LA SACRA FAMIGLIA

Sotto l'ala di Gabetti (e Marchionne). Maestri di Elkann, il predestinato

Il rampollo dell'Avvocato si confessa in un'intervista al più importante fondo sovrano norvegese. L'apprendistato con i grandi del capitalismo famigliare, marcato stretto dal Richelieu di Agnelli. I piani per Exor e la "difesa" della Dicembre dalle mire della madre

“Ho imparato da Gabetti, Marchionne, Warren Buffett e dai Wallenberg”. John Elkann, ceo di Exor e presidente di Stellantis, in una intervista del podcast In good Company racconta aspetti salienti della sua vita, quella dell’erede predestinato finito alla guida dell’impero degli Agnelli. “Sono stato incredibilmente fortunato ad aver lavorato con molte persone che avevano saggezza ed esperienza: Gianluigi Gabetti, il collega di mio nonno con il quale ha lavorato per molti decenni, Sergio Marchionne, con cui abbiamo collaborato per quattordici anni. E molti, molti miei colleghi sono stati incredibili”, prosegue il nipote dell’Avvocato. “Ho iniziato relativamente giovane e sono stato molto fortunato a poter lavorare in giovane età con persone che avevano molta esperienza. E ho sempre cercato di imparare dagli altri. Ho voluto anche approfondire cosa hanno fatto le altre società a controllo famigliare, e gli esempi che hai citato, di Berkshire Hathaway o di Investor, sono stati modelli di riferimento. Ho avuto la fortuna di trascorrere del tempo con lo stesso Buffett a Omaha o con la famiglia Wallenberg a Stoccolma”, prosegue ai microfoni di Nicolai Tangen, ad di Norges Bank, fondo sovrano norvegese tra i più importanti al mondo. Per Elkann “una proprietà che è direttamente impegnata nella società è molto importante, perché assicura stabilità. Credo che le società a controllo familiare quotate costituiscano un’ottima combinazione tra la stabilità garantita da una famiglia e la visione di lungo termine. Essere società quotata, con investitori esterni, è un ulteriore stimolo”. Al netto – ma questo ovviamente non lo dice – delle diatribe famigliari che, come sta capitando agli Agnelli, spesso finiscono a carte bollate.

Un passaggio il Giovin Ingegnere lo dedica al gruppo automobilistico. “Stellantis aveva quattordici marchi, ora sono quindici con Leapmotor: l’abbiamo annunciato di recente ed è la nostra azienda di auto completamente elettriche in Cina”. Un contesto, quello del mercato mondiale delle quattro ruote cambiato rapidamente e destinato a rapide concentrazioni. “Stiamo lavorando sodo. Stellantis è molto impegnata a essere competitiva in fatto di costi su larga scala nel settore dei veicoli elettrici” spiega. Alla domanda se gli europei possano competere a livello tecnologico nel campo delle batterie e chi in Europa farà bene, Elkann risponde positivamente: “Penso che gli europei debbano competere e il modo in cui l’auto è composta è costituito da molti componenti diversi, tra cui anche le batterie. Sono un componente importante e uno dei più costosi, è dunque importante cercare di assicurarsi che, a mano a mano che si sviluppano nuove tecnologie, sia nella chimica sia nell’assemblaggio delle batterie, si riescano a trovare soluzioni competitive dal punto di vista dei costi. Ma ritengo che la costruzione di un’auto elettrica vada oltre la batteria ed è su questo punto che ci si dovrebbe concentrare, sia in termini di ingegneria che di produzione. E il prodotto complessivo è uno di quelli che stiamo iniziando a vedere con grande entusiasmo: la Fiat 500 elettrica, costruita a Torino, è un modello di incredibile successo”.

Mentre con gli avvocati è impegnato a mettere al sicuro la Dicembre, la cassaforte famigliare da cui a cascata dipende tutto l’impero, dalle mire della madre Margherita de Pahlen, molte attese sono su Exor, la holding della famiglia Agnelli: “È nella terza decade: la prima è stata quella della sopravvivenza, la seconda della stabilità, oggi è quella della crescita. La terza decade, che è quella in cui ci troviamo, è quella in cui siamo riusciti a crescere”. sottolinea. Elkann parla anche degli investimenti nel comparto della salute e, nello specifico, in Philips. “Il settore della salute – osserva – è cruciale e ne siamo diventati molto più consapevoli dopo quello che abbiamo vissuto durante la pandemia: cioè di quanto siamo fragili come esseri umani e di come le terapie mediche siano così importanti per aiutarci in futuro. Soprattutto se si considera l’aumento delle spese per un’assistenza sanitaria adeguata, riteniamo che questi problemi richiedano soluzioni. Ci siamo concentrati molto sugli abilitatori come Philips, un’azienda straordinaria che sta affrontando questi problemi. Philips ha una storia straordinaria, oggi vive una fase di rinnovamento con la grande attenzione che ha dedicato nell'ultimo decennio sul tema della salute e della tecnologia; è un’azienda molto determinata e ambiziosa nel risolvere problemi importanti”.

Infine, qualche considerazione su quella Juventus gioia e dolori di una passione ultracentenaria della famiglia. “Il calcio è stata una vera passione per la nostra famiglia. Una responsabilità che abbiamo da più di 100 anni, e una passione che condividiamo con le tante famiglie che amano la Juventus”, sottolinea. “I miei figli hanno avuto la fortuna di crescere in un periodo in cui la Juventus ha vinto nove scudetti di fila. Quindi, come mio nonno, sono cresciuti con una Juve che ha ottenuto risultati straordinari, e per questo ne sono incredibilmente appassionati. Il calcio è fatto di persone, competizione e grandi performance, esattamente come per le nostre società. Una società calcistica è fatta di persone, è fatta di competizione e risorse da cercare di usare al meglio. E poiché le nostre società aspirano a avere grandi risultati, da ambienti ad alta intensità come quelli dello sport professionistico c’è molto da imparare”.

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