REGIME GIALLOVERDE

"Rifacciamo i conti, ma la Tav si fa"

Il leader piemontese della Lega e neo capogruppo alla Camera Molinari ammette: "Sulle grandi opere abbiamo idee diverse dal M5s, ma il contratto di governo è chiaro". Le Olimpiadi? "A Torino, da sola o con Milano". E alle regionali con il centrodestra unito

“L’anno prossimo saremo qui a Pontida con una Lega e un centrodestra al governo”. Sono passati meno di dodici mesi da quella domenica di settembre quando Matteo Salvini chiudendo la festa dal palco dove Umberto Bossi manco lo avevano fatto salire, aveva dato appuntamento con una promessa. L’appuntamento lo ha addirittura anticipato, la promessa è stata mantenuta solo a metà: al governo la Lega c’è, ma senza il resto della coalizione. “Noi abbiamo fatto di tutto per restare nel centrodestra e ne continuiamo ad essere la componente più importante. Prima di fare l’accordo Salvini ha chiesto a Berlusconi e alla Meloni l’autorizzazione. Insomma, Matteo non ha rotto, ha cercato di tenerlo insieme il centrodestra ed è il garante dei suoi punti programmatici nel governo con i Cinquestelle, nato in virtù del risultato delle elezioni, dove purtroppo la nostra coalizione non ha raggiunto la maggioranza sufficiente per governare da sola”.

Riccardo Molinari, da sempre un Salvini boy, appena entrato in Parlamento è diventato il capogruppo alla Camera prendendo il posto di Giancarlo Giorgetti piazzato nella stanza dei bottoni di Palazzo Chigi. Viaggia verso il pratone, una delle ultime cose rimaste verdi nel nuovo blu salviniano, verso quel santuario laico eretto dall’Umberto per celebrare il Giuramento del 1167 con una liturgia ormai archiviata dall’uomo che ha tolto, senza colpo ferire, un sacro simbolo come quello del Nord dall’emblema di un movimento fattosi sempre più partito nazionale. Si tira dietro una ventina di pullman da varie province del suo Piemonte, Molinari. Hanno modificato l’abituale sistemazione dei gazebo, tanta è la folla prevista sotto il palco dove una volta scappava più di un grido terun a casa vostra e adesso proprio su quel palco salirà il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. Ci sarà anche il suo collega della Liguria, Giovanni Toti, l’unico nome di Forza Italia, segno del clima a fatica descritto come sereno dal Salvini all’uscita dell’ormai consueta visita ad Arcore.

L’ultimo sondaggio conferma la Lega in continua crescita oltre il 31% e gli azzurri appena sopra l’8. Con un trend del genere, onorevole Molinari, la tentazione di andare presto all’incasso delle urne è forte, lo ammetta.
«Sono valutazioni di chi commenta la politica. Se si guarda al programma abbiamo cose da fare anche per più di cinque anni, dalla riforma fiscale a quella costituzionale, quella del codice penale. L’obiettivo è un governo di legislatura, i numeri sono solidi. Detto questo nessuno ha la sfera di cristallo e nessuno può sapere cosa succede domani. Incidenti di percorso possono sempre esserci, per adesso con i Cinquestelle stiamo lavorando bene. C’è da dire che siamo solo all’inizio, bisognerà vedere come evolveranno le cose».

Appunto. Già avrete da cercare il modo di far stare insieme la flat tax e il reddito di cittadinanza, due misure costose e che dividono, voi e il vostro alleato grillino. I vostri rispettivi elettorati si aspettano quanto promesso. Dopo gli annunci cosa c’è?
«Il discorso della riforma fiscale richiede un ragionamento in premessa. Tutti chiedono: quando fate la flat tax? La risposta più banale è che se siamo particolarmente bravi la flat tax va a regime dal prossimo anno fiscale, perché non si può cambiare in corso il regime tributario».

Se siete bravi e se ci sono i soldi.
«Se ci sono le coperture si parte dal prossimo anno, prima è tecnicamente impossibile.  Il viceministro Garavaglia sta lavorando con il ministro Tria alla redazione della flat tax, magari incominciando proprio con la riduzione dell’aliquota per le imprese per le quali la misura c’è già».

