PALAZZO ROSSO

Alessandria, botti (e botte) di fine anno

Volano gli stracci in Comune nella coalizione di centrosinistra. Scene di gelosia dei Moderati alla sindaca Rossa: “Preferisci l’Udc”. E lei accusa il rappresentante locale di Portas di essere interessato solo alle poltrone. Nella zuffa finiscono le partecipate

Fine anno tra i botti e le botte politiche ad Alessandria dove l’alleato principale del Pd in Comune, il partito dei Moderati, è ormai ai ferri corti con la sindaca Rita Rossa, tanto da far intravvedere un’imminente rottura della quale sarebbe pronto ad avvantaggiarsi l’Udc il cui leader provinciale, nonché coordinatore regionale, Giovanni Barosini, ha appena incassato due nomine targate Pd: la presidenza del comitato per la valorizzazione del Polo museale alessandrino e quella di maggior peso in Anci, ovvero la presidenza della commissione permanente Politiche istituzionale e Riforme, con il viatico di Piero Fassino, nume tutelare della Rossa.  Un doppio riconoscimento quello dato allo scudocrociato che sembra essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, peraltro già stracolmo, dei Moderati e far lanciare dal suo leader locale Cesare Miraglia un avvertimento inequivocabile alla sindaca: “Se pensa di aver trovato altrove la stampella per poter fare a meno di noi, si sbaglia di grosso”. Immediata la replica: “Miraglia ha passato il segno”, contrattacca Rossa. Che si toglie dalla scarpe tanti sassolini da inghiaiare il cortile di Palazzo Rosso.

 

“Fa così perché non accetta di non poter essere nominato presidente o direttore di Aral (la partecipata per il trattamento rifiuti, al centro di vicende poco chiare, ndr), e poi adesso anche di Amag Ambiente. Per la presidenza è incompatibile, essendo stato assessore in Provincia fino a pochi mesi fa. Per fare il direttore non ha né titoli né competenze. E poi sono scelte che non fa il sindaco”, ma avvengono con una selezione. Insomma “Miraglia si metta il cuore in pace”. E se, invece, deciderà che l’alleanza con il Pd è ormai conclusa “ne trarremo le conseguenze” dice lapidaria, ma fors’anche non troppo allarmata. Intanto c’è l’Udc pronta. Come pronta la giustificazione a un probabile cambio di alleanze: “È ovvio che se i Moderati uscissero dalla maggioranza, si aprirebbe un confronto in consiglio, alla ricerca di un sostegno trasparente”.

 

Che la situazione sia difficilmente ricomponibile lo si evince da altre parole pronunciate in questi giorni dall’esponente dei Moderati: “Se qualcuno ha deciso di svendere questa città per soddisfare le proprie ambizioni personali, sappia che i Moderati non ci stanno, e che da gennaio si cambia musica: ad oggi non escludo nulla”. Nell’attesa spara al bersaglio grosso, a Stefano De Capitani, manager di stretta osservanza fassiniana, arrivato un anno fa per presiedere non certo solo formalmente la più grande partecipata, ormai holding dell’energia e dei rifiuti, quell’Amag il cui futuro è intravvisto da molti nella galassia Iren tanto cara al sindaco di Torino. A De Capitani, Miraglia manda a dire che sarebbe buona cosa se “tornasse da dove è venuto” visto che “nulla c’entra con Alessandria”. Ma, soprattutto, dietro l’incarico attribuito all’ex direttore del Csi, i Moderati alessandrini dicono di intravvedere manovre tese a svendere un patrimonio. Tant’è che nei giorni scorsi si sono astenuti dall’approvare la costituzione di Amag Ambiente, il ramo rifiuti della holding le cui quote sono per la stragrande maggioranza detenute proprio da Palazzo Rosso.

 

Sarà un caso ma, appena l’altro ieri, riferendosi a voci che ipotizzavano un suo abbandono De Capitani, ha twittato “Chissà perché quando ottieni buoni risultati nelle società pubbliche c’è subito qualcuno che vuole farti dimettere”. Cesare Miraglia ce l’ha pure con un altro pupillo della Rossa, il ragioniere capo Antonello Paolo Zaccone che dopo la falsa partenza per l’Autorità nazionale dei Trasporti è rimasto a Palazzo Rosso dove, secondo i Moderati, godrebbe di poteri assoluti, per non citare i suoi trascorsi da assessore e da tecnico nelle amministrazioni di centrodestra.

 

“Massima trasparenza” obietta la sindaca. “Se poi i Moderati non partecipano, come accaduto, a qualche riunione di maggioranza questo non vuol dire siano stati esclusi”. Poi cita i posti: un assessore, Claudio Falleti, la presidenza di Atm a Gianfranco Cermelli, una poltrona nella Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria… “Ma non posso accettare – sillaba la Rossa, come fosse nell’iperuranio – che si usi la politica per incarichi personali”. E a proposito di incarichi, appare a dir poco strano che nella querelle tra Pd e Moderati entri praticamente tutto, una ridda di poltrone e di nomi, ma non uno, quello di Bruno Binasco, l’ex manager del Gruppo Gavio, uomo forte della logistica con trascorsi giudiziari che è stato chiamato e votato all’unanimità alla presidenza di Slala, la fondazione data per decotta e poi miracolosamente resuscitata.

 

L’unica voce a chiedere conto della nomina è quella del M5s con il consigliere Domenico Di Filippo che ha presentato un’interpellanza ancora in attesa di risposta. Ormai fuori e lontano dalla galassia del potentissimo gruppo tortonese, Binasco, secondo alcuni rumors, sarebbe stato chiamato dal Pd (tutti i sindaci soci di Slala sono dem) per favorire uno sviluppo della logistica con l’arrivo di un nome forte del settore, che non è certamente Gavio. E mentre sarà interessante ascoltare le risposta di Rita Rossa all’interpellanza del grillino (che cita pure Renzi sui condannati e lo spazio che non devono più avere nel governo della cosa pubblica) l’ormai quasi alleato della sindaca la leva anch’egli sulla trasparenza: “La chiediamo da tempo, o si cambia passo o da gennaio non escludo nulla”. Niente di personale premette. Nulla di personale, ribadisce la sindaca. Magari ci sta pure un aperitivo insieme alla Canottieri Tanaro, la club house gestita dall’ex presidente della Provincia Paolo Filippi, amico e sodale di lunga data di Rita Rossa e socio, nel ristorante sul fiume, con il moderato Cesare Miraglia. Strano no?