BERLUSCONES

"Berlusconi, datti una mossa"
Villa Azzurra suona la carica

Accorato appello dei seniores di Forza Italia al Cav: "Il partito va ricostruito, dobbiamo tornare a parlare con i nostri elettori", scrive l'ex parlamentare piemontese Pianetta. L'inesorabile declino attendendo una "Cocoon" berlusconiana

Lor Seniores son pronti. Populisti e sovranisti under 50 che da Palazzo Chigi e dintorni annunciano la nascita della Terza Repubblica non facciano conto sulla terza età azzurra, come i capelli di Arnaldo Forlani di un tempo. Quello del cambiamento per Forza Italia non è invocato solo dal giovane deputato Andrea Ruggeri (classe ’75, nipote di Bruno Vespa, compagno di Anna Falchi) nella lettera di pochi giorni fa al Foglio. “Caro Presidente (la maiuscola è nell’originale, ndr), dobbiamo recuperare il consenso perduto” scrive, incorrendo in una veniale banalità che poi è l’interrogativo di un involontario Nazareno bis che unisce, dopo il 5 marzo Forza Italia e Pd in un comune tragico destino, Enrico Pianetta, ovvero “il rappresentante dell’azionariato di maggioranza di Forza Italia”.

I numeri gli danno ragione: lui, nato a Tortona nel maggio del ’44, carriera professionale in Lombardia, tre legislature al Senato e una alla Camera, la reggenza del partito in Piemonte e una candidatura al quarto posto nel listino di Piemonte 2 alle ultime politiche, è il presidente nazionale dei Seniores azzurri, ovvero i berluscones over 65. Che, statistiche a conforto, rappresentano il 16% del totale degli elettori che hanno votato Forza Italia: tre punti abbondanti in più rispetto a tutte le altre fasce di età a scendere. Un atto di fedeltà e di supplica quello indirizzato ad Arcore da cui, da giorni non s’ode una voce, un segnale, aprendo ad altre interpretazioni dell’inesorabile scorrere del tempo.

“I seniores anche in questa fase di debordante demagogia, condividono e difendono i valori e i principi fondativi di Forza Italia e riconoscono in te l’unico leader in grado di recuperare al movimento il ruolo politico indispensabile per ridare dignità e una prospettiva a questo nostro amato Paese”. L’aulico attestato di inscalfibile lealtà e devozione, l’ex parlamentare che guidò temporaneamente il partito in Piemonte una quindicina di anni fa lo rivendica, ma lo unisce anche a un forte appello al Capo come fosse un coro di pensionati (suona meno bene di seniores, ma l’età è quella) che non ci stanno a vedere il loro partito messo all’angolo dal dirompente Matteo Salvini, pronto a cannibalizzare elettori ed eletti. Forza Italia non è più il partito che era quando gli avversari cercavano di combatterlo dicendo che era di plastica. Adesso chi era giovane quando Gino Bramieri faceva la reclame del Moplen si dice fedele come la Benemerita. E come l’Arma rivendica “la nostra presenza capillare sul territorio” e “la disponibilità di tempo da destinare all’impegno, anche sulla comunicazione”.

Nonni vigili per tenere a bada, frenando l’emorragia di voti verso la Lega, le intemperanze del nipote ribelle dell’Umberto. Che quando c’era lui, con Silvio le cose andavano diversamente. “La Lega va a gonfie vele spinta dal vento del populismo, cavalcando temi forti su cui ha impostato una campagna elettorale: l’immigrazione, la sicurezza, la flat tax. Mentre noi oltre a pagare lo scotto del non poter candidare Berlusconi, forse siamo stati non abbastanza vicini al nostro elettorato. E poi Salvini ha militarizzato la Lega, lo dico con apprezzamento, era dappertutto, in televisione, nelle piazze e i loro militanti lo stesso. Però questo vento è destinato a calare, così come non vedo un futuro lungo nell’alleanza con i Cinquestelle”. Lo ha scritto anche al Cavaliere:  “L’organizzazione, quella tradizionale, è carente: deve essere rinvigorita, attraverso coordinamenti interamente dedicati all’ascolto e all’interlocuzione continua e costante con i simpatizzanti e gli elettori”.

Un ritorno al passato, ai club, alle convention, le cene, “il rapporto con il nostro mondo, quello dell’impresa, delle professioni, anche degli operai che ci votavano, dei pensionati, che va recuperato riavvicinandolo con idee forti, un progetto concreto per rilanciare il nostro sistema economico, con iniziative che lo rimettano in ordine. È indifferibile, per affrontare le sfide della globalizzazione, recuperare i valori fondanti la nostra comunità: la famiglia e il lavoro”. Il contratto di governo “finirà per dividere un’alleanza che non può reggere: è un elenco di punti presi da due programmi diversi, spesso conflittuali. E quando finirà l’alleanza, Salvini che farà?”. La risposta per il presidente dei seniores azzurri non è quella che s’affaccia spontanea e cioè: si prenderà quel che resta di Forza Italia, elettori ed eletti. “Il centrodestra resterà unito. Anche in Piemonte alle regionali si presenterà così e vincerà. Si discuterà a chi spetterà il candidato presidente” dice come a lanciare un messaggio all’alleato che già ne ha rispediti al mittente più d’uno dello stesso tenore.

“Dobbiamo riorganizzarci, rispondere al populismo con progetti forti”. E magari anche con un partito che tale sembra non poter tornare ad esserlo. Antonio Martino, uno dei fondatori di Forza Italia, condivide il fatto che “solo Berlusconi può rilanciare il berlusconismo, ma deve farlo adesso, subito”. Diverso il giudizio dell’ex ministro degli Esteri su chi è rimasto del vecchio gruppo dirigente: quelli che ancora ci sono, “sono i più mediocri dei vecchi. I migliori se ne sono andati o sono morti”. Signore e seniores, buonanotte.

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