Avete digerito anche il reddito di cittadinanza, punto fermo dei Cinquestelle?
«Non nascondiamoci dietro un dito: l’idea della Lega è che per creare sviluppo e lavoro bisogna liberare risorse alle imprese con la flat tax, il M5s aveva questa idea del reddito di cittadinanza come misura di sostegno per disoccupati. Credo che il punto di incontro sia quello contenuto nel contratto di governo e che prevede che la misura sia connessa alla riforma dei centri per l’impiego e che quindi diventi non strutturale, ma momentanea per accompagnare chi perde il posto verso la ricerca di un nuovo lavoro. In quest’ottica non è più il provvedimento assistenziale che noi contestavamo.  Detto questo è vero che si parte da punti diversi e il contratto è un compromesso».

Più difficile trovarlo sulla Tav.
«Non ho mai nascosto che questo sia un tema divisivo tra noi e i Cinquestelle, così come il Terzo Valico».

Però Salvini non si è impuntato come ha fatto per difendere le pedemontane veneta e lombarda
«Tuttavia nella redazione del programma rispetto alle prime bozze in cui il M5s prevedeva il blocco delle due opere si è arrivati a un accordo in base al quale si danno per fatte tutte le grandi opere eccetto la Torino-Lione per la quale di dovrà rivalutare i costi e benefici e le modalità di esecuzione».

Molinari, non è che avete dovuto sacrificare questa grande opera sull’altare grillino, che alla fine il Governo dopo un po’ di mesi di melina la bloccherà e i Cinquestelle potranno dire ai loro elettori che quanto promesso lo hanno mantenuto?
«Ripeto, come è scritto nel programma, vuol dire che si fa, semmai bisognerà vedere se si farà in maniera diversa. Le dichiarazioni di principio sul contratto vanno prese per quello che sono, attendiamo che Toninelli ci dica che idea ha. Dopo faremo le nostre valutazioni».

E se Toninelli dice non si fa?
«Non penso proprio che la Lega rinuncerà alla Torino-Lione, per quanto mi riguarda continuerò a difenderla. Detto questo aspettiamo di vedere cosa dirà il Governo. Io sono per fare sia il Terzo Valico, che non è in discussione, sia la Tav».

E le Olimpiadi dove si faranno, a Milano o a Torino?
«La soluzione migliore sarebbe quella di farle a Torino, per una serie di motivi tra cui quello del risparmio portato dal fatto di utilizzare strutture esistente. Se da un punto di vista politico si volesse presentare una candidatura diversa, non vedrei male Torino e Milano insieme».

I Cinquestelle a Torino si sono spaccati, pensa anche lei sia un problema che pesa sulla decisione del Governo?
«Io mi rifaccio alle dichiarazioni del sindaco, la linea della città è quella del suo sindaco e noi la appoggiamo. Nei problemi interni al M5s non sono io che devo metterci bocca».

A proposito di problemi e di Cinquestelle, alle regionali del prossimo anno in Piemonte la Lega sarà col centrodestra, oppure a sorpresa proporrete lo schema del Governo?
«Assolutamente nel centrodestra, anche in questa tornata delle amministrative ci ha visto uniti».

Quindi nessuna alleanza con Cinquestelle?
«Ad oggi non è all’ordine del giorno».

Il candidato presidente lo rivendicherete per voi?
«Da tempo ribadisco che non siamo più nella logica in cui Forza Italia aveva tre volte i voti della Lega e decideva lei. Adesso la situazione è completamente ribaltata. Per quanto riguarda la presidenza della Regione, come noto, il Piemonte nello scacchiere odierno dovrebbe spettare a Forza Italia e se questo è l’accordo noi lo rispetteremo».

Sempre se regge l’accordo. A quel punto però vorrete qualche assessorato di peso, come la Sanità, giusto?
«Se Forza Italia prende il presidente, li voglio tutti gli assessorati di peso. Con la Lega al 30%, ci mancherebbe altro».

L’altro giorno Forza Italia vi ha pungolati sulla legittima difesa, ha ripresentato la proposta di legge Gelmini.
«C’è la proposta Gelmini, ma c’è anche quella Molteni-Molinari».

Senta, in Piemonte avete espulso un po’ di militanti, che succede? Sono partite le purghe salviniane?
«Le espulsioni  sono state decise dal consiglio federale e non riguardano solo il Piemonte. Ci sono posti dove ne sono state fatte ancora di più. Salvini ha ricevuto segnalazioni su persone che hanno lavorato contro e ha preso provvedimenti in seguito a fatti documentati».

Bossi quest’anno salirà sul palco?
«Non so neanche ancora se salirò io. Come sempre me lo dirà Matteo poco prima, con un sms».

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