Dalle nebbie giudiziarie riemerge il vecchio referendum sulla caccia
10:36 Sabato 19 Marzo 2011Dopo 25 anni di processi, la Corte d'Appello lo ha giudicato ammissibile. I promotori chiedono di poterlo votare a giugno
Un referendum che attende di essere votato dal 1987. E' quello regionale sulla caccia, che in quasi 25 anni ha dovuto attraversare una babele di processi e contrastare quanti lo ritenevano inammissibile. Nel dicembre dello scorso anno la Corte d'Appello di Torino si è finalmente espressa in modo definitivo e inequivocabile, giudicando accoglibili tutte le richieste dei promotori, che oggi chiedono a gran voce l'accorpamento di quel referendum agli altri che verranno votati il 12 e 13 giugno prossimi. Quattro i quesiti proposti, relativi alla riduzione delle specie cacciabili; al divieto di caccia nella giornata di domenica; all'eliminazione delle esenzioni al divieto di caccia sui terreni innevati e all’abolizione del regime privilegiato riconosciuto alle aziende private di caccia.
Nel lontano 1987, oltre 60 mila elettori piemontesi sottoscrissero questa iniziativa e oggi i promotori chiedono fortemente che venga accorpato e votato assieme a tutti gli altri. «Il referendum sulla caccia in Piemonte si deve fare. Purtroppo 25 anni dopo la richiesta e la dichiarazione di ammissibilità – scrive l’ex consigliere regionale Mariano Turigliatto in una lettera indirizzata al presidente della Regione, Roberto Cota -. Le condizioni di larga parte delle specie selvatiche sono nel frattempo peggiorate e tutte le iniziative assunte per tutelare almeno le specie più a rischio non hanno trovato riscontro positivo». Turigliatto, oggi coordinatore della Costituente Ecologista in Piemonte, nella scorsa consigliatura promosse una legge per la tutela della tipica fauna alpina, bocciata grazie anche ai voti degli alleati Pd.