Attila era un principiante

L’erba in città è cresciuta molto quest’anno, a causa di un continuo susseguirsi di piogge e temporali che si sono abbattuti sull’Italia nord-occidentale. I tagli vanno quindi ripetuti più volte nell’arco di questa stagione estiva, ma la cronica scarsità di fondi comporta la trasformazione di giardini e parchi urbani in vere e proprie selve, in cui risulta facile perdere bambini e cani (ossia qualsiasi creatura che sia al di sotto del metro e mezzo di altezza).

Il decespugliatore è affidato ad appaltatori che hanno vinto una gara al ribasso, così come accade per le opere inerenti strade e illuminazione pubblica, i quali 2/3 volte all’anno entrano in azione con l’ordine di fare in fretta per sfruttare al meglio la giornata lavorativa. L’esternalizzazione non comporta risparmi di spesa per le casse pubbliche, ma al contrario un aumento dei costi, poiché questi includono anche il margine di profitto a vantaggio dell’affidatario del servizio. La comunità risparmia solamente quando la gestione della manutenzione del Verde è diretta, in capo al Comune stesso: gestione che garantisce un maggior rispetto dei giardini, così come delle alberate cittadine.

Il denaro, o meglio il margine di guadagno, diventa l’unico paradigma che i responsabili di cantiere seguono fedelmente, a costo di ridurre all’osso i tempi dedicati ai singoli lotti assegnati. La parola d’ordine è produrre al massimo nel minor tempo possibile: meccanismo diabolico che purtroppo interessa tutti i settori (compresi gli eventi culturali), e dalle ricadute decisamente negative sull’Ambiente.

Tempo addietro, infatti, la ditta che si è aggiudicata l’appalto ha proceduto al taglio dell’erba in alcune zone di Torino Sud, tra cui all’interno del Parco Colonnetti. Purtroppo, i cittadini, nei giorni seguenti l’intervento manutentivo, sono rimasti basiti osservando una miriade di leprotti dilaniati e sparsi ovunque. Evidentemente, come accade quando si recidono con mezzi meccanici le erbacce ai lati delle risaie (le anatre vengono letteralmente triturate con i loro pulcini), la lama ha fatto a pezzi tutto quello che ha incontrato, comprese le piccole creature che abitano il parco.

L’istituzione comunale ha taciuto sulla strage di leprotti, mentre continua imperterrita a giustificare la moria di alberi in atto (che include pure gli esseri che vivono tra le loro fronde). È sufficiente che un residente segnali il presunto pericolo di caduta di un’essenza arborea per procedere al suo abbattimento, così da evitare agli amministratori cittadini qualsiasi responsabilità civile, e penale, nel caso in cui si verifichino danno a causa del crollo dell’albero. Molti cittadini hanno imparato la lezione, per cui decidono di tacere (evitando di inviare segnalazioni di mancate potature o dubbi di stabilità) per non dover poi assistere a interventi decisamente radicali da parte del Comune.

Strana contraddizione per una maggioranza comunale che ama definirsi green, sensibile ai temi ambientali. Contraddizione resa ancor più bizzarra dalla scelta dei luoghi in cui svolgere alcune manifestazioni musicali di massa. Invero, appena concluso il fragoroso Kappa Futurfestival, celebrato a Parco Dora tra abitazioni e aree destinate (per l’appunto) a parco, arriverà verso fine agosto il Festival ToDay: posizionato (dopo un cambio degli organizzatori voluto dalla politica) nell’area di confluenza Po- Stura, nonché a ridosso della Zona Protetta Speciale del Parco del Meisino (Riserva Unesco Collina Po).

Un evento caratterizzato storicamente da alti volumi acustici, e dal passaggio di decine di migliaia di persone, verrà quindi collocato nei pressi di un’area verde, dove circa 230 specie di uccelli nidificano e si riproducono.  Posizionamento che preoccupa, e non poco, le associazioni ambientaliste (tra cui la Consulta comunale stessa), le quali da mesi inviano accorati appelli alla Giunta, invocando un ripensamento in merito al sito destinato ad accogliere la grande iniziativa musicale. Nell’ultimo comunicato della Consulta si legge: “La situazione avifaunistica potrà seriamente risentire di tutte le pressioni antropiche indebite che verranno esercitate sull’area”. Appelli che sembrano destinati a cadere nel vuoto, così come già accaduto in passato a chi contestava la cementificazione del Parco del Meisino prevista dai progetti finanziati dai fondi PNRR.

Pure Piazza d’Armi, in questi giorni, è interessata da un “Punto Verde” che offre ballo e salamelle alla griglia ai propri clienti, con buona pace del manto d’erba e delle innumerevoli auto che sostano sul parco stesso. Autovetture parcheggiano regolarmente, da qualche settimana, anche all’interno di Parco Rignon e nulla valgono le lamentele dei cittadini residenti nei palazzi adiacenti.

L’anima ambientalista della Giunta di Torino, se esiste davvero, sembra gravemente assopita, mentre spicca con forza quella che si piega al business, e agli interessi, di appaltatori e manager. Torino, sempre più abbandonata a sé stessa (basta uscire da Porta Nuova e dirigersi in Piazza San Carlo in ore serali per accorgersene) può candidarsi con fierezza, e buone speranze di vittoria, a un premio dedicato all’Ambiente: il Premio Attila (assegnato in realtà a chi distrugge Natura e Pace).

Il dubbio che mi pervade mentre scrivo è davvero inquietante: “ma davvero una maggioranza di Centrodestra potrebbe fare di peggio nel rapporto tra amministrazione e aree verdi?”. La risposta, dinanzi allo scempio sociale e ambientale in atto, è lapidaria: “Purtroppo, No!”.

print_icon