LA SACRA RUOTA

Tavares parla (inglese) ma non dice nulla. L'audizione non rivela i piani di Stellantis 

Tanto attesa quanto deludente la performance dell'ad in Parlamento. Chiede soldi "per i vostri cittadini che così possono acquistare l'auto" e resta vago su investimenti, produzione e occupazione. Avverte "rabbia e livore" e invita a collaborare

C’era grande attesa per l’audizione alle commissioni Attività Produttive della Camera e Industria del Senato ma Carlos Tavares ha lasciato tutti delusi. L’ad di Stellantis era stato invitato a spiegare come il gruppo da lui guidato intende fronteggiare la crisi produttiva dell’auto nel nostro Paese, giacché se è vero che è tutto il settore dell’automotive a registrare gravi difficoltà, Stellantis si distingue per prestazioni peggiori di tutte le case europee. All’indomani del profit warning sui conti 2024, una prima linea di comando rivoluzionata, con le reti dei concessionari europei contro, il sindacato americano Uaw sul piede di guerra, le produzioni in Italia di veicoli ai minimi storici e l’imminente protesta in piazza, il prossimo 18 ottobre a Roma, delle organizzazioni metalmeccaniche italiane, Tavares non è stato chiaro e non certo per aver parlato in inglese nella Sala del Mappamondo di Montecitorio.

“In Italia il costo dell’energia è molto elevato, per esempio è doppio rispetto a quello della Spagna, e questo è uno svantaggio notevole. Non so perché succeda, ma è un fattore che dobbiamo considerare”, ha esordito il manager portoghese. “Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna. Quindi, nel contesto attuale, devo per forza considerare un 40% di aumento dei costi, ovvero quello della tecnologia elettrica”, ha proseguito, spiegando che “con questo 40% di aumento dei costi creo, all’interno della filiera, una tensione insopportabile”. Secondo il ceo, quindi, “voi leader politici dovete dirmi come devo fare per gestire questo aumento dei costi”. Ofelè fa el to mesté, insomma.

“Per attenerci alle regolamentazioni, dobbiamo aggiornare e cambiare le tecnologie. Questo può generare ansia, il cambiamento, soprattutto se veloce e profondo, può generare ansia. Ma noi in Stellantis abbiamo molto chiara la roadmap per portare avanti questo cambiamento”, ha assicurato Tavares che ha assicurato sul mantenimento dei siti italiani, smentendo anche le voci sulla vendita di Maserati. “Il settore è sotto tensione, ci sono attriti e difficoltà, ma noi siamo sereni”, ha aggiunto, sottolineando che “anziché litigare sulle regolamentazioni, dobbiamo fare in modo di lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti nel modo migliore”. Il numero uno di Stellantis dopo mesi di scontri, in particolare con la nuova maggioranza di Palazzo Chigi, ha offerto un ramoscello d’ulivo dicendosi convinto che “si debbano gestire gli attriti, evitare di discutere, lavorare insieme con tutte le parti coinvolte”. Ma il clima non è dei migliori. “Sento da parte vostra rabbia, un certo livore. Lo stesso atteggiamento che hanno i lavoratori. È una situazione molto difficile. I regolamenti decisi, che sono alla base della situazione attuale, non sono stati imposti da Stellantis, non è corretto fare una grande insalata. Ci sono stati imposti”, ha aggiunto rispondendo alle domande dei parlamentari.

Sulla questione dei sostegni che l’azienda chiede, l’ad ha risposto: “Non chiediamo soldi per noi, ma chiediamo a voi di darci aiuto per i vostri cittadini che così possono acquistare dei veicoli che si possono permettere. Non sono soldi che vanno a Stellantis ma sono soldi che vanno a ridurre i costi”. Argomento non nuovo, più volte usato in passato.

I leader delle opposizioni si sono espressi in modo molto duro nei confronti dell’ad di Stellantis. Per il Giuseppe Conte (M5s) l’intervento è stato “del tutto insoddisfacente e deficitario” perché Tavares “non ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti, nulla di puntuale per quanto riguarda investimenti in ricerca tecnologia e sviluppo, quale sarà la sorte della gigafactory di Termoli, niente di più specifico sulle prescrizioni per Comau. Oggi noi andiamo via senza avere in realtà nessuna prospettiva concreta su quello che sarà destino delle nostre lavoratrici e lavoratori. Non ci ha fatto neppure capire le strategie sulle delocalizzazioni. Non ci ha detto nulla, se non i costi, che pesano sulla filiera dell’indotto e della componentistica italiana, che purtroppo avete sventrato dopo l’accordo tra Fca e Psa”. Sulla stessa linea la segretaria dem Elly Schlein la quale ha ribadito che il Pd sosterrà lo sciopero dei lavoratori: “Condividiamo le ragioni dello sciopero unitario del 18 ottobre e chiediamo che Stellantis si confronti con le organizzazioni sindacali e i lavoratori, non possono essere i lavoratori a sobbarcarsi i costi di quello che sta accadendo”. Formula di rito, piuttosto vuota come del resto appaiono le ricette economiche del Nazareno.

Decisamente più incalzante e incisivo Carlo Calenda: “Vorrei chiederle com’è successo che i dipendenti sono diminuiti di 11.500 unità e altri 3.800 escono quest’anno e vorrei anche chiederle come succede che il 31% di decrescita possa portare la produzione a 400mila unità di autovetture e veicoli commerciali, il minimo storico”, ha detto il leader di Azione. “Le parole dicono una cosa e i fatti ne dicono un’altra – ha aggiunto l’ex ministro –. Le opposizioni hanno presentato una mozione per risolvere il problema del costo dell’energia, mettere una serie di incentivi stabili, ma siamo completamente contrari a darvi un singolo euro, in qualunque forma, finché non ci sarà un piano industriale con modelli, investimenti e centri di ricerca, e che sia fatto per iscritto e con chiarezza”.

Il torinese Marco Grimaldi, vicepresidente di Avs alla Camera, recita il solito copione: “La crisi la pagano i lavoratori, eppure Tavares è venuto a fare la vittima, in perfetto stile governativo, e tutta la maggioranza scondinzola. La sua narrazione – ha attaccato – sarebbe credibile se non fosse che l’automotive in Italia vive un’agonia da ben prima dell’arrivo dell’elettrico”.

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