Così si uccide la caccia

Si può avere un comune sentire lontano dal mondo venatorio ma quando si rivestono cariche pubbliche rimane doveroso analizzare le questioni senza farsi tediare dalle proprie convinzioni personali, usando un metro di misura oggettivo e non soggettivo. Così non parrebbe per i senatori grillini, in quanto questa volta, però, non siamo di fronte ad una semplice svista. Celandosi dietro una nobile causa, quella della tutela degli animali, che siamo i primi a sostenere, i senatori del movimento cinque stelle, nella loro deriva ambientalista, intendono destabilizzare e uccidere il mondo venatorio italiano, impedendo di fatto ai cacciatori di poter svolgere l’attività venatoria, che sarebbe bandita in quasi tutto il territorio nazionale.

Ritengo di poter affermare tutto ciò, in quanto sul ddl cosiddetto “proteggi animali” approdato in Commissione Giustizia al Senato, che intende inasprire le sanzioni e le pene per chi maltratta gli animali vi sono inseriti dei passaggi degni di quell’ortodossia dimostrata a più riprese dal mondo grillino. Un disegno di legge che tra le righe finali, nasconde una gravissima minaccia per la caccia: l’abrogazione dell’art. 842 del Codice Civile, che consente l’ingresso dei cacciatori sui fondi privati non recintati. Cosa c’entra il reato di maltrattamento degli animali con l’accesso dei cacciatori nei fondi privati, attività permessa e regolamentata dalla legge?

Il ddl in questione, intende inasprire le pene attraverso sanzioni amministrative e penali più severe, che si inserirebbero all’interno della legge 157/92 sulla caccia, attualmente già tra le più stringenti a livello europeo. Di fronte ad una crisi economica senza precedenti, con tassi di disoccupazione alle stelle e milioni di italiani chiusi in casa, esponenti della maggioranza di Governo ritengono prioritario portare in aula norme che vanno a danneggiare la caccia, l’indotto e tutti i comparti produttivi collegati.

Insomma, sotto il velo della demagogia ambientalista, i 5 stelle sferrano un duro attacco all’attività venatoria e agli stessi cacciatori. Una presa di posizione arbitraria, che si aggiunge alle numerose limitazioni già imposte al settore dagli ultimi dpcm e che dimostra l’avversità ad un mondo che, secondo dati pre-pandemici, è in grado di muovere più di due miliardi e mezzo annui.

Quando si promuovono proposte di legge non si dovrebbero trattare argomenti in compartimenti stagni, senza tenere in debita e rilevante considerazione cosa c’è attorno, come indotto e non solo al mondo venatorio. Non posso che concordare con il lavoro dei parlamentari della Lega al Parlamento nazionale, che presenteranno emendamenti a tale ddl, non per ostruzionismo come in modo miope argomentano i grillini ma per rendere tale ddl il più inclusivo possibile e meno impattante negativamente a una larga fetta di cittadini italiani. Cittadini che non necessariamente svolgono attività venatoria ma beneficiano della stessa, nel rispetto degli animali, portando avanti soluzioni di buonsenso e accantonando le retoriche proibizioniste quanto ortodosse fine a sé stesse dei pentastellati.

*Gian Carlo Locarni, responsabile ambiente Lega Salvini Piemonte

print_icon