Storia di ordinaria realtà

Un furgone si inerpica per la ripida salita che conduce all’ingresso della fortezza alpina più grande d’Europa, sul suo fianco spicca il marchio del corriere. Il veicolo è pesante, poiché carico di libri da consegnare a chi sta allestendo la tradizionale fiera libraria all’interno del bene monumentale. 

Sono le 11 del mattino, a poca distanza dalla meta (circa 100 metri) il mezzo si ferma a causa di un guasto, bloccando di conseguenza la via d’accesso al forte. L’autista tenta di spostare l’ingombrante camioncino a lato della strada, ma il motore non mostra più alcun segno di vita. Il conducente chiama allora la sede aziendale per chiedere l’aiuto di un’officina mobile cosicché riaprire la strada al traffico, consegnare la merce e poi partire per le vacanze programmate da mesi.

Il datore di lavoro contatta i meccanici concordando di pagare immediatamente il servizio reso tramite bonifico bancario. Il saldo però è impedito dall’infarto che colpisce l’uomo appena terminata la telefonata. Il mancato pagamento ferma l’arrivo dei soccorsi, e così alle 18 l’austista è ancora seduto al suo posto di guida, con l’obbligo di proteggere il carico affidatogli. Nel frattempo arriva anche una pattuglia dei Carabinieri, allertati per la lunga occlusione della strada di accesso al forte (strada percorsa normalmente dai visitatori, ma anche da numerose famiglie dirette verso casa propria). 

La situazione inizia a creare nervosismo tra tutti i soggetti convolti: tensione che i due militari provano a contenere telefonando loro stessi sia alle ditte specializzate nel trasporto di mezzi industriali, e sia alle realtà territoriali potenzialmente in grado di risolvere il guasto meccanico. Le chiamate, tuttavia, si caratterizzano quasi subito per un tono generalmente paradossale, quasi kafkiano, poiché nessun imprenditore accetta l’incarico senza il dovuto pagamento preventivo. Nel frattempo si avvicina l’ora di cena. 

Alle 23 circa arriva finalmente un secondo furgone con il compito di alleggerire il veicolo guasto ospitando il suo pesante carico, ma una volta effettuato il trasferimento della merce il dipendente non è ancora libero, poiché “comandato” ad attendere la venuta del soccorso stradale. Il carro attrezzi aggancia infine il camioncino del corriere alle due del mattino: per l’uomo può iniziare la vacanza, seppur dopo 15 ore di attesa (e di blocco stradale). 

La cronaca di quanto accaduto sulla via che conduce alla fortezza dovrebbe far riflettere, poiché disegna il quadro terribile in cui versa il mondo del lavoro, insieme a quello della piccola impresa. Senza pagamento anticipato nessuna azienda è disposta a risolvere una situazione che inchioda un dipendente in mezzo alla strada e che, al contempo, ferma per un’intera giornata l’attività di un importante sito culturale: neppure l’intervento della Forza pubblica ha reso possibile una soluzione che consentisse anche ai residenti di raggiungere la propria abitazione. 

La normativa degli anni ’70 posta difesa dei lavoratori in questa vicenda mostra tutta la sua debolezza. L’azienda di trasporto è gestita da una cooperativa, tramite un contratto di franchising sottoscritto con la società proprietaria del marchio, che opera prestando evidentemente poca attenzione allo stato manutentivo dei veicoli e, soprattutto, ignorando i diritti dei lavoratori.  Intervenire su un guasto meccanico dopo 15 ore significa arrecare disagio generale alla collettività ed evidenziare la totale assenza di tutele nei riguardi del proprio personale. 

L’autista, attento a non lamentarsi della situazione neppure per un attimo, ha potuto iniziare la pausa estiva dopo un super straordinario non concordato preventivamente. Sarebbe interessante verificare se tale lavoro sia stato generosamente retribuito: alcuni indizi portano purtroppo a dubitare di un lieto fine (anche se parziale) della paradossale vicenda.

In Italia si è passati, nel giro di poco tempo, dal lavoro tutelato (almeno per la maggior parte dei dipendenti) alla schiavitù generalizzata: involuzione sociale rese possibile da decenni di governi tecnici antipopolari e riforme liberticide in aperto contrasto con il welfare. Tacere di fronte all’ingiustizia non è mai una buona idea.

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