VERSO IL 2024

La lista del presidente (che non c’è)

Centrosinistra in fermento. Mentre a Roma i vertici del Pd sonnecchiano e vaneggiano di trattative coi 5 Stelle che non ci sono, in Piemonte spunta una seconda forza. Ad animarla l'ex segretario della Margherita subalpina, che dialoga con gli orfani del Terzo polo

Il candidato presidente ancora non c’è, ma a sinistra ecco che muove i primi passi la “sua” lista. E non sarà civica perché dentro potrebbe avere tanti nomi di amministratori locali o dirigenti di partito, profili che di politica già ne masticano da tempo. Mercoledì sera, alla Casa del Pingone, due passi dal Quadrilatero Romano di Torino, l’eclettico Pino De Michele ha riunito “un po’ di amici” per iniziare a oliare la macchina. Lo fa alla vigilia di ogni appuntamento elettorale, appena sente l’odore delle urne si mette in moto e riallaccia vecchie e nuove relazioni. Le primavere sulle spalle sono ormai 75 ma la prossima coincide con un appuntamento “per il quale dobbiamo farci trovare pronti” dice lui che fu il primo segretario della Margherita subalpina, agli albori della seconda repubblica. Imprenditore edile e artigiano, la politica lo ha rapito quando di anni ne aveva già 42.

A più di sei mesi dalle prossime regionali in Piemonte il suo scopo è di costruire la lista del presidente, qualunque sia l’alfiere della coalizione di centrosinistra, che ci siano o meno i Cinquestelle. Per farlo è partito dai comitati “Noi per le riforme” con cui “informeremo i cittadini sulle cose che non vanno e su quelle che sarebbero da fare nel nostro Paese”, ma allo stesso tempo “discuteremo di temi più squisitamente regionali come la sanità, i trasporti, la scuola”. E da questi contenitori pensa di riuscire a pescare candidati competitivi da mettere in lista, “a partire da chi già ha a che fare con la politica”. Il contenitore è il solito: l’associazione Alleanza dei democratici, di cui fa parte come socio onorario anche l’ex sindaco Valentino Castellani

Sindaci e consiglieri di piccoli comuni ma soprattutto dirigenti politici di quei partiti che ancora sono a mezza via tra destra e sinistra. Da Azione ai Moderati: i vertici guardano a destra, almeno una parte della base è rivolta a sinistra. E non è un caso che tra i presenti all’incontro di mercoledì ci fossero l’ex segretaria dei calendiani torinesi, Cristina Peddis, il renziano Mauro Chiarion, Marco Cavaletto di Più Europa, il sindaco di Gassino Paolo Cugini (iscritto al Pd) ma soprattutto la numero uno di Demos nel capoluogo piemontese, Elena Apollonio, già eletta in Consiglio comunale a Torino nel 2021 e ora pronta alla corsa per Palazzo Lascaris. C’è chi dice che questa lista sia un abito cucito su misura per lei, ma De Michele smentisce: “La lista deve essere scalabile, cerchiamo persone competitive e con i voti altrimenti non si va da nessuna parte”. Padrone di casa l’imprenditore Federico De Giuli, che il suo “Laboratorio civico” già lo aveva aperto in occasione delle scorse amministrative di Torino salvo poi ritrovarsi defilato quando è stata ora di comporre liste e raccogliere firme.

Proprio quest’ultima è la principale incognita legata alla formazione che sta tentando di mettere in piedi De Michele: non è ancora chiaro, infatti, se il gemellaggio con un partito che ha eletto un eurodeputato (Demos) sia sufficiente per evitarle, altrimenti “ci toccherà mettere i banchetti”. Più facile a dirsi che a farsi. Contatti sono avviati nelle altre province piemontesi, a partire da Cuneo, Alessandria e Novara.  Se l’impresa dovesse decollare sarebbe la seconda lista ad affiancare il candidato presidente di centrosinistra, oltre a quella ormai storica guidata dal consigliere regionale Mario Giaccone, con il Monviso nel simbolo, in alleanza con l’assessore di Torino Francesco Tresso, con cui ha ricucito dopo le incomprensioni delle scorse amministrative nel capoluogo.

Insomma, mentre a Roma si sonnecchia e si racconta di trattative che non sono neanche in embrione, a Torino si respira un certo fermento. Se il Nazareno non si fosse messo di traverso domani sarebbe stato il giorno delle primarie e il centrosinistra avrebbe avuto il suo candidato sindaco. E invece ci sono le liste di un candidato presidente che (ancora) non c’è. 

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