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Nomine, veleni e faide interne: Zooprofilattico senza pace

Il nuovo direttore generale, Ghittino, non si è ancora insediato, mentre Ferrari continua a brigare per assicurarsi un futuro visto che di andare in pensione non ne vuole sapere. Corgiat verso la guida del reparto amministrativo

C’è un morbo che pare avere infettato l’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, un tempo eccellenza nazionale nel campo della salute animale e oggi vittima di una “gestione catastrofica” secondo un’espressione usata da chi ci lavora dentro. Faide e giochi di potere. La nomina di Claudio Ghittino come nuovo direttore generale, tanto per fare un esempio, è stata a lungo tenuta in standby a causa di alcune voci malevole. Poi l’indicazione della Regione Piemonte è arrivata ma manca ancora la ratifica del ministero. Il tutto mentre sembra ormai dimenticata la situazione del presidente, Piero Durando, eletto per il terzo mandato in barba a uno statuto che ne prevede massimo due e senza che nessuno – istituzioni e organi di controllo – abbiano mosso un dito per fornire delle spiegazioni (gli unici che continuano imperterriti a chiedere spiegazioni sono, inascoltati, i radicali). Ora tutto ruota attorno alla figura del direttore sanitario. Quella casella è retta dal direttore generale Angelo Ferrari in qualità di facente funzioni, mentre Aldo Corgiat, ex sindaco di Settimo Torinese e dirigente dell'Izsplv, è in predicato di prendere il posto di Bruno Osella (fuggito a gambe levate verso la Asl To5) al vertice del settore amministrativo. 

A 69 anni Ferrari non sembra intenzionato ad andare in pensione, anzi a tutti gli effetti è ancora lui il dg dal momento che Ghittino non si è insediato, dando adito alle più svariate ipotesi sul perché ancora non ha preso possesso del suo ufficio. La nomina è saltata? È stata messa in freezer? Non si sa. E lungo i corridoi dell’Istituto si affastellano voci e rumors a partire dal nome del prossimo direttore sanitario. C’è chi dice che ci punti lo stesso Ferrari, chi invece sussurra un altro nome, quello di Cristina Casalone, titolare della struttura di Neuropatologia in via Bologna, ma anche responsabile scientifica di Remesa, una rete operativa istituita nel 2009 a Palermo con l’obiettivo di consolidare la lotta alle principali malattie transfrontaliere, attraverso la cooperazione tra quindici Paesi del Nord e del Sud del Mediterraneo. Se lei dovesse diventare direttore sanitario allo Zooprofilattico di Torino lascerebbe il suo incarico in Sicilia e a quel punto Ferrari – che tanto la sta sponsorizzando – potrebbe sostituirla proprio nell’isola. Vero? Di certo è verosimile e queste voci trovano conferma anche in ambienti politici dove è ben conosciuto il legame che lo stesso Ferrari ha con l’ex sottosegretario alla Salute, lo spezzino Andrea Costa.

Una intricata partita di poker in cui il mazzo è nelle mani del vero padre padrone della veterinaria non solo nazionale. Si tratta di Romano Marabelli, consigliere del direttore generale dell’Oie, l’Organizzazione mondiale della sanità animale, che gestisce il Remesa. Acconsentirà a questa girandola di poltrone? Anche su questo è difficile avere una risposta certa. Intanto suo figlio Matteo è stato recentemente ingaggiato allo Zooprofilattico come collaboratore tecnico professionale.

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