Democrazia in pericolo

In Myanmar (Birmania), i militari che hanno destituito, con un colpo di stato, la leader Aung San Suu Kyi, scelta dal popolo in libere elezioni, cercano di soffocare il dissenso della popolazione attraverso rigide sanzioni ed arresti per coloro che si oppongono al regime militare. In Turchia il giornalista Husnu Mahalli è stato condannato a 2 anni e 5 mesi per aver definito dittatore il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e a 1 anno e 8 mesi per ingiuria nei confronti di pubblici ufficiali turchi. L’arresto è avvenuto dopo l’intervento di Mahalli in un talk show in cui aveva polemizzato duramente contro l’emittente filo governativa A-Haber. In Bielorussia decine di migliaia di persone (oltre 100.000 secondo l’agenzia France-Presse) sono scese in piazza a Minsk chiedendo a gran voce le dimissioni di Aleksandr Lukashenko, “ultimo dittatore d’Europa”. La capitale bielorussa è blindata dai poliziotti in assetto antisommossa e dai loro mezzi corazzati. Nella Russia di Putin e nella Cina di Xi Jinping lo Stato non tollera chi non è allineato praticando massicci arresti anche di giornalisti ed osservatori stranieri.

Tutti i giorni i mezzi di informazione ci mettono al corrente che in alcuni Stati, anche formalmente democratici, la società civile è oggetto di severe restrizioni nella libertà di movimento e di pensiero a tal punto che chi cerca di opporsi al governo in carica, anche in modo non violento, solamente attraverso le proprie opinioni, viene fatto arrestare ed incarcerare sine die dalle forze dell’ordine e della magistratura. La maggior parte dei cittadini italiani è convinta sinceramente di essere protetta e tutelata dalle forze dell’ordine: vedendo per strada una volante della polizia, una camionetta dei carabinieri, un’automobile della guardia di finanza ecc., i cittadini si sentono protetti e riconoscenti verso queste persone che vigilano sulla nostra sicurezza, quasi fossero degli angeli custodi.

Analizzando però quanto è avvenuto in passato e quanto, purtroppo, avviene oggi in alcuni Paesi del mondo, ci rendiamo conto che questi apparati dello stato più che angeli custodi sono assimilabili ad armi caricate e pronte a sparare su qualsiasi bersaglio sotto il solo comando del potere di Stato e delle leggi in vigore, giuste o sbagliate che siano: leggi che hanno permesso di arrestare e incarcerare gli ebrei, di confinare gli oppositori politici, di ghigliottinare chi si riteneva colpevole, ecc. Le leggi volute dallo Stato sono legittime, così come è legittimo l’intervento delle forze dell’ordine per farle rispettare. Quando cambia l’assetto politico di governo, alcune leggi possono venire abrogate perché addirittura dichiarate “crimini contro l’umanità”, si processano ed arrestano i governanti, mentre le forze di polizia, i carabinieri, ed anche i magistrati rimangono per lo più al loro posto per “servire” il nuovo assetto politico. Il lavoro che viene compiuto dalle forze dell’ordine è indispensabile in uno Stato di diritto ma questi apparati, seppur necessari, possono, in alcune circostanze, diventare pericolosi per la democrazia come lo sono stati nell’Italia governata da Benito Mussolini e lo sono tutt’ora in diversi Paesi del mondo.

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