2017 a Quaglia subentrato al notaio Antonio Maria Marocco. Entrambi sono al secondo mandato, quindi per regolamento Acri non più rinnovabili. Se non una deroga, riusciranno a ottenere almeno un’interpretazione estensiva della norma? Soprattutto Quaglia ci spera. In verità, i margini di manovra sembrano a dir poco stretti, a incominciare dal parere del presidente. Profumo, infatti, oltre a non volere “presidenti a vita”, sottolinea come essendo già in corso l’iter per il rinnovo della presidenza di Cariplo (il cui presidente uscente Giovanni Fosti, proprio in virtù della regola, non è ricandidato) non sarebbe possibile applicare ad altri criteri diversi.

Se Quaglia, che si mostra molto ottimista, dovesse averla vinta tutto si sposterebbe più avanti rispetto alla primavera prossima quando è prevista la nomina del nuovo vertice. E quale sarebbe la carta che l’attuale presidente di Fondazione Crt sarebbe pronto a calare? Proprio quella di Palenzona, in passato suo solidissimo punto di riferimento ma ormai da tempo avversario. Ben sapendo che Furbizio non piace né a Lo Russo, né a Cirio, e probabilmente neppure a Messina (che lo considererebbe ormai a fine corsa) Quaglia porrebbe l’alternativa, conscio del fatto che ad oggi non ci sarebbe un terzo nome in campo. La stessa annunciata uscita da Prelios dove avrebbe compiuto operazioni assai proco gradite al ceo di Intesa, è un ulteriore elemento di cui tenere conto osservando le prossime mosse.

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