FASCE TRICOLORI

Anci, braccio di ferro FdI-Pd. Ultime ore per evitare la conta

Testa a testa in Piemonte tra due presidenti di provincia. Il meloniano Delmastro vuole imporre Gilardino di Vercelli, i dem schierano Ramella di Biella. Vertici nazionali alla vigilia dell'assemblea di venerdì. I rapporti di forza nella regione

Due giorni per evitare la conta. È in programma venerdì l’assemblea dell’Anci Piemonte e ancora non c’è il nome del successore di Andrea Corsaro, sindaco di Vercelli non rieletto all’ultima tornata, che ha lasciato il timone a Emanuele Ramella Pralungo per traghettare l’associazione delle fasce tricolore in attesa del nuovo presidente. Destra e sinistra rivendicano quella poltrona, i maggiorenti locali da settimane sono attaccati al telefono per precettare i sindaci amici. L’assemblea si svolgerà nel Salone dell’Arengo del Broletto di Novara, città in mano alla Lega con gli onori di casa affidati al sindaco Alessandro Canelli, che da presidente di Ifel e responsabile finanza è uno dei big dell’associazione di via dei Prefetti. Si vota per teste, uno vale uno e il capoluogo Torino ha lo stesso peso di Moncenisio, una cinquantina d’abitanti abbarbicati a millecinquecento metri d’altitudine.

A memoria d’uomo mai si è proceduto a una conta per eleggere il sindaco dei sindaci: inusuale sia a livello nazionale sia regionale. A oggi, però, secondo fonti romane ci sono ancora quattro regioni su cui un informale tavolo nazionale si sarebbe imballato: si tratta di Lazio, Abruzzo, Molise e, appunto, il Piemonte. Nelle prossime ore ci sarà un ultimo tentativo per sbloccare l’impasse: per il Pd a trattare è il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il rappresentante del centrodestra è invece Roberto Pella di Forza Italia, attuale reggente dell’Anci dopo l’elezione a Bruxelles di Antonio Decaro. Fratelli d’Italia rivendica almeno una importante regione d’Italia, ma sul territorio il Pd fa le barricate. In Piemonte, dopo il passo di lato di Elena Piastra il centrosinistra ha scelto di convergere su Ramella di Pralungo, presidente della Provincia di Biella, primo cittadino di Occhieppo Superiore e attuale reggente dell’Anci piemontese. Il centrodestra, invece, punta su Davide Gilardino, anche lui presidente di provincia, ma a Vercelli. È il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro che si è intestato la battaglia e che sta tentando di imporre il suo nome a livello romano.  

Ma quali sono i reali rapporti di forza in Piemonte? Rispetto a quattro anni fa il Pd ha riconquistato il capoluogo e oggi amministra otto delle dieci più grandi città della regione, ma come si è detto uno vale uno quando si tratta di alzare la mano. Un altro conto sono i versamenti per l’affiliazione e quelli sono proporzionali agli abitanti. La sede dell’assemblea a Novara rappresenta un vantaggio per il centrodestra che in quella provincia (e nelle vicine Vercelli e Vco) può contare su una maggioranza schiacciante in termini di sindaci come hanno anche dimostrato le provinciali di scena lo scorso weekend. Il centrosinistra è più forte nell’area metropolitana di Torino e nel Piemonte meridionale, ma mobilitare i primi cittadini che soprattutto nei paesi piccoli svolgono il proprio ruolo per spirito di servizio facendo i salti mortali con il proprio lavoro, non è affatto semplice. Altra incognita, questa volta per il centrodestra, è il reale impegno degli alleati di FdI: Lega e Forza Italia mobiliteranno i loro eletti? 

Un accordo potrebbe soddisfare tutti, ma al momento non c’è. “Il centrodestra con noi non parla e demanda tutto al tavolo nazionale” afferma un dirigente locale del Pd. A Roma, anche i dem sono combattuti tra l’esigenza di assicurare assetti complessivi e quella di non scontentare i referenti sul territorio. Una quadra però va trovata anche perché tra un mese Torino ospiterà l’assemblea di Anci nazionale e anche qui siamo ancora in alto mare. La candidatura del napoletano Gaetano Manfredi è sempre in pole ma deve fare i conti con le ambizioni di Giuseppe Sala che guida la folta pattuglia di sindaci lombardi e vorrebbe concludere la sua esperienza a Palazzo Marino con la fascia di sindaco d’Italia. Un quadro che vede il torinese Stefano Lo Russo costretto alla finestra, a coltivare la speranza che il perdurare dell’impasse lo rimetta in corsa. 

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