Piemontesi fuori classifica
Riccardo de Caria 06:00 Venerdì 27 Gennaio 2012
Qualche giorno fa, un giornale online ha pubblicato gli esiti di un sondaggio tra i propri lettori, volto a individuare il "piemontese dell'anno" 2011.
Per la cronaca, ha vinto il consigliere regionale grillino Davide Bono; del resto, è noto che i grillini sono grandi internauti e questo avrà presumibilmente aiutato il loro compagno di movimento. Ma più ancora del risultato del sondaggio, che gli stessi organizzatori dichiaravano voler essere un gioco, senza pretese di scientificità, colpisce la rosa di candidati scelti dalla redazione del quotidiano: vi figuravano, oltre ad altri politici, un noto calciatore e poi uomini e donne divisi tra la scienza, le istituzioni, la società civile.
Al di là delle simpatie o antipatie per gli uni o gli altri, però, non vi era neppure un nome che facesse veramente battere il cuore di chi ha come propria stella polare la difesa della libertà, o che si fosse distinto in modo davvero particolare per averne promosso la causa, anche solo come positiva conseguenza inintenzionale delle proprie attività.
Così, con gli amici dell'Ora libera(le), ci siamo divertiti a immaginare un "controelenco" di persone che invece rispondevano a questo altro criterio: non sono moltissime, ma ce ne sono, e stanno tutte alla voce "punti di riferimento".
Primus inter pares ci è parso l'imprenditore Giuseppe Arena, patron della compagnia ferroviaria privata Arenaways, ridotta al fallimento l'estate scorsa da un monopolista pubblico arrogante e dotato dell'odioso potere di far deragliare la concorrenza con un solo tratto di penna (ma da buon Straborghese, Arena non si è arreso e nel 2012 è pronto a ripartire: i nostri auguri!).
Sempre nel mondo delle imprese e del lavoro, come non ricordare il gruppo di Imprese Che Resistono, riunite per la prima volta nel maggio 2009 dal cuneese Luca Peotta e da allora divenute sempre più numerose: alcune volte cercano un po' troppo aiuto nella politica per i nostri gusti, ma le loro orgogliose battaglie, anche nel 2011, meritano il nostro plauso.
Ancora, un posto se lo conquista certamente Daniele Ferrero, presidente della storica azienda del cioccolato Venchi, che da Castelletto Stura in provincia di Cuneo esporta in tutto il mondo, tenendo alto il nome del Piemonte, e trova anche la voglia di scrivere gran belle lettere ai giornali. E a proposito di Ferrero e di cioccolato, va da sé che un posto in prima fila tra i piemontesi dell'anno lo hanno sempre i Ferrero di Alba, capaci di creare un'azienda straordinaria e mantenerla ai vertici mondiali del settore, purtroppo funestati l'anno scorso dalla tragica scomparsa di Pietro, figlio di Michele allora sul ponte di comando, a detta di tutti persona di altissime doti umane, oltre che manageriali: ma anche la Ferrero (come dubitarne?) reagisce a un lutto così grave; Alba, un po' come New York dopo l'11/9, resta orgogliosamente open for business; e insieme continuano a deliziarci a come sempre.
Ma certamente non c'è solo l'impresa, che pur conterebbe diversi altri nomi, dai fratelli Messina della Yesmoke, di cui abbiamo già parlato, a Carmelo Miragliotta, che anche l'anno scorso ha portato avanti una meritoria battaglia per un federalismo degno di questo nome, da quelle terre del Monferrato in cui con le sue sole forze ha trasformato una cascina diroccata in uno splendido agriturismo.
Tra gli uomini di studi, ad esempio, un piemontese doc che si è fatto apprezzare in tutta Italia per la lucidità, l'anticonformismo e il rigore metodologico di ogni suo scritto è Luca Ricolfi, che anche nel 2011 ci ha regalato un'analisi impeccabile di come il vero cancro del nostro Paese sia l'oppressione fiscale sui produttori di ricchezza.
Non a caso grande estimatore di Ricolfi è poi quell'Oscar Giannino, che da una famiglia operaia di Torino e una maledetta malattia che lo ha ripetutamente perseguitato fin da giovane, ha saputo costruirsi un curriculum strepitoso, diventando un indiscusso maestro di libertà, la causa per cui combatte con forza inesauribile. Molti di noi ne sognano la discesa in politica: intanto, lui trova il tempo per assistere chi ha avuto la sua stessa maledizione di ammalarsi di cancro, e anche nel 2011 mantiene tutto intatto il proprio estro.
Molto ce lo ha insegnato, come d'abitudine, anche Paola Mastrocola, che nel 2011 ha acceso il dibattito sulla scuola scardinando da par suo un mare di luoghi comuni in materia di istruzione, con il suo Togliamo il disturbo, sottotitolo: Saggio sulla libertà di non studiare. Un coraggioso "atto d'accusa" quanto mai opportuno a tante scelte "disastrose" di cui oggi paghiamo il conto, un salutare invito ai giovani a scegliere in prima persona cosa fare di sé, rifuggendo dal buonismo dominante che li blandisce e "ne alimenta ogni giorno il vittimismo", e infine un augurio, per noi graditissimo, di "avere coraggio, e fuggire verso la libertà".
Ma ancora, tra gli uomini delle istituzioni, una menzione speciale va a Mario Barbuto, oggi presidente della Corte d'Appello di Torino, e prima per quasi nove anni del Tribunale: le sue capacità organizzative fuori dal comune hanno consentito di ridurre drasticamente l'arretrato di cause del Tribunale di Torino, rendendolo insieme alla Procura di Bolzano a guida Cuno Tarfusser, l'esempio più virtuoso d'Italia. Il suo metodo di lavoro, premiato anche in Europa, è stato l'anno scorso preso a modello dal legislatore nazionale, che ha cercato di trarre spunto dalle buone prassi da lui introdotte, per rendere l'Italia un po' più come il Piemonte, cosa che a noi piemontesi riempie sempre di orgoglio.
Molti altri siamo stati costretti a ometterli, per ragioni di spazio, ma non li abbiamo dimenticati. Come dimostra il sondaggio citato, difficilmente i nostri nomi trovano posto nelle classifiche "ufficiali". Ma in fondo è un po' la loro cifra stilistica: lavorare sodo, indifferenti ai riflettori, e proprio col duro lavoro, anche nell'ombra, renderci fieri di essere loro concittadini.
Cose inaudite.