POLITICA & GIUSTIZIA

Peculato, indagato il pitbull di Appendino

Con Pasquaretta sotto indagine anche l'ex vicepresidente della Fondazione per il libro Montalcini. Al centro dell'inchiesta la famosa consulenza di 5mila euro per il Salone. E i magistrati stanno esaminando pure le procedure dell'affidamento all'architetto Sasso del dossier olimpico

E' indagato per peculato il portavoce di Chiara Appendino, Luca Pasquaretta, che ha ottenuto una consulenza da  5mila euro (poi restituiti) dalla Fondazione per il libro per un incarico di supporto del presidente Massimo Bray nell'ambito della comunicazione e dei rapporti istituzionali. Ad oggi sia lui, sia il suo avvocato affermano di non aver ricevuto nessuna informazione di garanzia dalla procura, ma il suo nome è nell'invito a comparire recapitato giovedì all'ex vicepresidente dell'ente Mario Montalcini, colui che materialmente ha siglato l'affidamento e ha garantito sull'effettivo svolgimento dell'incarico. Da quest'atto emerge che Montalcini è indagato di peculato in concorso con Pasquaretta: "E' una vergogna - si sfoga Montalcini - anche perché ho lavorato gratis per questa vicenda". Quando è emersa la vicenda, Montalcini aveva preso la difesa del capo ufficio stampa del Comune di Torino: "Pasquaretta ha lavorato a testa bassa, senza risparmiarsi”, disse nin quei giorni. Dopo aver sequestrato il materiale a Pasquaretta (che è coinvolto anche nell'inchiesta di piazza San Carlo per l'affidamento diretto dell'allestimento del maxischermo al Parco Dora) e aver sentito alcune persone informate sui fatti (tra cui alcuni alti dirigenti del Comune e il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo) i magistrati, coordinati dal pm Gianfranco Colace, hanno verificato se le presenze a Palazzo Civico di Pasquaretta fossero compatibili con le mansioni "ultronee" autorizzate nel periodo dal 16 al 31 maggio dello scorso anno. Insomma, se materialmente e con quali modalità avesse potuto svolgere il doppio lavoro.

"Ho lavorato pancia a terra senza risparmiarmi. Lo dirò al magistrato nella speranza di chiarire la mia posizione", commenta Pasquaretta. Il caso era scoppiato lo scorso maggio negli ambienti della politica torinese creando polemiche velenose: a fronte di molti fornitori del Salone che aspettavano da tempo di essere pagati, Pasquaretta era stato liquidato in tempi rapidi. La sindaca Appendino, in Consiglio comunale, aveva difeso la regolarità della procedura con cui era stato autorizzato l'incarico al portavoce. Il quale, dal canto suo, aveva restituito i cinquemila euro. Pasquaretta è indagato in un secondo procedimento, relativo alla serata di proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League del 3 giugno 2017 nell'ex area industriale del Parco Dora: a giudizio degli inquirenti non tutti i passaggi burocratici furono rispettati.

Nel frattempo, a Palazzo civico si muove la commissione Controllo di gestione presieduta dal dem Claudio Lubatti. Il 18 luglio prossimo è stata convocata una riunione per poter "audire" il presidente e il vicepresidente della Fondazione per il libro, Massimo Bray e lo stesso Montalcini, e per verificare le modalità dell’assegnazione e dello svolgimento dell’incarico da parte del portavoce della sindaca: perché la scelta è ricaduta su Pasquaretta e non su un risorsa interna alla fondazione? In che maniera è stato selezionato? Come ha svolto il suo incarico? Queste alcune delle domande che l’opposizione vorrebbe porre ai vertici del Salone del libro, dopo i silenzi della prima cittadina in Consiglio comunale.

Non solo Pasquaretta. Secondo quanto si apprende da fonti della Procura di Torino, delle verifiche sarebbero state disposte anche su un’altra consulenza a Cinque Stelle: quella assegnata per un importo di poco inferiore ai 50mila euro dall’Unione montana “Comuni olimpici Via Lattea” ad Alberto Sasso, architetto esperto di riqualificazioni, per la realizzazione del pre-dossier di candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026 inviato al Coni martedì e presentato alla stampa il giorno successivo. Sasso, infatti, non è un professionista qualunque. Come ha raccontato il capogruppo Pd Stefano Lo Russo ai magistrati (quando è stato ascoltato da persona informata sui fatti nell’ambito delle indagini su Pasquaretta) è stato candidato con il Movimento 5 Stelle in parlamento e che il suo nome - come si evince dalla delibera dell’Unione montana - è stato suggerito da Chiara Appendino. “Atteso che in detto incontro, su proposta del Sindaco di Torino, è stato condiviso di individuare l'Arch. Alberto Sasso, quale soggetto al quale affidare l'incarico - si legge nell’atto firmato dal presidente Maurizio Beria D’Argentina e dal segretario Diego Joannas -, anche in ragione della particolare attenzione alla sostenibilità ambientale ed economica degli interventi da realizzare e del curriculum dello stesso, particolarmente significativo in materia di sostenibilità ambientale, riferita anche agli ambienti montani”. L’incarico, sebbene affidato senza selezione né gara, potrebbe essere del tutto legittimo, perché l’importo complessivo è di 39.400 euro (senza oneri previdenziali e fiscali), una cifra sotto la soglia. Questo, però, non è bastato a non destare i dubbi anche tra i consiglieri M5s.

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