FIANCO DESTR

FdI, congressi unitari in Piemonte. La conta vera sarà alle regionali

A Torino finisce il commissariamento Nastri: la pasionaria nera Montaruli piazza Pedrini e blinda il contestato Bertot in provincia. L'unico testa a testa nel Vco tra l'uscente Titoli e il crosettiano Marcovicchio. Ipotesi europee per il sindaco di Casale Riboldi

“Non daremo pensieri a Giorgia” assicurano quasi in coro i fratelli piemontesi. Un giurin giurello che si traduce in congressi quasi ovunque unitari, nessuna conta, un’unione d’intenti praticata e ostentata mentre nel resto d’Italia si scannano. Fratelli coltelli? “Non certo qui” è la rassicurazione di deputati e senatori meloniani che si sono spartiti, come nelle buone famiglie, le province del Piemonte. E ognuno comanda a casa propria. È sereno anche il coordinatore regionale Fabrizio Comba al suo ritorno dalla missione in Armenia dov’è stato nominato nel Comitato per le Migrazioni dell’Osce, assieme al deputato Pd Alessandro Alfieri. Passo felpato, una condotta il più possibile conciliante, nessuna propensione ad alzare polveroni: anche così forse si sta guadagnando la medaglia di segretario regionale più longevo d’Italia (“e grazie alla protezione di Guido Crosetto” maligna qualche lingua biforcuta ai margini del partito). Parenti serpenti.

Sabato si celebreranno i congressi in quasi tutto il Piemonte. Questa mattina l’ufficializzazione delle candidature dovrebbe confermare l’assenza di duelli, eccezion fatta per il Vco. Ben poca cosa rispetto a quanto sta succedendo altrove: a Livorno, dove la federazione è stata commissariata, mentre a Roma la conta è stata rimandata a gennaio e l’ombra lunga di Fabio Rampelli spaventa i vertici nazionali a partire da Arianna Meloni, la sorella d’Italia messa dalla premier a guardia del fortino. Poi giù fino a Napoli dove si parla di una task force per sedare gli animi di una corsa a tre tra il deputato Michele Schiano, il senatore Sergio Rastrelli e il ras delle preferenze Marco Nonno, consigliere regionale sospeso per la legge Severino.

Piemonte isola felice? Più o meno: pure qui non è mancata la corsa alla tessera che ha confermato alcuni rapporti di forza. A partire da Torino dove a prevalere è stata la coppia formata dalla deputata Augusta Montaruli e dall’assessore di Alberto Cirio, Maurizio Marrone (allargata, recentemente, al consigliere regionale Davide Nicco). Arriva da loro il nome con cui il capoluogo supererà il commissariamento di Gaetano Nastri: si tratta di Maurizio Pedrini, presidente di Casa Atc Servizi, una controllata dell’ente che gestisce gli alloggi popolari del capoluogo. Blindato, sempre dalla coppia Montaruli-Marrone, anche il numero uno dell’area metropolitana di Torino, l’ex europarlamentare Fabrizio Bertot, nonostante i mugugni di mezzo partito per la sua gestione delle ultime amministrative con le caporetto di Pianezza e Ivrea. Nel capoluogo la conta vera sarà alle regionali, a partire dal derby tra Marrone e il ghigliano Roberto Ravello (entrambi hanno iniziato con ampio anticipo a tappezzare la città coi loro manifesti).

Il Vco è invece la provincia in cui si assisterà all’unico scontro: da una parte il segretario uscente Davide Titoli, dall'altra Matteo Marcovicchio, financial advisor ed ex assessore e consigliere comunale a Verbania. Il primo è legato alla destra tradizionale e spalleggiato dal viceministro Andrea Delmastro, l’altro invece è dell’area moderata gettato nella mischia dall’ex presidente di Palazzo Lascaris Valerio Cattaneo.  

Per il resto, ovunque si attendono delle conferme: a Cuneo William Casoni appoggiato dal capogruppo regionale Paolo Bongioanni, che prendendosi il partito prova a tutelarsi rispetto all'insidia rappresentata dall'ex senatore leghista Claudio Sacchetto; ad Asti Luigi Giacomini; a Biella Cristiano Franceschini, su cui vegliano il viceministro Andrea Delmastro e l’assessora regionale Elena Chiorino; a Vercelli il deputato Emanuele Pozzolo; a Novara Angelo Tredanari fedelissimo del senatore crosettiano Gaetano Nastri e ad Alessandria il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, nonostante qualche manovra di disturbo messa in campo dal consigliere del capoluogo Emanuele Locci. E proprio attorno a Riboldi, che è pure vicesegretario del partito piemontese, si concentrano una serie di voci relative all’ipotesi di una sua candidatura alle europee: un modo per valorizzarne il radicamento sul territorio o il tentativo di levarselo di torno nella competizione regionale dove lui già si sente assessore pesante della prossima ipotetica giunta Cirio?

print_icon