TERZO POL(L)O

Triplete di Azione in campo largo,
verso il congresso in Piemonte

Calenda prospetta un'alleanza con Schlein (e grillini) in Emilia-Romagna, Umbria e Liguria. Sempre più "distante" la posizione del deputato piemontese Costa. Il renziano eretico Marattin accusa il suo leader: "Non può cambiare linea da solo, parola agli iscritti"

Nonostante la canicola, un brivido corre lungo la schiena di Enrico CostaÈ lo stesso parlamentare ormai di lungo corso, già viceministro della Giustizia, ma soprattutto garantista senza soluzione di continuità a usare questa metafora raggelante per spiegare come egli si senta di fronte al probabile, quasi certo, triplete del suo partito, Azione, in occasione delle elezioni regionali in Emilia-RomagnaUmbria e pure Liguria dopo le dimissioni forzate di Giovanni Toti

In tutte e tre le chiamate al voto il partito di Carlo Calenda è orientato, se non deciso, a contribuire ad estendere ulteriormente il campo largo schierandosi con Elly SchleinGiuseppe Conte col contorno di alleati vari ed eventuali. Se così sarà, stavolta il Churchill dei Parioli non potrà più spiegare le scelte in ragione, a quel punto più una supercazzola, delle decisioni locali e in quanto tali autonome rispetto alla linea del partito. Costa questo lo dice chiaramente: “Se si dovesse arrivare al triplete rosso, ciò non verrebbe letto come una scelta locale, piuttosto una traiettoria nazionale”. Traiettoria che è esattamente opposta a quella del deputato piemontese al quale i brividi corrono ancor più ghiacciati proprio perché in ballo c’è la questione che da sempre connota la sua azione politica. 

C’è quella giustizia orfana di garantismo (e di tante altre cose) brandita dal Pd e dai Cinquestelle, insomma per usare le sue parole da “quelli che stavano in piazza contro Toti”. E se con quelli si alleerà Azione, beh la posizione di Costa all’interno del partito non potrebbe che farsi più distinta e critica di quanto già non lo sia adesso, dopo le fatwe interne nei suoi confronti per il tandem con il renziano eretico Luigi Marattin verso la nascita di un’unica forza liberaldemocratica. E se, come si vedrà, il “disimpegno” rispetto a ruoli di partito del parlamentare monregalese passerà anche dal prossimo congresso regionale dopo le dimissioni da vicesegretario nazionale, la sua strada è percorsa in parallelo e con sempre più analogie dal sodale renziano, o forse quasi ex. “Ho fatto l’errore di pensare che una partita di calcio fosse cosa diversa dalla politica” spiega il deputato eletto in Piemonte, riferendosi all’ormai stracitato abbraccio tra Matteo Renzi e la segretaria dem. “Evidentemente la deriva di confondere politica con le curve ultrà è ormai inarrestabile”, chiosa al veleno.

Marattin ricorda che “l’ultimo congresso, quello che lo ha eletto, Renzi lo ha fatto su una proposta terzopolista. Se ora vuole cambiare linea deve farlo chiamando, nuovamente, gli iscritti a decidere”, per poi aggiungere quello che appare un anticipo di ciò che potrebbe facilmente accadere se il congresso non ci sarà: “Ne trarrò le conseguenze”, dice precisando non a caso che lo farà “insieme a tanti altri”. Quanti da Italia Viva potrebbero seguire Marattin verso la riproposizione, riveduta e corretta (senza i due galletti) del Terzo Polo e quanti da Azione lo farebbero con Costa? La scommessa passa per temi importanti dirimenti e di forte prese nell’elettorato moderato, primo tra tutti proprio quello della giustizia su cui la sinistra ormai si è spostata sulle posizioni acclarate dalla piazza genovese e il centrodestra fino ad oggi ha mostrato titubanze e timidezze (anche e soprattutto sul caso Toti ) tali da deludere chi aveva sperato in ben altro. Per dirla con Marattin “il fallimento del Terzo Polo non equivale alla scomparsa di un’area politica, ma solo al fallimento di quel particolare tentativo”. E i responsabili sono ben noti.

E se Costa paventando lo schieramento di Azione a sinistra nelle tre regioni in cui si andrà al voto lancia un messaggio all’interno della sua forza politica, a Renzi imputa scelte di campo “opposte alle sue convinzioni”. Spiega che il senatore di Rignano sceglie un campo largo “ dove non si va d’accordo su niente, ma tutti sono uniti quando si tratta di abbattere l’avversario per via giudiziaria”. Una bestemmia politica per il liberale piemontese che ribadisce: “La giustizia è un caposaldo sul quale non si possono fare compromessi politici”. E anche in queste parole, c’è tanto forse tutto, del possibile futuro di Costa e di chi la pensa come lui. Le scelte di Azione su Emilia-Romagna, Umbria e Liguria potrebbe essere la scriminante e forse un acceleratore del progetto di partito unico liberaldemocratico. Proprio nello stesso periodo delle elezioni, in autunno, è programmato il congresso regionale di Azione in Piemonte

Da quando, nel maggio dello scorso anno, proprio in disaccordo con l’ipotesi (poi confermata) di sostenere Alberto Cirio e il centrodestra alle regionali, l’ex piddino Gianluca Susta si era dimesso da segretario del partito, Azione in Piemonte è nelle mani di Costa, in veste di commissario. E la permanenza al vertice, attraverso la candidatura al congresso, per sua stessa ammissione, sarebbe totalmente esclusa. Sarà qualcun altro, non lui a guidare il partito. Chi? Troppo presto per conoscere o, perlomeno, individuare possibili candidati. Si va da un possibile ritorno dello stesso Susta, magari proprio in virtù del riposizionamento con triplete rosso, a un profilo di provata esperienza nei passaggi da destra a sinistra e viceversa come quella del vicesindaco nel campo largo al Comune di Alessandria e già vicesegretario regionale Giovanni Barosini. Azione in Piemonte conta poi sulla storica coppia politica, l’ex parlamentare Osvaldo Napoli e la deputata Daniela Ruffino, rafforzata ulteriormente con l’elezione in consiglio regionale nelle lista civica di Cirio di un loro uomo come Sergio Bartoli. Certo riuscirebbe difficile immaginare i due di Giaveno alla testa di un partito spostato ancor più a sinistra. Ma quello sarebbe solo uno dei problemi, se trovassero conferma nella scelta sulle tre regioni al voto i brividi di Costa.

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