TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, il ballo delle donne

Con un occhio rivolto all'assemblea nazionale di sabato, in Piemonte si preparano le candidature per la segreteria regionale. Nelle ultime ore si fanno largo la fassiniana Bragantini e l'orfiniana Gribaudo. Ma Chiamparino potrebbe sparigliare con una proposta "unitaria"

Eleggere un nuovo segretario che resti in carica fino alla scadenza naturale del 2021, oppure anticipare il congresso: sono le due opzioni su cui dovrà esprimersi sabato prossimo l’assemblea nazionale del Pd. Ma non l’unico nodo da sciogliere. Nicola Zingaretti, rotti gli ultimi indugi, invoca il congresso a inizio 2019, “prima delle europee” e abbozza i tratti di una proposta che, dopo la chiusura del ciclo renziano, sappia “riaggregare chi è fuori”. Come previsto, la candidatura del governatore del Lazio non attenua la tensione tra i democrat su tempi e percorso per l’elezione del successore di Matteo Renzi. Una mediazione pare possibile, visto che Zingaretti si dice disponibile a tenere le primarie non subito ma nel 2019, come chiedono i renziani, che frenano sui tempi e vorrebbero arrivare a dopo le europee, non avendo ancora un candidato. Il reggente Maurizio Martina, che potrebbe traghettare il partito nella fase pre-congressuale, chiede una investitura piena da segretario sabato in assemblea.

A quanto succederà sabato prossimo si guarda dal Pd piemontese anch’esso, ormai da mesi, senza segretario e formalmente proiettato verso le primarie. Per le primarie in cui eleggere colui (o colei) che dovrà prendere il posto di Davide Gariglio, c’è già una data abbastanza certa: il 27 e 28 di ottobre, frutto dell’accordo delle varie anime democrat a lungo confessate da Sergio Chiamparino con Giuliana Manica nei mesi scorsi. Oltre alla data, c’è pure già qualche nome, altri se ne stanno aggiungendo, mentre alcuni paiono sfumare.

Tra patti della bottiglia come quello che a fine aprile sancì su un’etichetta di Barbera l’impegno a sostenere l’ex sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba da parte dei renziani piemontesi – candidatura che pare ormai finita in cantina – e ragionamenti come quello che gran parte dei contraenti l’accordo celebrato in un’enoteca romana hanno poco dopo preso a fare sul deputato della Val d’Ossola Enrico Borghi, passando per altre “investiture” più o meno palesi, il novero dei papabili si è andato rimpinguando. Auspice Piero Fassino la minoranza orlandiana pareva aver trovato sponda nella (fu) corrente dell’ex sindaco per il proprio candidato, ovvero l’ex senatore alessandrino Daniele Borioli. Ma anche quell’endorsement non pare aver galvanizzato proprio i fassiniani, sempre più freddini verso l’ex parlamentare mandrogno e, piuttosto, pronti a schierare il giovane consigliere regionale Raffaele Gallo, ma non accantonando affatto l’ipotesi di cambiare genere e puntare su Paola Bragantini, una legislatura alle spalle e una sfumata per un pugno di voti lo scorso 4 marzo.

Carta femminile pronta ad essere calata anche dagli orfiniani: sostenuta dallo stesso capocorrente e presidente nazionale del Pd, Chiara Gribaudo è l’ultima figurina in ordine di tempo che finisce nell’album delle primarie piemontesi. Tornata alla Camera senza patemi d’animo vista la sua blindatissima posizione di capolista nel collegio Alessandria-Asti-Cuneo, la parlamentare della provincia Granda avrebbe già pronto in Luca Cassiani l’uomo in grado di accentuarne la conoscenza tra l’elettorato torinese, determinante per un successo alle primarie. Sempre se di faranno.

Molto, infatti, dipenderà da quel che uscirà dall’assise di sabato prossimo. E, in virtù di questo, nel caso il congresso nazionale venga fissato, come chiede la parte renziana che detiene la maggioranza in assemblea, dopo le europee non è affatto detto che anche il livello regionale in qualche modo si adegui. Magari seguendo, da parte dei capataz delle varie componenti, un non improbabile suggerimento che potrebbe arrivare dall’uomo cui tutti si sono rivolti per dipanare la matassa dopo le dimissioni di Gariglio e con la necessità di evitare scontri fratricidi. Tra le ipotesi che è lecito fare c’è, appunto, anche quella di un Chiamparino che proponga un ragionamento teso a evitare un congresso in tempi (troppo) brevi, optando per l’individuazione di una figura (che forse il presidente ha già in mente) in grado di guidare con decisione, ma senza strappi interni, il Pd piemontese almeno fino alle regionali. Che poi, coincidono con le europee, dopo le quali il Nazareno probabilmente avrà il suo segretario non più reggente e neppure a (breve) termine.

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